Musica e sensazioni si mescolano in una fantasia estrema di due ragazzi tra il pubblico della notte della taranta. Il brano da cui ho preso inspirazione si chiama Santu Paulu II, di Officina Zoe ed è tratto da un vecchio album uscito nel lontano 1997 intitolato Terra. Non sono salentino, non sono pugliese, tantomeno sono sponsorizzato da qualcuno. Molto più semplicemente, come molte persone che hanno visitato questa terra, ho subito il fascino del sole, del mare, del vento, dei sapori, della musica e del calore della gente del salento. A questa terra e alla sua gente dedico il brano che segue.
N.B. I protagonisti del racconto si intendono maggiorenni e consenzienti.
...E Santu Paulu meu te le taranteee...
La voce squillante della cantante, accompagnata solo dall'eco delle campagne salentine,
l'odore del finocchio selvatico che una lieve brezza estiva trascina tra le case,
il sapore delle gustose ciliegie ferrovia in bocca.
...famme la grazia a me e a tutte quante...
Sul palco le luci illuminano lo scenario, i suonatori, gli strumenti.
Il tuo corpo sinuoso davanti a me si muove lentamente, in attesa che la voce della cantante
ceda il passo a quello degli strumenti. Mi avvicino a te da dietro.
Mi sfiori con la schiena, con il sedere. La tua voce segue il suono e le note della canzone...
...e Santu Paulu meu te le tarante...famme la grazia a me e a tutte quante...
Il suono dei sonagli del tamburello ti scatenano un brivido che ti percorre la schiena e ti fa drizzare
la pelle. La stessa pelle delle tue braccia che sfioro lievemente con le mani.
Il tuo corpo spinge sul mio, i tuoi capelli sfiorano il mio viso.
Adesso riesco a sentire il tuo profumo nelle narici. Me ne ubriaco.Il suono dei tamburelli sostituisce quello della cantante, il ritmo della pizzica si diffonde nella piazza, i giovani che cominciano a muovere le braccia e le gambe seguendo il tempo delle percussioni.
Poggio le mie mani sui tuoi fianchi, ti stringo a me, lasciando che il tuo sedere spinga sul mio pube.
Sono già eccitato. So che lo sei anche tu.
Le chitarre cominciano ad accompagnare il ritmo dei tamburi, si aggiungono le armonie delle fisarmoniche, e poi ancora i suoni dei violini in un lento e inesorabile crescendo.
Attorno a noi i ragazzi si stanno scatenando: urlano ballano seguendo il ritmo e le note della pizzica.
Le mie mani nel frattempo sono scivolate sul tuo ventre, e poi ancora sulla pancia, fino a raggiungere e afferrare il tuo seno.
Hai chiuso gli occhi e reclinato la testa indietro, rapita dalle sensazioni che la musica, gli odori, le luci
e il mio tocco ti stanno regalando.
...lu Santu Paulu meu de le tarante...pizzichi le caruse 'mmenzu ll'anche...
Muovi lentamente le gambe e strusciando il sedere sulla mia erezione. Se non fosse per il mio perverso abbraccio che ti tiene stretta al mio corpo, staresti già ballando come gli altri. Ma il ballo che io e te ci accingiamo a fare sarà molto più perverso e lussurioso. Una mia mano scende verso il basso, raggiunge il tuo pube e preme sulla stoffa del tuo vestito leggero. Le mie dita riescono ad avvertire il calore della tua eccitazione. La musica copre il suono del tuo respiro, ma lo riesco comunque a percepire con i movimenti del tuo seno sotto la mia mano.
...E lu Santu Paulu meu de li scurzuni...ca pizzichi li carusi a li cuiuni...
Una tua mano si intrufola tra i nostri corpi, corre a cercare la mia erezione, la carezza sulla stoffa,
cerca in modo concitato di trovare un varco nella stoffa per raggiungere la mia pelle.
Riesci a liberare la mia eccitazione, ad alzare il gonnellino del tuo vestito e a permettere che
la carne si infili tra le tue gambe e scivoli sulla stoffa delle tue mutandine a pochi millimetri
dal tuo sesso rovente e già bagnato.
...O mamma comu balla la taranta la pizzicau...la pizzicau allu core mamma mia ce dulore...
Le mie mani tornano sui tuoi fianchi, ti afferro e comincio a muovere il mio corpo per fare scivolare
avanti e indietro la mia erezione sul tuo sesso. Sento le grandi labbra gonfie aver superato la stoffa
delle tue mutandine, i succhi della tua eccitazione bagnare le tue gambe e lubrificare il mio membro.
Il tuo respiro s'è fatto corto, ti sento smaniare dalla voglia di sentirmi dentro di te.
Una tua mano corre sotto al gonnellino per spostare lateralmente le mutandine e permettere al mio membro di scivolare sulla pelle nuda del tuo sesso.
...addù te pizzicau la tarantella...de sutta all putia de la vunnella...
Il tuo bacino continua a muoversi in modo sempre più perverso, cerchi di spingere il tuo clitoride
sul mio sesso, alla spasmodica ricerca di sensazioni sempre più intense.
Inarchi in modo marcato la schiena, ti sporgi pericolosamente in avanti, cerchi disperatamente di fare in modo che il mio sesso entri finalmente dentro di te e plachi il fuoco che hai dentro.
Ad un tratto, tra una spinta e l'altra ti blocchi improvvisamente, la tua mano tra le gambe corre a spingere la punta del mio sesso dentro di te. Finalmente riesci nell'intento di farti riempire dalla mia carne.
...nu fu taranta ne fu tarantella...ma fu lu vinu de la garrettella...
Adesso il tuo corpo vuole solo danzare e godere. La mano che hai lasciato tra le gambe continua
a stimolare il clitoride. L'altra è corsa a cercare una mia mano, l'ha guidata sul tuo seno, vuole che lo stringa e lo torturi durante questo nostro lussurioso ballo tra la gente ignara.
Continuiamo a muoverci in perfetta sincronia cercando sensazioni sempre più intense e profonde.
Porto l'altra mano sul tuo ventre per evitare che il tuo corpo si sbilanci troppo in avanti.
...e ni nna ni nna ni nna...bellu l'amori e chi lu sapi fa...
Colpo dopo colpo, riesco a percepire l'arrivo del tuo orgasmo. Sento i tuoi gemiti confondersi con i suoni del violino, la tua vagina contrarsi in modo spasmodico sul mio sesso. Sono esausto, ubriaco di piacere. Mi abbandono all'orgasmo e comincio ad assestarti gli ultimi colpi prima di liberare
il mio seme nelle tue viscere, mentre le ultime note della pizzica riecheggiano in piazza tra
gli applausi e le urla del pubblico attorno a noi.
Reclini il capo all'indietro e lo poggi sulla mia spalla. Sei esausta ma appagata.
Se non fosse per il mio abbraccio saresti già finita a terra. Ti sento ridere.
Stai pensando a quanto folle sia stato quello che abbiamo appena combinato,
a quanto disinibiti quest'aria estiva pugliese ci ha resi.
Riprendi fiato e lasci che un urlo liberatorio si confonda con i suoni e il trambusto della festa.
L'orchestra sta per iniziare una nuova taranta.
Ci ricomponiamo rapidamente e ci prepariamo a ballare il prossimo brano.
E così, fino a notte fonda, fino a che le forze ce lo permetteranno.