Il racconto che segue nasce dall'esperienza personale di pendolare su quella che viene considerata la peggior linea ferroviaria italiana. Più volte mi è capitato di sbirciare sui libri che altre persone stavano leggendo sul treno. Il resto, la fantasia, lo scoprirete leggendo.
N.B. I protagonisti si intendono maggiorenni e consenzienti
Il capotreno ha fischiato…un ultimo balzo e riesco a entrare dentro prima che le porte si chiudano alle mie spalle. Ce l’ho fatta! Finalmente fra mezz’ora sono a casuccia dopo l’ennesima giornata schifosa.
Mi faccio spazio tra la gente, trovo un angolo dove poter appoggiare le spalle e mi avvicino a te, distratta tra le pagine di un libro che stai leggendo…
Basilica di San Paolo. Si aprono le porte ed entra altra gente. Siamo un po’ più stretti, più vicini. Il treno riparte e io mi ritrovo a sbirciare cosa stai leggendo…mi basta solo un colpo d’occhio per capire che la scena che stai immaginando è abbastanza spinta. Mi incuriosisci. Cerco di leggere rapidamente qualche passo e mi rendo conto che la tensione erotica è molto più alta. ‘…Le sue mani maschie scivolarono rapidamente sul suo sesso…’ Accidenti -penso- non avrei mai creduto di incontrare gente che legge queste cose in treno in modo così disinvolto.
Eur magliana. Ancora altra gente che pigia da fuori per entrare.
Mannaggia ai treni che passano ogni 15 minuti! Mannaggia al servizio di
merda che abbiamo!
Spingi che ti spingi ormai siamo stretti come sardine. Con un po’ di
fastidio allontani gli occhi dal libro e cerchi una posizione più comoda
nel groviglio di pendolari che ti stanno intorno. Finisci per metterti
di spalle davanti a me…sento il tuo culetto strisciare sul mio pacco.
Non l’hai fatto di proposito…? Con il beneficio del dubbio comincia la
corsa del treno, e tu, malgrado la confusione, riprendi la tua lettura
la’ dove avevi interrotto.
Il dondolio del treno, il caldo, il pensiero di quello che stai leggendo
risvegliano il maiale che è in me. Non ho mai osato tanto, non ho mai
rischiato tanto, sono combattuto. Ma la mia mano è più rapida della
tempesta di pensieri della mia mente: ti sfioro il sedere…sembra quasi
che non ti sia accorta di nulla.
Spingo sulla mano, le mie dita percorrono sulla stoffa le tue
rotondità…te ne sei accorta! Ti blocchi, alzi la testa, ma non ti giri.
Forse la tempesta di pensieri che un attimo prima scuoteva la mia mente
adesso riempie il tuo cervello? Stai decidendo se sputtanarmi di fronte a
tutti o se chiedermi cortesemente di smetterla?
Tor di valle. Scende poca gente. L’apertura delle porte abbassa un po
la temperatura e rende l’aria un po più respirabile. Sei ancora davanti
a me, tesa come una corda di violino. Non ho la più pallida idea di
cosa potresti decidere di fare. Prima che il dubbio mi faccia
precipitare nuovamente nella guerra di pensieri per quanto sto facendo,
decido di insistere con le carezze. Con le dita arrivo al solco delle
natiche e scendo giù, fino al bordo del tuo gonnellino.
Sposto rapidamente la stoffa. I collant e il cotone delle mutande sbarrano la strada alle mie dita.
Continuo a carezzarti da dietro, faccio scorrere la mano fino
all’interno cosce…aspetto un tuo gesto di disapprovazione, una parola,
una gomitata…nulla. Continui immobile, forse in modo impercettibile
schiudi le gambe…
Voglio andare oltre, voglio scoprire fin dove posso spingermi con te.
Torno indietro, a carezzarti i glutei, spingo le dita verso l’anca,
poggio il palmo sul tuo ventre e ti tiro indietro.
Vitinia. Il treno indugia con le porte aperte un po’ più del solito. Forse qualcuno si è sentito male per il caldo, forse la calca non permette la discesa di chi è arrivato. Il tuo sedere adesso è entrato in pieno contatto con il mio bacino. Sono eccitato. Un’eccitazione che mi provoca l’erezione. Un’eccitazione che mi fa sudare freddo: ti sto molestando? Sono un pervertito? Le tue non-reazioni il tuo stare immobile mi uccidono di dubbi. Ruoto un po la mia mano, faccio scorrere le dita sopra il collant, scendo lentamente sul tuo pube. Sento tra le dita il calore delle tue cosce…forse sei fradicia la sotto…chissà. Continuo la mia lunga carezza fermandomi solo quando il tessuto sotto le mie dita cede morbidamente: sono arrivato allo spacco. Indugio sulla stoffa, premo un po e tu ti sciogli… Ecco finalmente dei chiari movimenti di approvazione: tiri un po indietro la testa e socchiudi le tue labbra…ti sta piacendo…e lo sento dal tuo respiro.
Casal Bernocchi. Adesso ti desidero come un pazzo, voglio regalarti pochi interminabili istanti di piacere. Ripercorro all’indietro la strada che mi ha portato tra le tue gambe, carezzo il tuo ventre, il tuo pancino. Ti cingo la vita, trovo l’elastico dei collant e delle mutandine, le mie dita sfiorano per la prima volta la tua pelle. Infilo la mano dentro e mi fermo un istante. Il mio palmo sulla tua pancia viene cullato dai movimenti del tuo respiro. Adesso posso percepire meglio il tuo affanno. Faccio nuovamente scorrere le dita verso il basso, il tuo pube sembra essere depilato, la strada per arrivare al piacere è priva di ostacoli.
Acilia. In un attimo i miei polpastrelli sfiorano il tuo clitoride.
E’ gonfio e voglioso di piacere. Sei bagnata ed eccitata. Comincio a
strofinare le mie dita sul tuo grilletto…un uhmmmm carico di piacere ti
sfugge dalla bocca. Nessuno si è accorto di noi, nessuno ha notato
quello che sta accadendo. Siamo soli tra l’indifferenza della gente che
malgrado sia pigiata su di noi ci ignora. Le mie carezze si spostano
lentamente verso il precipizio, verso le pieghe della carne più calde e
vogliose. Spingo un dito dentro. Un secondo uhmmmm più lungo sfugge alla
tua bocca.
Ti sto rovistando dentro. Il tuo bacino comincia una lenta danza e io
ritorno a toccare le note che ti faranno toccare il cielo. Riprendo le
carezze ritmiche sul tuo grilletto…i movimenti delle mie dita vengono
amplificati in modo sempre più evidente dal tuo corpo. Il tuo corpo
rapito dal piacere ansima.
Il treno frena bruscamente, una tua mano improvvisamente blocca la mia,
ferma le mie dita e contemporaneamente le spinge decise. E’ l’orgasmo,
che ti scuote, che cerchi di soffocare e mascherare come puoi per non
farci scoprire.
Rimaniamo fermi mentre il treno riparte lentamente. Il tuo respiro
diventa più regolare. Hai goduto. Tolgo lentamente la mano. L’avvicino
al mio naso per sentire l’odore del tuo piacere. Furtivamente assaggio
il tuo succo. Sono estasiato.
Ostia Antica. La gente che scende libera un po di spazio sul treno, finalmente l’aria è respirabile. Prima che possa fare o dire qualcosa ti giri, mi fissi negli occhi. Mi dai un bacio sulle labbra e con uno scatto scendi dal treno un’attimo prima che le porte si chiudano.
Chissa se e quando potrò riverderti ancora.