La prima di tre parti di un racconto di fantasia, inspirato ad un video eccitante in cui la ragazza e la sorella di un malcapitato ragazzo si cimentano in performance particolari. Ho deliberatamente modificato e abbellito la trama tentando di renderlo più credibile.
N.B. I protagonisti si intendono maggiorenni e consenzienti
Questa storia, ben oltre il limite della follia, parla di me, Alessandro, della mia sorellastra Federica
e della sua migliore amica, nonchè mia attuale ragazza, Neus.
Partiamo
da me: mi chiamo Alessandro, un ragazzo moro, occhi celesti, alto 1.90.
Sebbene non faccia nè sport nè palestra ho un fisico asciutto che
attira spesso gli sguardi delle ragazze. Nato in toscana, all'età di sei
anni mi sono trasferito a Roma, dopo che mia madre ha deciso di
separarsi da mio padre e di iniziare la convivenza con un'altro uomo,
quello che dopo più di dodici anni mi sono abituato a chiamare papà.
In casa con me vive Federica, figlia del compagno di mia madre, che ormai considero come una vera sorella.
Federica
è una pazzoide per via della sua passione sfrenata per shopping e cura
del corpo che ha iniziato a manifestare fin dalla tenera età.
E' soprannominata da tutti Camaleonte, una sorta di soprannome-cognome dovuto ai suoi frequentissimi cambi radicali di look.
Per
sua sfortuna, la sua paghetta settimanale e gli extra che le passano i
nostri genitori non le consentono di trasformarsi così spesso come
vorrebbe, tuttavia riesce a "diventare un'altra", cambiando
completamente look, almeno una volta a settimana. A questo punto è
impossibile descrivervi il colore dei capelli mutevole come la direzione
del vento: di solito li porta lisci e lunghi sulla schiena ma anche
questo è momentaneo.
I suoi occhi, quando non indossa le lentine
colorate, sono di colore azzurro. E' alta 1.70, ha un fisico da pin-up
che ovviamente cura in modo maniacale, e una terza di seno che spesso
riesce a far sembrare più abbondante grazie a studiati stratagemmi.
Pochi ragazzi le girano intorno, intimiditi dalla
sua altezza nonchè
terrorizzati da questo suo continuo cambiare di aspetto. Tra i pochi
'valorosi' c'è Francesco, il suo attuale ragazzo, meritevole di medaglia
al valore per la sopportazione e ribattezzato da tutti Ciccio
Camaleonte. Ciccio sopporta Fede con una pazienza veramente degna di un
santo.
Ma se da un lato Ciccio ha il pregio di riuscire ad accettare
le continue follie di mia sorella senza sbroccare, dall'altro è così
geloso e insicuro, da essere capace di montarle scenate epocali solo per
aver fissato un altro ragazzo per più di tre secondi.
Insomma, sono così matti da essere considerati marito e moglie di fatto: i coniugi Camaleonte.
Neus,
l'amica del cuore di Federica, è una ragazza dal carattere esplosivo,
un'altra matta. Capelli neri, corti, occhi verdi, alta un metro e 'na
caciotta (come si dice qui a Roma quando si parla di chi non brilla per
altezza), un fisico da atleta, Neus sembra essere l'esatto opposto di
mia sorella. Per la legge che gli opposti si attraggono, è profondamente
legata a mia sorella, sua fedele complice di mille malefatte.
Neus
gira sempre in tenuta sportiva, attenta alla forma fisica come Fede,
pratica da sempre millemila sport per tenersi in forma. Spesso si
comporta come un maschiaccio: non di rado la vedi giocare a calcio con i
ragazzi o parlare con loro di moto e auto sportive.
Da anni, con la
scusa dell'amicizia con mia sorella, ci ritroviamo Neus a gironzolare
per casa tanto che i miei la considerano una di famiglia.
Tra me e
lei non c'è mai stata una vera occasione per legare: cerco sempre di
tenermi a dovuta distanza da mia sorella e da lei per non essere
coinvolto nelle loro malefatte.
L'occasione per avvicinare Neus a me
arrivò alle superiori: essendo finiti nella stessa classe, dalla
semplice conoscenza passammo a essere compagni.
Con la scusa del
confronto sui compiti, spesso e volentieri Neus mi piombava in camera,
irrompeva senza bussare, creandomi spesso situazioni imbarazzanti.
Ma
per capire cosa intenda dire dobbiamo parlare di me. Come già detto, la
mia presenza non passa inosservata agli occhi delle ragazze; non mi
sono mai sentito un "fico da panico", un adone irresistibile, ma ho
imparato a sfruttare il mio aspetto fisico. In più, con il tempo, ho
acquisito una sorta di sesto senso nel capire da gesti e sguardi se
interesso ad una ragazza. Quando questo accade (e vi giuro che accade
molto spesso) non esito a provarci.
Quasi sempre mi va bene, a volte
così bene che riesco a finirci a letto lo stesso giorno. Non mi reputo
un playboy, ma mi sento orgoglioso del mio campionario di scuse per
riuscire a finire nelle loro mutandine che sembra funzionare alla
perfezione.
Torniamo dunque a Neus e alle sue incursioni in camera mia.
Dopo
aver aperto la porta di camera e avermi beccato a letto con la ragazza
di turno, Neus, piuttosto che ritirarsi alla chetichella e provare a
passare in un altro momento, preferisce mettersi ad urlare di proposito,
far notare la sua presenza e far scappare via chi mi sta facendo
compagnia sotto le coperte. Questa cosa mi fa incazzare a bestia,
portandomi ad urlare a Neus le peggio cose.
Ogni volta la discussione finisce sempre con la colpa del sottoscritto che ha dimenticato di chiudere la porta a chiave.
Durante
l'ultimo anno di superiori poi, con la scusa degli esami di maturità,
queste sue incursioni erano diventate così frequenti da ritrovarmela in
stanza praticamente un giorno sì e l'altro pure. Questo stare insieme
così spesso e per così tanto tempo, l'aveva portata ad aprirsi con me,
tanto che un giorno abbiamo deciso di metterci insieme.
Fu un
giorno molto particolare: per l'ennesima volta Neus era entrata in
camera mia mentre stavo facendo delle 'cose' a letto con una ragazza.
Dopo la solita pantomima e la fuga della poveretta, persi la testa e misi le mani addosso a Neus.
La
spinsi a terra, mi ci buttai sopra; Neus cercò di divincolarsi, ma il
peso del mio corpo sul suo ebbe la meglio sulla sua agilità e
preparazione atletica.
Dopo qualche minuto di lotta ci ritrovammo faccia a faccia, lei sotto di me con i polsi bloccati a terra dalle mie mani.
La guardai dritto negli occhi e piuttosto che discutere sull'accaduto, le chiesi il vero perchè delle sue pantomime.
Neus
si arrese: mi confessò di farlo di proposito. Mi disse di provare una
profonda gelosia, di essere stufa di essere vista da me solo come
un'amica:
Neus voleva di più da me. Vuotò completamente il sacco,
raccontandomi di come mia sorella la tenesse informata di ogni mio
movimento, soprattutto quando portavo qualcuno in casa. Ammise infine
che alcune sue incursioni non erano casuali ma calcolate: avevano
l'obiettivo di togliermi di torno tutte le ragazze che non fossero lei.
Scoprire
Neus così ossessionata per me, vederla così vulnerabile, così
donna...mi resi conto che considerare Neus più di una amica non sarebbe
stato poi così male, andavamo abbastanza daccordo come amici,
probabilmente saremmo andati daccordo anche sotto le coperte...
Finimmo a letto per scopare come matti quel giorno stesso, scoprendo di avere un'intesa sessuale eccezionale.
Questa
scoperta ci portò a combinare indicibili porcate...non ne avevamo mai
abbastanza. Insomma sembrava tutto perfetto...o quasi.
Dopo i primi tempi di amore idilliaco, la gelosia di Neus tornò a fare capolino, diventando via via sempre più ossessiva.
Non
dovevo vedere nessun'altra, non dovevo fare il cretino, tutte le mie
amiche erano improvvisamente diventate delle troie che non aspettavano
altro che entrare nel mio letto e che tramavano malefici piani volti a
farci lasciare... Mi ritrovai a seguire una sfilza di regole infinite
per evitare che Neus andasse fuori di testa e mi montasse scenate degne
di quelle di Ciccio Camaleonte con mia sorella.
Mia sorella Fede, da
semplice complice di Neus nella conquista del sottoscritto, divenne una
sorta di mio secondino: non potevo dire o fare qualcosa in assenza di
Neus senza che lei non venisse informata puntualmente.
Oltre a quella
matta (ma porca da morire) di Neus, dovevo stare attento a quel che
dicevo o facevo davanti a quella infame di mia sorella.
Ma il
livello di follia (e gelosia) era destinato ad assumere livelli
incredibili. E qui inizia la parte più folle di questa storia.
Neus, quando non stava insieme a mia sorella, viveva praticamente in simbiosi con il sottoscritto: non si staccava mai da me.
Non
vi dico i drammi che fece Neus alla notizia che i suoi genitori avevano
deciso di passare le vacanze dai suoi nonni paterni a Barcellona e lei
era stata obbligata ad andare con loro. Ovviamente Neus avrebbe
preferito rimanere incollata a me, ma i suoi furono categorici: la
vacanza era stata pianificata da tempo, Neus, impegnata a starmi dietro,
se ne era dimenticata, e il suo bigletto non si poteva annullare.
Il giorno prima della partenza, Neus passò a salutarci.
Stavo
studiando tranquillamente in camera quando dal piano di sotto sentìi un
enorme trambusto seguito dalle urla di mia sorella e di Neus.
Per
nostra fortuna mamma e papà non erano in casa: se avessero assistito a
quel macello avrebbero sicuramente dato di matto anche loro.
"Vieni qui, ti ho detto!" - urlava Neus a mia sorella Federica che cercava di disperatamente di resistere
"Lasciami stare Ne'! T'ho detto che nun vojo...scordatelo! ...sei fuori di brocca!" - gridava mia sorella impazzita
La porta della stanza si spalancò improvvisamente: Neus stava trascinando di peso mia sorella.
Mi limitai ad assistere in silenzio sorridendo a quella scena grottesca.
Neus dopo aver messo temporaneamente ko mia sorella, chiuse a chiave la porta per evitare una sua fuga.
Poi
si avvicinò a me, mi stampò il suo solito bacio sulla bocca e, con
un'abilità che tuttora stento a credere, mi spinse insieme alla sedia
lontano dalla scrivania e mi tirò giù pantaloni e mutande.
"Neus, smettila! T'ho detto che non lo faccio!" - tornò a urlare mia sorella rossa in viso
"Se
non lo fai giuro che mi incazzo come una belva!" - rispose Neus -
"...racconto a Ciccio la storia di Monte Mario! Ti faccio pentire di
essere nata!"
Non ho idea di cosa fosse questa storia di Monte
Mario, so solo che mia sorella sentendo le parole Ciccio e Monte Mario
sbiancò in faccia e ammutolì.
Neus afferrò il mio pisello e cominciò a menarmelo. Ero sbigottito e incredulo.
Mentre
il mio pisello cominciava a prendere turgore, Neus finalmente mi fece
partecipe del suo piano folle: in sua assenza la sua fidatissima amica,
alias mia sorella, avrebbe dovuto assicurarsi che io andassi in giro con
le palle vuote.
In poche parole, Neus, in preda ad uno dei suoi
folli deliri di gelosia, aveva pensato a questa originale soluzione per
assicurarsi che mentre era a Barcellona dai nonni io non ci provassi con
nessuna e che, nel peggiore dei casi, facessi cilecca a letto.
Un piano perverso, folle, ma non per questo privo di una sua logica.
"Serpe
senza veleno, non morde!" - aveva concluso il suo ragionamento mentre
continuava a menarmi il pisello e a mostrare a mia sorella Fede cosa
avrebbe dovuto fare (come se ce ne fosse stato bisogno).
"Vieni qui!" - ordinò poi a mia sorella
"...ma è mio fratello!" - protestò poco convinta Fede - "...mi fa schifo!"
"Tuo
fratello sto cazzo!" - adoravo quando Neus diventava volgare - "Lo devi
fare! Devi farmi vedere come lo fai! Voglio partire tranquilla."
La
obbligò a prendere in mano il mio pisello che ormai era diventato duro
come una roccia: conoscevo abbastanza Neus da sapere che non le avrebbe
dato pace finchè non avesse ottenuto quello che voleva.
Fede, con
fare rassegnato, dopo aver leccato la mano per lubrificarla, cominciò
il suo lento massaggio sotto l'occhio attento e vigile di Neus.
Mentre
la sua mano continuava a muoversi sul mio pisello, mia sorella,
completamente rossa in viso, teneva lo sguardo fisso in un angolo della
stanza.
Chiusi
gli occhi cercando di facilitarle quell'ingrato compito e provai a
concentrarmi sulle sensazioni che la sua mano mi stava procurando.
Malgrado lo stesse facendo con un certo distacco, Fede era abbastanza brava...ci sapeva fare.
"Ecco, così, brava..." - disse soddisfatta Neus che, conoscendomi alla perfezione, intuiva che me la stessi spassando.
Cominciai a mugolare di piacere, cosa che (...non so mia sorella) Neus apprezzò molto.
Sentivo però che il massaggio di Fede non sarebbe stato sufficiente a farmi venire.
Tornato ad aprire gli occhi, guardai Neus con l'espressione di chi ne ha abbastanza di seghe e vuole scopare.
Neus capì al volo: si spogliò in un attimo e dopo essersi assicurata di essere ben lubrificata liquidò mia sorella.
"Ok, hai capito come si fa." - disse a Fede allontanandola da me
Poi si mise a cavalcioni su di me, si puntò il pisello tra le gambe e cominciò a scoparmi.
Sapevo
che quella sarebbe stata la mia ultima scopata con Neus prima della sua
partenza, per cui, incurante della presenza di mia sorella, mi
concentrai su di lei cercando di soddisfarla il più possibile.
Scopammo con foga in quella posizione. Neus sopra di me si muoveva con la destrezza di un atleta.
Le succhiai con forza i capezzoli per aumentare la sua eccitazione fino a portarla all'apice del piacere.
Mi
godetti beato il suo orgasmo, con il pisello ben piantato nella sua
figa, tenendola tra le braccia per evitare che, priva di forze, finisse a
terra.
Poi ci spostammo sul letto, dove iniziammo una seconda
cavalcata alla missionaria. Mentre la montavo, Neus mi stringeva con
forza le gambe attorno al corpo e le braccia attorno al collo baciandomi
forsennatamente il viso. Questa volta l'orgasmo travolse entrambi: le
venni dentro mentre lei si lasciava andare ad un lungo gemito di
piacere. Ci ritrovammo esausti l'uno sull'altro ad ansimare
pesantemente.
Neus, riavutasi dall'orgasmo, prese a carezzarmi i capelli e a darmi dei piccoli leggeri bacetti sulla fronte.
"Farai il bravo...promesso?" - mi sussurrò dolcemente.
Le risposi guardandola in faccia con un sorriso sornione.
"Guarda che dico a Fede di tagliarti il pisello la notte mentre dormi, eh?! Altro che farti una sega!" - continuò con voce seria
"Neus, falla finita!" - disse mia sorella stanca di sentir parlare di piselli.
Improvvisamente
ci ricordammo della sua presenza: Fede durante quel nostro amplesso si
era andata a sedere a terra in un angolo della stanza e dopo aver
divaricato leggermente le gambe e si era sditalinata pesantemente,
incapace di restare indifferente allo spettacolo che le avevamo dato.
In quella stanza avevamo goduto in tre e, a quanto pare, lei era quella che aveva il viso più sconvolto.
Arrivato il momento dell'arrivederci, dopo esserci ricomposti, accompagnammo Neus a casa.
Sulla
strada di ritorno io e Fede, vuoi per l'improvvisa separazione da Neus,
vuoi per l'imbarazzo di quanto era accaduto in camera mia, vuoi per
l'ingrato compito che mia sorella avrebbe avuto nei giorni successivi,
non ci rivolgemmo la parola.
La mattina seguente, di buon'ora,
Neus partì con il volo che da Fiumicino l'avrebbe portata a Barcellona:
era iniziato un periodo molto particolare tra me e mia sorella Fede.
Con gli occhi ancora chiusi la immaginavo in coda in aeroporto...magari pensando a me, a noi...
...o forse urlando ai suoi genitori, colpevoli di averla trascinata in vacanza a Barcellona.
Sorrisi nel pensarla intenta a dire parolacce: è così inusuale da parte di Neus che quando lo fa ne resto divertito e affascinato allo stesso tempo.
I miei pensieri vennero interrotti da un improvviso rumore. Aperti gli occhi, avevo notato un'ombra all'ingresso della mia stanza. Si muoveva in modo strano: la vedevo allontanare per poi ritornare sulla soglia della porta ed indugiare. Realizzai che si trattava di mia sorella, combattuta sull'entrare o meno.
"Fe'..." - la chiamai, facendole capire che ormai l'avevo vista
Lei, entrata con passo incerto nella stanza, si era seduta al bordo del letto.
"Io...dovrei...insomma..." - aveva balbettato imbarazzata. Doveva portare a termine il gravoso compito che le aveva dato la sua migliore amica, Neus, la mia ragazza, ossia svuotarmi le palle per evitarmi la tentazione di provarci con altre ragazze.
Le si leggeva in faccia, sebbene in penombra, che Fede avrebbe rinunciato volentieri.
"Fe'..." - provai a rassicurarla - "...non è necessario che tu lo faccia. Dico sul serio. Sai benissimo che sono..."
"...uno stronzo!" - concluse lei interrompendomi
Ridemmo entrambe.
La risata aveva allentato la tensione e Fede, fattasi coraggio, aveva infilato la mano sotto le coperte alla ricerca del mio pisello. Le agevolai la ricerca abbassandomi i pantaloni del pigiama e le mutande e guidando la sua mano sul mio pacco. Un po' per la situazione imbarazzante, un po' perchè al mattino noi maschietti siamo facilitati da questioni "idrauliche", Federica trovò il mio pisello già in piena erezione. Un sorriso di soddisfazione misto a imbarazzo le si disegnò in volto. Poi, afferrato il mio pisello, cominciò a muovere la mano su e giù. Notai in lei un leggero distacco: il suo sguardo era fuggito lontano, in un angolo della stanza.
Provai a pensare a qualcosa di eccitante ma...nulla...non ci riuscivo.
"Fe'...non ce la faccio" - le sussurrai dopo un po'.
"Dai, Ale, non è ora de fa lo stronzo!" - protestò lei - "Dobbiamo annà a scuola, se nun te sbrighi qui mamma e papà ce sgamano..."
"Ok...proviamo in un altro modo" - le dissi - "Guardarmi."
Fede sapeva che se non mi avesse assecondato avrebbe dovuto arrendersi e deludere Neus già al primo tentativo. Si girò verso di me. Cominciò a fissarmi negli occhi mentre riprendeva a menarmi. Riuscivo a percepire dal suo sguardo un po' di eccitazione; sicuramente andava meglio di prima ma non era ancora abbastanza. Provai ad accompagnare con il pube i movimenti della sua mano ma...nulla da fare: non riuscivo ad andare oltre una certa soglia di eccitazione. Una espressione sconsolata si dipinse sul mio volto.
Fede sbuffò e, alzate le coperte, si chinò sul mio pisello ed iniziò a baciarlo sulla punta. Mentre la sua mano scorreva sulla mia pelle sentivo il piacevole calore della sua bocca che dopo qualche istante avvolse completamente la cappella. Un mio gemito soffocato le fece capire che eravamo sulla strada giusta. Qualche istante dopo la sentii succhiare in modo più deciso. La sua mano nel frattempo continuava il massaggio alla base del mio pisello. Avvicinai le mani alla sua testa, le carezzai i capelli per incoraggiarla. Iniziò un lento su e giù con la testa, accompagnando i movimenti con la mano. Tutti quegli stimoli piacevoli mi portarono lentamente sulla soglia del'orgasmo.
"Sì, così Fede..." - la incitai sottovoce mentre le sensazioni diventavano sempre più intense.
All'improvviso ebbi un moto di rabbia: venni colto dall'immagine di lei che mi spiava, che spiattellava tutto a Neus, che si comportava con me come una guardia carceraria. Pensai che fosse il momento giusto per vendicarmi.
Mi abbandonai all'orgasmo sussurrandole - "...sei un'infame!"
Le bloccai con forza la testa sul mio pisello e contemporaneamente iniziai a scaricarle in gola tutta la sborra che avevo nelle palle.
Lei provò a divincolarsi, a ritrarsi, ma ormai era troppo tardi.
Mollai la presa solo dopo essermi assicurato di averle schizzato in bocca fino all'ultima goccia.
"Stronzo!" - fu l'unica parola che mi rivolse sottovoce prima di alzarsi e scappare via dalla mia camera.
A quel punto mi alzai e iniziai la mia giornata come se nulla fosse: bagno, vestiti, zainetto e giù a far colazione. Quella mattina, in cucina con mamma e papà, durante la colazione, Fede evitò il mio sguardo. Continuai a far finta di nulla. Quando arrivò il momento di uscire mi offrìi di darle un passaggio in motorino fino a scuola, sicuro che dopo quanto le avevo fatto avrebbe rifiutato. Con mia sorpresa Fede accettò.
Guidando verso scuola la seconda, strana, sorpresa. Fede, piuttosto che tenersi come al solito ai miei fianchi o alle maniglie sotto al portapacchi, mi aveva abbracciato. Quel suo gesto, il suo corpo stretto al mio, il suo odore...mi fece parecchio strano. Arrivati davanti alla sua scuola poi la terza sorpresa. Scesa dal motorino, dopo aver tolto il casco, e averlo rimesso nel portapacchi era rimasta a guardarmi. Mi sarei aspettato che se ne andasse senza rivolgermi la parola o mandandomi nuovamente a fare in culo.
"Beh..." - disse, in attesa che le rivolgessi lo sguardo - "...io vado."
Detto questo avvicinò il viso al mio e, piuttosto che il classico innocente bacio sulla guancia, mi stampò sulla bocca un bacio identico a quello che solitamente Neus mi dava quando ci salutavamo. Rimasi di sasso. Nell'attimo in cui i nostri sguardi si erano incrociati piuttosto che leggere odio nei suoi occhi avevo notato una strana luce.
Mi ritrovai a pensare a lei più volte durante le lezioni, incapace di dare una spiegazione a quel suo strano comportamento. Uscito da scuola poi la quarta sorpresa: ricevetti una chiamata da Ciccio Camaleonte, il ragazzo di mia sorella, allarmato da quello che mia sorella gli aveva detto: quella sera Fede non sarebbe uscita con lui perchè si era ricordata di avere un importante impegno con me.
Qualcosa non quadrava, era evidente. Non ricordavo di avere concordato con lei di fare o andare da qualche parte, Fede sapeva che quella sera avevo in programma di vedere alcune mie conoscenze
che non facevano parte del mio classico giro di amici. Inoltre, difficilmente Federica frequentava le mie compagnie.
L'unica spiegazione plausibile era qualche magagna che stava progettando alle spalle di Ciccio. Ma la cosa strana era che normalmente, prima di usarmi come copertura, mi avvertiva sempre in anticipo di coprirla e di reggerle il gioco.
Conoscendo la gelosia di Ciccio e il casino che avrei potuto scatenare dicendogli di non sapere nulla, decisi di mentire e coprirla. Lo tranquillizzai confermando quanto le aveva raccontato Federica cercando di non strafare nel raccontargli altre balle. Appena chiuso con Ciccio provai a chiamare Fede per chiederle spiegazioni. Telefono spento.
Provai allora a distrarre la mente chiamando Neus; sentire la sua voce, sapere come stava e come le era andato il viaggio mi avrebbero aiutato a tenere lontane dalla mia mente un po' di domande.
Neus mi rispose quesi subito, era arrivata da qualche minuto a casa dei nonni nel quartiere di Sant Gervasi e adesso stava disfacendo la valigia nella sua cameretta. Ci facemmo un po' di coccole a telefono. Poi mi chiese di Fede. Le risposi in modo evasivo: sapendo benissimo che le due non vivono l'una senza l'altra. Ero certo che Neus sapeva già con precisione dettagliata tutto quello che era accaduto a me e a Fede quel mattino ma soprattutto quello che Fede stava architettando.
Avrei potuto fare leva sul fatto che io e Neus stavamo insieme e mettere alla prova la sincerità della mia ragazza nei miei confronti. Poi pensai al povero Ciccio Camaleonte e al numero spropositato di magagne che mia sorella gli aveva combinato alle spalle e al numero infinito di balle che Fede si inventava per coprire se stessa e Neus. Ero certo che Neus non avrebbe mai tradito Fede; si sarebbe fatta tagliare la gola piuttosto che raccontarmi il loro segreti. Decisi che il silenzio sarebbe stato meglio della balla che Neus mi avrebbe raccontato.
Infine ci salutammo dopo qualche altra smanceria.
Tornai a chiamare Fede. Questa volta il telefono squillava. Dopo qualche squillo mi rispose.
Il frastuono che c'era attorno a lei doveva essere quello del parrucchiere. La cosa mi suonava abbastanza strana visto che quello non era il giorno della settimana in cui lei faceva la sua "muta", il suo cambiamento radicale di look. Il fatto che avesse anticipato il cambiamento di aspetto mi confermava la magagna in corso.
"Che c'è?" - mi chiese in modo sgarbato
"Fede, m'ha chiamato Ciccio e..." - le dissi
"Sì...embè?" - mi interruppe seccata - "...stasera esco con te...ndò me porti?"
"No, Fede, forse non ci siamo capiti: se devi combinarne una delle tue e vuoi il mio aiuto prima mi avvisi e poi..." - cercai di farle la ramanzina
"No, no, no...non hai capito te, Ale: io stasera ESCO con te. Nun me ne frega un cazzo de dove vai e co chi te devi vedè: io stasera m'attacco a te come na tellina a 'no scoglio! Ho giurato a Neus che non avresti fatto cazzate...piuttosto me faccio fucilà! Quindi vedi de datte na regolata! Stasera te vengo dietro pure se vai in bagno a piscià!".
Estasiato dalla delicatezza delle parole della marchesa "Federica Camaleonte", nonchè stupito per il tono poco amichevole nei miei confronti, mi rassegnai ad entrare nell'ordine di idee che quella sera ai miei nuovi amici avrei dovuto presentare...già, chi avrei dovuto presentare?
Non volevo presentarla come mia sorella. Al di là del suo parlare spesso troppo rozzo di cui spesso mi vergogno, mi sarei sentito ridicolo nel far vedere che mi portavo dietro mia sorella un po' come un detenuto si porta dietro la palla al piede.
"Fede...senti un po'..." - dissi, provando a far cambiare direzione al discorso - "...stasera ho un'appuntamento a Ostia con dei ragazzi che stanno fuori dal mio solito giro...hai presente quel gemellaggio tra la mia scuola e quella di Pomezia...?"
"...'mbè?" - ribattè mia sorella con tono seccato
"...mi conoscono poco e nulla...insomma...non è che potresti...cioè che io ti potessi presentare...come una semplice amica?" - chiesi titubante
Rumore di phon dall'altro lato del telefono.
"Fede...?" - provai a chiamarla per capire se fosse ancora in linea
"Senti Ale...me basta sapè che stasera annamo a Ostia e che co' Ciccio m'hai retto er gioco, fai un po' come cazzo te pare!" - e chiuse.
Persi la pazienza.
Richiamai nuovamente Fede per chiarire.
"...ancora? Che voi?" - rispose seccata.
"Avevo dimenticato di dirti due cose.
Punto primo: io stasera con me non ti ci volevo, ti lascio venire solo per evitare che Neus sbrocchi, chiaro?
Punto secondo: questa sera la marchesa 'Federica di riva-stocazzo' (riferimento a Elisa di Rivombrosa per ironizzare sui suoi modi tutt'altro che nobili) non deve esistere! Datti una regolata, Fede! Giuro che se mi fai fare una sola figura di merda ti prendo per il collo davanti a tutti e t'affogo con le mie mani sotto al pontile!" - questa volta fui io a chiuderle il telefono in faccia.
Sia chiaro: non sono il tipo capace di compiere femminicidi, ho solo imparato a mie spese che qui a Roma con gente del calibro di mia sorella se non te ne esci con minacce "impressionanti" e spettacolari, non vieni calcolato completamente.
Tornai a casa e mi misi sotto con i compiti, provando a dimenticare tutto il resto.
Venni richiamato sul pianeta terra nel tardo pomeriggio dal bussare di mia sorella alla porta aperta della mia stanza.
"Toc toc!...posso?" - disse Fede con voce piuttosto insicura
Convinto che il suo tono fosse legato alla paura per il mio ultimo cazziatone le risposi con tono freddo e senza staccare gli occhi dai libri: "Entra."
"...senti...Ale..." - iniziò titubante mentre entrava in camera mia - "...so che non è da me farti questo genere di domande ma...volevo sapere...come sto?"
Alzai gli occhi per guardarla e rimasi letteralmente a bocca aperta.
Fede aveva tinto i capelli di nero, li portava corti con lo stesso taglio di Neus, e poi ancora le lentine agli occhi di colore verde, la tenuta sportiva...insomma, una trasformazione che mai e poi mai mi sarei aspettato da mia sorella.
"Fede...io..." - balbettai senza fiato
Un sorriso sornione si dipinse sul suo volto: era quello che si aspettava.
"Stasera esci con...Neus!" - mi disse facendomi l'occhiolino e sorridendo.
Finalmente alcune domande che mi avevano assillato durante il giorno avevano una risposta: Fede, in combutta con Neus, aveva speso in anticipo la sua paghetta settimanale per trasformarsi nella mia ragazza e potermi stare addosso senza farmi sentire troppo a disagio. Ancora una volta quelle due matte erano riuscite ad architettare un piano diabolico.
Mi alzai e mi avvicinai lentamente a lei continuando a fare lo sguardo stupito. Visto che la recita stava diventando un vizio per mia sorella, decisi di recitare anche io. Portai la bocca a pochi millimetri dalla sua. Lei, eccitata, chiuse gli occhi preparandosi a ricevere un bacio.
"Fede..." - le dissi con tono falsamente eccitato - "...riguardo alla storia del pontile..."
Mi rispose con un suono incomprensibile: era completamente fusa, in attesa smaniosa per quel bacio, qualsiasi cosa le avessi detto avrebbe continuato a rispondermi con mugolìi eccitati. Decisi di riportarla sul pianeta terra. L'afferrai improvvisamente per il collo e la spinsi con forza contro la parete.
"...ci ho ripensato: solo una figura di merda e piuttosto che affogarti io ci penserà Ciccio dopo che avrà saputo di Monte Mario!"
Fede passò dall'espressione eccitata a quella terrorizzata in un microsecondo.
"...ok...ok...ok Ale..." - mi rispose impaurita come se fosse davanti a un leone pronto a sbranarla
Avevo giocato sporco: non so che storia fosse quella di Monte Mario, ma lo sguardo terrorizzato di Fede era la conferma che si trattava di una magagna veramente grossa e che lei credesse che io sapessi tutto. Ero finalmente sicuro che la marchesa di riva-stocazzo quella sera non si sarebbe fatta vedere,
e con lei le figure di merda che rischiavo di fare.
Le stampai un bacio sulla bocca, una sorta di sigillo alla Don Vito Corleone nel padrino, mentre il suo sguardo continuava terrorizzato ad incrociare il mio.
Poi la lasciai andare: "...ti chiamo io appena sono pronto".
Non se lo fece ripetere due volte: sparì immediatamente in camera sua. Dopo aver chiuso i libri e aver chiamato i ragazzi per confermare l'appuntamento, mi ero cambiato per poi andare a chiamare Neus...cioè Fede...in camera sua.
Partiti alla volta di Ostia con il motorino, come accaduto quel mattino, Fede era tornata a reggersi a me abbracciandomi con forza. Sebbene la mia ragazza fosse a km e km di distanza, avevo la sensazione che in quel momento si trovasse dietro di me. Arrivammo in anticipo e, dopo aver parcheggiato il motorino decidemmo di farci una passeggiata nei pressi del pontile. Fatto qualche metro, la mia mano venne raggiunta da quella di Fede, decisa a voler passeggiare mano nella mano. Mi fermai un attimo a guardarla.
"...cosa c'è? Ti vergogni a passeggiare mano nella mano con la tua ragazza?" - chiese sorridendomi.
"No, affatto" - le risposi
Fede aveva di nuovo quella strana luce negli occhi che avevo visto quella mattina a scuola dopo il bacio a stampo...
...sentìi addosso una strana eccitazione, che pensai fosse legata a quel gioco che avevamo appena iniziato.
Continuammo a passeggiare mano nella mano fino all'arrivo degli amici, allo scambio di battute e alle presentazioni.
"Lei è..." - esitai
"...Neus, mi chiamo Neus. Sono la sua ragazza." - cinguettò Fede completando la frase che avevo iniziato
"Sì, sì...quella ragazza catalana!" - fece una delle ragazze del gruppo ricordandosi del giorno in cui le scuole avevano fatto il gemellaggio.
"...quindi state insieme?" - chiese un altro
"Due mesi e dodici giorni!" - rispose prontamente mia sorella stringendosi al mio braccio.
Fede era entrata completamente nella parte: iniziarono le domande dei ragazzi incuriositi dalla singolarità del suo nome. Lei rispose raccontando parte della vita di Neus con una sicurezza e una convinzione tale da dimostrarmi (come se non ce ne fosse stato bisogno) quanto profondamente lei e la mia ragazza si conoscessero.
Cominciai a fare il gioco di Fede comportandomi con lei da "ragazzo": carezze, smancerie, parole sussurrate, abbracci. Andammo tutti a mangiare in un ristorante austriaco non lontano dal pontile. La serata trascorse piacevolmente tra battute, aneddoti e risate. Il comportamento di Fede mi stupì: dolce con me, garbata con gli altri...una persona completamente diversa da quella che conoscevo. Era diventato difficile per me riuscire a capire se stesse recitando o se stesse agendo in modo naturale.
Tornati in strada, i ragazzi ci proposero il dopocena tradizionale di Ostia ossia il dessert a base di bombe alla crema servita 'a missile' in un locale storico nell'area pedonale. Mentre eravamo in fila in attesa del nostro turno la abbracciai e le diedi un bacio sul collo.
Non ebbi il tempo di gustarmi la sua reazione, i commenti divertiti dei ragazzi su come io e Fede ci stessimo comportando come piccioncini in amore scatenarono le risate generali.
"...vi invidio un po'" - disse una delle ragazze
Io e Fede ci guardammo sorridendo: quel gioco che avevamo iniziato era diventato davvero divertente.
Tra risate e scherzi la serata in compagnia si avviò alla conclusione: i ragazzi si dovettero congedare perchè si era fatto tardi e dovevano rientrare a Pomezia. Ci lasciarono soli al pontile. Sia io che Fede eravamo un po' brilli e decidemmo di farci un'ultima passeggiata sul pontile per non rischiare qualche incidente nel rientrare a casa. La penombra delle luci del pontile, un ambulante che suonava pezzi romantici...
...c'era l'atmosfera adatta a continuare quel nostro gioco anche in assenza dei ragazzi.
Arrivati in fondo al pontile girai Federica verso di me, la presi per i fianchi, la alzai di peso e feci in modo che si sedesse sul parapetto di marmo.
Lei si mise a ridere: "Per un attimo ho creduto che mi volessi buttare di sotto!"
Risi con lei: "...e perchè mai? La marchesa stasera non s'è vista!"
Lentamente il suo volto tornò serio: "...Ale...io...stasera sono stata davvero bene"
Le divaricai le gambe per potermi avvicinare di più e permettere al mio busto di aderire al suo. La strinsi forte a me. Annusai a pieni polmoni il suo profumo e con la bocca cercai il suo collo per darle un bacio.
"Ma che...?" - disse Fede sorpresa, ritraendosi.
La guardai negli occhi con aria molto seria, per me il gioco non era finito.
"...hai detto di essere la mia ragazza, no?" - le dissi
Lei rimase interdetta. Non le diedi il tempo per reagire e rispondermi: le afferrai il viso e la baciai. Un bacio tenero ma al tempo stesso intenso e carico di passione che non saprei dire quanto durò. So solo che quando ci staccammo l'uno dall'altra, mia sorella aveva l'espressione sconvolta e il fiatone.
"Credo...credo si sia fatto tardi Ale...dovremmo tornare a casa!" - mi disse con voce roca
Mi spostai indietro per permetterle di scendere dal parapetto, ma non di staccarsi dal mio corpo. Appena i suoi piedi toccarono terra la assalii nuovamente con un bacio sulla bocca. La tenni stretta a me per i fianchi, mentre la sua bocca rispondeva con passione al mio bacio e le sue mani cominciarono a muoversi in modo sempre più concitato per carezzarmi i capelli, il viso, il collo.
Infine portò le sue mani sul mio petto e facendo leva riusciì a staccarsi da me
"Dico...dico sul...sul serio, Ale...noi...noi...dobbiamo...andare..." - disse ansimando.
Sul suo viso si leggeva chiaramente lo sforzo sovrumano che aveva fatto per staccarsi da me: ogni cellula del suo corpo avrebbe voluto continuare quel bacio all'infinito.
Avvicinai di nuovo la mia bocca alla sua, vincendo ogni sua resistenza. Ci baciammo ancora una volta in modo appassionato. Mi prese il volto tra le mani e staccò per l'ennesima volta la bocca dalla mia. Fece in modo che le sue mani impedissero al mio viso di avvicinarsi di più. Rimanemmo fermi, con le fronti incollate a guardarci negli occhi.
"Ale, andiamo a casa." - disse
Quel suo tono deciso, il volto serio...pensai che avesse voluto decretare la fine dei giochi.
Mi rassegnai a tornare al motorino. Mentre camminavamo Fede tornò a stringere la mia mano, mandandomi in confusione. Indossati i caschi siamo partiti alla volta di casa. Durante il tragitto Federica era tornata a stringersi a me. Arrivati a casa, dopo aver posato il motorino, salimmo al piano di sopra entrambi con lo sguardo basso. La seguii fino alla porta della sua camera, avrei dovuto proseguire per raggiungere la mia camera.
Improvvisamente Fede si girò, prendendomi la mano. Portò l'altra mano sul mio viso come a volerlo accarezzare.
Provò a balbettare qualcosa tentando di incontrare il mio sguardo: "Ti...ti va...ecco...di...entrare...un attimo?"
Sorrisi: "...adesso sembriamo i due innamorati di quel film dove la ragazza invita il ragazzo a salire su da lei per un innocente drink e poi..."
Battuta molto infelice. Fede continuava ad essere tesa ed impacciata.
"Ale...io..." - continuò a balbettare.
La guardai negli occhi. In quello stesso istante le chiuse i suoi, prese un lungo respiro e poi,
tornandomi a guardare negli occhi, disse - "...io questa sera vorrei fare l'amore con te".
Chiunque altro le sarebbe saltato addosso senza pensarci due volte.
Io no.
Disorientato, incapace di capire a che gioco stesse giocando, se stesse ancora recitando la parte di Neus, se fosse combattuta tra il dovermi fare la guardia e il tornare a essere la Federica di sempre o se invece qualcosa quella sera fosse scattato in lei spingendola a rispondere con tanta passione ai miei baci.
"Vorrei sapere con chi farò l'amore stasera..." - le risposi - "...Fede...Neus...chi?"
La sua risposta fu un bacio appassionato sulla bocca. Mi buttò le braccia al collo e strinse il suo corpo al mio.
Cominciò a riempirmi il volto di baci e alternando i baci alle parole mi disse: "...sarò...quello che vuoi tu...voglio solo...fare l'amore con te"
Fare l'amore. Aveva ripetuto e puntualizzato fare l'amore. La marchesa al suo posto avrebbe detto scopà, fasse montà o fasse sbattere, o ancora fasse ingroppà. Mia sorella, l'amica per la pelle di Neus, nonchè mia carceriera, avrebbe detto invece fare sesso, svuotarmi. Federica, invece, "voleva fare l'amore".
Quelle parole cambiarono per sempre il rapporto tra me, Fede e Neus.
Quella notte ho fatto l'amore con Fede, mi sono lasciato cullare dai suoi baci, dalle sue carezze, dai suoi abbracci. Ho esplorato con la mia bocca ogni angolo del suo corpo, ho leccato avidamente il piacere tra le pieghe del suo sesso, l'ho fatta gemere di piacere succhiando intensamente i suoi capezzoli.
Quella notte Federica mi ha stretto a sè, ripetendomi più e più volte "ti amo", lasciandomi entrare dentro di lei senza alcun tipo di protezione (nota: avevo finito le scorte di presevativi e ritornando a casa mai avrei pensato a quel cambio di programma).
Quella notte ho visto Federica travolta dall'orgasmo, l'ho sentita chiedermi di non fermarmi, di continuare a muovermi dentro di lei alla ricerca del mio piacere.
Quella notte Federica mi ha implorato di venirle dentro, mi ha sussurrato estasiata "ti amo" mentre i miei fiotti caldi le riempivano la vagina e io raggiungevo l'apice del piacere.
Quella notte siamo rimasti abbracciati dopo aver fatto l'amore. Stremati e appagati per quell'indimenticabile giornata, ci siamo addormentati uno nelle braccia dell'altra.
Il giorno successivo portò diversi cambiamenti.
Fede, stanca del rapporto poco sincero con Ciccio, decise di farla finita. Lo liquidò raccontandogli (finalmente) della tribuna di Monte Mario, e di come un ragazzo "conosciuto" durante il derby era riuscito trascinarla nei bagni dello stadio e a scoparla senza ritegno, mentre Ciccio, ignaro, era impegnato sugli spalti a urlare "forza Roma".
Ciccio non la prese bene, sfogò la rabbia improvvisa sfasciando con una testata la vetrina di un negozio alla Balduina, facendosi malissimo. La lunga degenza in ospedale l'aiutò ad accettare la fine della storia con mia sorella che, dopo una lunga telefonata con Neus, mi saltò addosso euforica, dandomi la lieta notizia: da quel giorno sarei stato il suo ragazzo nonchè il ragazzo di Neus.
I miei genitori assistettero muti alla scena. Non ebbero nulla da ridire, visto che comunque non eravamo fratelli...
...non capirono bene il rapporto con Neus, ma lasciarono correre. Ci chiesero solo di essere discreti sia in casa che fuori nel fare certe cose...e di prendere le dovute precauzioni per evitare di ingrandire troppo presto la famiglia.
Quella strana e singolare condivisione tra Fede e Neus segnò inoltre la fine di gelosia e insicurezza da parte di Neus: entrambe le ragazze erano certe che non avrei avuto altri occhi se non per loro, anche perchè si preoccupavano di lasciarmi quotidianamente 'senza veleno' e senza voglia di 'mordere' altre ragazze.