Figlia modello

Racconto di fantasia che parla della storia di Lara, una figlia con un profondo legame nei confronti del padre, che decide un giorno di sostituirsi alla madre.

N.B. Tutti i protagonisti si intendono adulti e consenzienti.

Ciao a tutti. Mi chiamo Lara e ho deciso finalmente di raccontarvi la mia storia.

Tutto ebbe inizio quando sono venuta al mondo. Lo so, alla maggior parte di chi leggerà questa storia sembrerà che stia esagerando partendo da così lontano, ma credo che sia necessario per capire bene la profondità dei miei sentimenti.

Fin da quando sono stata messa alla luce il raporto con mio padre è stato davvero speciale. Se ne sono accorti tutti, amici e parenti, dello strabiliante effetto che quell'uomo aveva su di me. Mentre infatti tra le braccia di tutti o nella culla mi comportavo come un normale bebè che piange e urla per fame, sonno, stanchezza e quant'altro, quando mi mettevano tra le braccia di mio padre mi limitavo a muovere le braccia e a fissare il mio sguardo su di lui. Sembrava quasi che mio padre avesse il portere soprannaturale di farmi passare tutto, di trasformarmi in un angioletto.

Il passare del tempo non modificò la storia: durante la notte venivo messa nella culla accanto al lato del letto dove dormiva mio padre. Quando lui era a lavoro mia madre si sentiva così impotente di fronte al mio continuo urlare che in preda alla disperazione mi lasciava piangere in un'altra stanza per non dovermi sentire. La prima parola che dissi fu papà, un po' come la maggior parte di tutti i bebè. Ma con il passare del tempo papà rimase la parola più ricorrente del mio vocabolario.

C'è anche da dire che mio padre si è sempre comportato in modo premuroso con me, come un vero padre. Non mi ha mai fatto mancare nulla, soprattutto attenzione e amore. Che io ricordi non mi ha mai rimproverata o picchiata. Facevo la capricciosa e la monella solo con mia madre e solo quando mio padre era assente: capricciosa e dispettosa con tutti, soprattutto con mia madre, mi trasformavo in un angelo ubbidiente e silenzioso appena sentivo la presenza di mio padre. Lui sapeva come prendermi, mi parlava dolcemente anche quando la marachella era grossa e riusciva a ottenere tutto da me. Ero ubbidiente e devota solo a lui. Provavo un amore così profondo, probabilmente incomparabile con quello che una figlia prova normalmente per il proprio genitore.

All'età di otto anni avevo fatto capire chiaramente ai miei che giocattoli, bambole e cartoni animati per me non rappresentavano nulla: l'unica cosa di cui avevo bisogno realmente era la dolcezza, le coccole e le carezze del mio dolce paparino. Nemmeno il confronto all'asilo con i compagnetti aveva cambiato il mio atteggiamento. Senza la presenza di mio padre mi sentivo perduta e quelle otto ore al giorno che lui passava a lavoro per me erano ore di strazio e pianto.

Ad un certo punto i miei provarono pure con lo psicologo. Tentativo vano visto che a parte i problemi dovuti alla mancata presenza di mio padre ero una bambina normalissima. Mia madre aveva ormai accettato la cosa se n'era fatta una ragione: evitava addirittura di litigare con me e di sgridarmi perchè sapeva che era inutile. Riusciva però a raggirarmi aspettando il ritorno di mio padre a casa. Attraverso lui mi obbligava a fare quello che lei desiderava. Non ero stupida, ma l'irresistibile voce di mio padre, il suo sguardo dolce e comprensivo mi trasformavano in un perfetto automa.

I giorni più felici della mia vita, oltre ai sabati e alle domeniche, erano quelli in cui mio padre rimaneva a casa per malattia o quando si partiva per le vacanze dai nonni. Il mio rapporto con nonni e parenti in generale non era molto meglio di quello con mia madre: non vedendoli quasi mai (vivevano lontano dalla città dove noi abitavamo) per me erano come degli estranei. Le loro attenzioni e i loro regali non avevano alcun effetto su di me. Certo, non ero un'ingrata, li ringraziavo, ma era chiaro che mai nessun loro gesto avrebbe potuto sottrarre la mia attenzione dal mio dolce paparino.

Con il passare del tempo le mattine durante i fine settimana erano diventate la cosa più importante del mondo. Mentre i miei erano ancora nel mondo dei sogni mi intrufolavo sotto le coperte nel lettone e mi abbracciavo al mio dolce paparino. Mi sentivo una dea.
Da li a poco cominciai a chiedermi cosa avesse di speciale mia madre che io non avessi. Inizialmente credevo che si trattasse delle faccende domestiche, per cui feci l'impossibile per sostituirmi in tutto e per tutto a mia madre nei lavori casalinghi. La cosa la meravigliò un po'. Forse aveva pensato ad un cambiamento del mio carattere, del mio modo di essere. Fatto sta che mi lasciò fare, visto che ne guadagnava in termini di tempo e fatica.

All'età di tredici anni, con l'arrivo delle prime mestruazioni, scoprì che il mondo dei fiori, delle api, delle cicogne e dei cavoli non era come avevo immaginato fino ad allora. La stessa sera che scoprii di avere del sangue nelle mutandine corsi tra le braccia di mio papà urlando e piangendo come una disperata. Credevo di essere malata, di aver preso qualche malattia incurabile che mi avrebbe separato per sempre dalla persona che amavo di più al mondo.

Lui, come sempre, con calma e dolcezza, riuscì a spiegarmi che ero ormai diventata una donna, che da quel momento avrei potuto avere figli miei, proprio com'era accaduto a mamma quando ero nata io. Cercò di spiegarmi, sebbene un po' imbarazzato, come funzionava quel pezzo di mondo dove una donna e un uomo si innamoravano e finivano a letto non per dormire.

Da quel momento tutto mi sembrava un po' più chiaro, soprattuto alcuni miei perchè trovavano una spiegazione plausibile. Qualche anno dopo le idee sulla faccenda si fecero ancora più chiare: uno dei miei compagni, con la scusa di farmi vedere un documentario e con l'intento segreto di potermi portare a letto, mi fece vedere un film porno dove tutto era ben evidente. Guardando il piacere dipinto sulle facce degli attori mi resi conto di aver trovato l'ultimo tassello di quel rompicapo che ormai durava una vita: mio padre amava mia madre perchè oltre alle faccende domestiche, le coccole e le carezze faceva anche quel genere di cose.

Lo so. Adesso la maggior parte di voi starà pensando che mi sarei illusa di riuscire a buttare definitivamente fuori dalla vita di mio padre quella donna semplicemente andandoci a letto. La situazione in realtà era leggermente diversa. Fino ad ora ho parlato di mia madre come una donna relativamente nella norma. In realtà il rapporto con mio padre era molto molto conflittivo. Lo maltrattava psicologicamente, lo soggiogava con ricatti e malefatte di tutti i tipi. Diceva di odiare i suoi genitori e faceva di tutto per boicottare le vacanze quando andavamo da loro. Cercava sempre di usare le ferie di mio padre a senso unico andando a trovare molto più spesso i suoi genitori piuttosto che quelli di mio padre. Questo ovviamente vuole essere solo un esempio del livello di servilismo a cui mio padre si sottoponeva senza battere ciglio.

Mi faceva male profondamente adesso che stavo per compiere la maggiore età e capivo bene la situazione di mio padre. Spesso pregavo che il destino li portasse alla rottura. Non sarebbe stata una soluzione priva di traumi, ma era una delle poche soluzioni che mi avrebbe permesso di prendere le sue difese e di sostituirmi definitivamente a quella strega di mia madre.

Quell'occasione, così come la desideravo io, non arrivò mai. Accaddero però dei fatti che mi permisero di sostituire definitivamente la figura di mia madre agli occhi di mio padre.

Ricordo come fosse ieri quel fatidico giorno di dicembre in cui mio padre scivolando in ufficio cadde e si ruppe una gamba. Finì in ospedale proprio 5 giorni prima di partire per le vacanze che ovviamente sarebbero state dai nonni materni. Mia madre piuttosto che rassegnarsi e rimanere a casa a prendersi cura del mio povero paparino (il dottore gli aveva prescritto riposo assoluto), cominciò ad urlare e inveire come una bestia contro mio padre accusandolo addirittura di essere caduto di proposito per boicottarle le vacanze. 'Che strana la vita' - pensavo proprio in quel momento - '...da quale pulpito vengono le accuse...'

Quando alla fine mia madre decise di voler partire comunque cominciai a urlare. Le urlai tutti quegli anni passati da spettatrice passiva di quel misero spettacolo ove lei giorno per giorno manipolava la mente del mio povero paparino. Le urlai che invece di curarsi dello stato di salute di mio padre pensava solo ai suoi stupidi interessi, che era un'ingrata nei confronti di mio padre che la trattava come se fosse una principessa.

Mentre mio padre era letteralmente sgomento per quella mia uscita, mia madre cominciò a urlare che non le importava assolutamente nulla di quello che pensavo di tutta quella faccenda, che ero la figlia e dovevo fare la figlia. La lite si concluse con mia madre che fece le valigie per passare le vacanze dai suoi, mentre io sarei rimasta a casa a prendermi cura dell'unica persona che amavo veramente.

I primi giorni di convivenza passarono come se nulla fosse. Mi sentivo al settimo cielo, onorata di poter coccolare in tutti i modi possibili e immaginabili il mio uomo. Preparavo da mangiare, mantenevo la casa pulita, mi occupavo di tutte le faccende domestiche, mentre il mio dolce paparino stava immobile sul lettone a guardare la tv o sul portatile.

Una sera, dopo aver rassettato casa, mi sdraiai sfinita accanto a lui. Ci volle poco per entrare nel mondo dei sogni mentre lui continuava a guardare la tv. Arrivati ad una certa ora spense la tv e mi svegliò dicendomi che si era fatto tardi, che era ora di dormire.

'Non voglio dormire sola' - dissi - 'non stanotte'

Fu così che mi fece posto sotto le coperte. Ci addormentammo dopo un po' e durante la notte nel rigirarci nel letto finimmo abbracciati come degli amanti. Quando alle prime luci dell'alba mi resi conto di essere stretta tra le sue braccia persi definitivamente il controllo.

Avvicinai la bocca alla sua e lo baciai con tutta la tenerezza di cui ero capace. Le sue labbra rimasero inizialmente immobili, poi lentamente cominciò a rispondere al mio bacio. Teneva ancora gli occhi chiusi mentre la mia mano cominciava ad accarezzare il suo petto.

Le sensazioni provate in quegli istanti sono difficilmente descrivibili, sentivo di dover donare tutta me stessa a quell'uomo che mi aveva amato così tanto per così tanto tempo. Scendendo con i polpastrelli sul suo pube mi resi conto che il mi bacio stava facendo effetto.
Gli afferrai il sesso, cosa che mi risultò abbastanza facile visto che non portava biancheria per via dell'ingessatura.

Cominciai a massaggiarlo con dolcezza. Via via che i miei massaggi diventavano più decisi, mio padre si rese conto di quello che stava accadendo. Aprì gli occhi, mi guardò sconcertato.
Ebbe solo il tempo di dire 'Lara...non...'. Un bacio appassionato gli chiuse la bocca, mentre con la mano che prima gli stava massaggiando il sesso cercai di togliermi rapidamente pantaloni e mutandine.

Mi misi a cavalcioni su di lui. Ancora una volta bloccai le sue parole con un altro bacio appassionato. Con una mano raggiunsi il suo sesso e lo guidai rapidamente dentro di me. Mi lasciai cadere con forza sul suo corpo. Sapevo che ogni indugio in quel momento avrebbe potuto significare la fine dei giochi con mio padre. Ero decisa a portare fino in fondo la cosa.

Non provai molto dolore nel perdere la verginità. Alcune mie amiche mi avevano descritto la cosa come molto dolorosa. In pochi attimi il mio corpo aveva accolto dentro di se l'uomo da cui non mi sarei mai più separata.

Cominciai a danzare su di lui lentamente, proprio come avevo visto fare in quel film porno tanti anni fa. Ben presto la sensazione di piacere sempre più intenso e prorompente trascinò i miei movimenti in un convulso su e giù. Cominciai a gemere sempre più intensamente mentre sentivo il respiro farsi sempre più corto. Poi una scossa terribilmente piacevole, una specie di esplosione che dal ventre si liberava in tutto il corpo. Era il mio primo vero orgasmo. Stavo provando l'apice del piacere con l'uomo che amavo da una vita.

Persa in quelle sensazioni non mi accorsi che anche lui era prossimo all'orgasmo. Pochi attimi dopo sentii dentro di me come una sorta di piacevole calore che si spandeva attorno a quello che doveva essere il sesso di mio padre. Contemporaneamente mi accorsi che anche lui stava gemendo. Era fatta. Avevamo fatto l'amore regalandoci attimi di intenso piacere.

Ancora ansimanti per l'amplesso ci abbracciammo teneramente.
Fu allora che gli giurai amore eterno e incondizionato, lo stesso amore di figlia che avevo provato fino a quel momento moltiplicato per l'amore che una donna può nutrire per un uomo di cui è innamorata.

Facemmo l'amore per tutti i giorni successivi, mi presi cura di lui fino al giorno in cui mia madre rientrò.
Ricordo ancora quel tragico giorno. Mia madre salì al piano di sopra a cercare mio padre. Si salutarono, si baciarono. Poi chiese lui che fine avevo fatto. Mi cercò nella mia stanza, poi si avviò verso il pianerottolo per scendere giù. Con fare deciso mi avvicinai a lei da dietro. Non ebbe il tempo di scorgermi: una grossa spinta la fece volare giù per le scale, facendole battere la testa.

Mi ero finalmente liberata della mia odiatissima rivale in amore.
Mio padre era finalmente solo mio, per sempre.

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