Questo racconto è una libera traduzione dall'inglese di 'Injured cousine' pubblicato da Daddycums sul sito di racconti erotici di Kristen (Clicca qui per scorrere alla versione originale). La storia parla di due cugini che scoprono improvvisamente di amarsi.
N.B. I protagonisti del racconto si intendono maggiorenni e consenzienti
Ashley e i cugini
Quando ho rivisto mia cugina Ashley sono rimasto sbigottito. Erano passati due anni dall'ultima visita dei miei zii e da allora era cresciuta trasformandosi in una bellissima fanciulla.
Se da un lato non era difficile ricordarsi che anche se piccola era già abbastanza carina, dall'altro lato adesso non c'era possibilità di negare quanto fosse bella. Era la prima cosa che notai quando entrai a casa dei miei e vidi zio Craig e famiglia seduti in salotto.
Le sue sorelline appena mi videro corsero verso di me con entusiasmo per abbracciare il 'cugino Bruce'. Ricambiai il loro abbraccio ridendo, contento per l'attenzione che mi stavano dando.
Jenny e Dana avevano gli stessi capelli biondi e gli stessi occhioni blu della sorella più grande. Avrei potuto scommettere che un giorno sarebbero diventate carine e affascinanti come Ashley. Per il momento erano delle bimbette, solo Ashley riusciva ad attrarre la mia attenzione.
Suo fratello Shane era un po' meno entusiasta. Più piccolo di quattro anni rispetto ad Ashley, si trovava a quell'età in cui smetti di comportarti da bambino ma non sei ancora un teenager. A quell'età non hai più voglia di giocare con il cugino più grande, soprattutto se tuo cugino ha 23 anni.
Appena mi vide mi sorrise con poco interesse agitando la mano seduto sul divano. Ricambiai con lo stesso gesto
'Ottimo, sei arrivato' - disse mamma uscendo dalla cucina - 'Le ragazze non hanno fatto che chiedere di te per tutto il tempo, erano impazienti per il tuo arrivo'
'Non mi sorprende' - dissi ridendo - 'Smaniava anche Ashley?' - aggiunsi scherzando.
'No!' - disse Ashley
Mi accovacciai a terra permettendo così a Jenny e Dana di salirmi sulle spalle. Erano felici e continuavano a ridere come pazze. Alla tenera età di 9 e 7 anni rispettivamente non erano proprio delle piume, ma erano già diversi mesi che andavo in palestra per cui riuscì a sopportare il loro peso prima di rimetterle giù
'Voglio fare cavalluccio!' - urlò Dana provando a salirmi sulla schiena
'Sei un po' grandicella per queste cose, un ragazzo come me non ha più tutta questa energia'
Malgrado le mie parole mi misi a terra e le permisi di salirmi sulle spalle.
'Adesso io' - insistette Jenny
'Oh no, tu sei troppo grande' - le dissi ridendo - 'Mi spaccherai la schiena'
Poi, rivolto ad Ashley - 'E tu! Non pensare nemmeno di chiedermelo'
'Ha ha ha' - rispose sarcastica ma con fare divertito.
'Com'era il traffico?' - chiese mio padre seduto sulla poltrona in fondo alla stanza
'La solita ora di coda' - risposi - 'Ringrazio il cielo che non vengo ogni giorno. Riesco a malapena a sopportare mezz'ora di traffico una volta ogni tanto. Meno male che ho un appartamento in città'
'Prova a farti dieci ore' - rispse zio Craig - 'è il tempo che abbiamo impiegato stavolta ad arrivare'
'Si, ma venite a trovarci solo una volta l'anno' - dissi lui - 'In più avete saltato l'anno scorso'
'E' dura tenere ferme le ragazze per tutto il tempo' - disse zia Wendy.
'Sicuro!' - risposi - 'Scommetto che proprio Ashley era quella che chiedeva ogni cinque minuti "siamo arrivati? siamo arrivati?"'
'Lo vedi? Cosa ti avevo detto?' - disse Ashley - 'Non sono passati nemmeno cinque minuti che è arrivato e già Bruce ha iniziato a prendermi in giro'
'Ma è così divertente prenderti in giro' - le risposi con un sorriso
Accadeva sempre lo stesso con tutti i miei cugini. Mi divertivo così tanto con loro quando erano piccoli, poi, diventati grandi, si trasformavano in persone serie che mi divertivo a prendere in giro. L'ultima volta che erano passati a trovarci lei aveva quattordici anni e io mi divertivo a prenderla in giro per via delle lentiggini o per essere troppo magra. Adesso che era diventata una bella fanciulla e non aveva più lentiggini non avevo smesso di scherzare su di lei, prendendo in giro la sua goffaggine.
'Bando alle ciancie, la cena è pronta' - annunciò mamma - 'Forza! Tutti a tavola'
Ci spostammo tutti in sala da pranzo dove ci attendeva una cena a base di roast beef. Mi sarebbe piaciuto sedermi accanto a Ashleu, sfortunatamente le due piccole volevano un posto accanto a me così, per evitare discussioni, presi posto tra loro due.
Durante la cena iniziammo a parlare delle loro vacanze. Si sarebbero fermati per un paio di settimane che mi avrebbero impegnato come non mai. Pensavano di andare in gita in campeggio Venerdì e Sabato: c'erano un paio di posti non molto lontani dal paese dove poter andare. Dana non era mai stata in campeggio, per lei sarebbe stata una bella avventura. Avevo la tentazione di tirare fuori tutte quelle storie di mostri orrendi che venivano fuori dagli alberi per spaventare le piccole, ma mi trattenni, sapendo che i miei zii non avrebbero apprezzato il fatto che le spaventassi procurando loro incubi notturni.
Per tutta la durata del pasto non smisi di lanciare rapide occhiate ad Ashley. Non riuscivo a capacitarmi di quanto era diventata bella in questi due anni. Era oltretutto sexy
Cosa che la rendeva ancora più sexy era il fatto che non si dava arie. In lei non c'era traccia di arroganza altezzosa che solitamente hanno tutte le ragazze che rendendosi conto di essere carine cominciano a tirarsela. Lei era, come se non bastasse, un po' timida. Forse si stava abituando all'idea di essere carina e non aveva ancora imparato a conviverci. Di sicuro almeno la metà dei ragazzi a scuola sbavava per lei.
Dopo cena i miei decisero di andare a fare quattro passi e chiesero chi voleva andare con loro. Jenny e Dana accettarono all'istante, Shane declinò l'invito, preferendo restare a giocare con il videogioco portatile che aveva con se. Zio Craig e zia Wendy decisero di restare in casa e rilassarsi. Rerstavamo io e Ashley. La guardai e lei guardò me. I nostri occhi rimasero a fissarsi per un istante e credo che in quel preciso istante entrambe ci stavamo facendo la stessa domanda. Sia io che lei aspettavamo che l'altro facesse la prima mossa.
Presi coraggio: 'Vengo con voi'
'Anch'io' aggiunse Ashley confermando i miei sospetti. I segnali che mi stava inviando dicevano chiaramente che desiderava stare con me, sebbene lei non volesse ammetterlo apertamente.
Presi il giubbino e uscii insieme a loro cinque. Il nostro era il tipico quartiere di un piccolo paese: case modeste su una stradina senza uscita. Nessuno dei vicini era in giro in quel momento, cosa normale visto che in fondo era un quartiere abbastanza tranquillo.
Arrivati in fondo alla strada girammo l'angolo per continuare sulla via più grande. Mancavano solo cinque isolati dalla scuola elementare, meta ideale della nostra passeggiata, soprattutto perchè così le bimbe avrebbero potuto approfittare dei giochi dandomi un po' di tregua.
Mamma, papà, Ashley e io ci sedemmo su una delle panchine a guardare le bambine che passavano da un gioco all'altro. Sorridevo mentre le guardavo giocare ricodando i tempi in cui avevo la loro età.
Malgrado fosse estate, quel pomeriggio era passata una bella tempesta di pioggia rendendo l'aria abbastanza fresca. Notai come Ashley tremava un po' per il freddo: aveva dimenticato di prendere la giacchetta e non era l'ideale andare in giro in t-shirt e calzoncini corti con quel tempo. Si avvicinò a me in cerca di caldo, cercando di mettere le mani sotto il mio giubbino. Tirai giù la zip della mia giacca e l'accolsi come se fosse una coperta. I suoi movimenti mi lasciarono sorpreso ed eccitato: ero felicissimo di essere così stretto a lei.
Ricordai quando da piccola era così legata a me. Pensai in particolare ad una cosa che accadde quando lei aveva otto anni. A quel tempo io vivevo ancora con i miei e la sua famiglia era venuta a trovarci durante l'estate. Una mattina mi svegliai e me la trovai avvinghiata nel mio letto. A quel tempo non avevo ancora quegli strani pensieri e trovai la cosa un po' fastidiosa. Dopotutto quale ragazzo quindicenne vorrebbe una ragazzina di otto anni nel suo letto?
I suoi pensarono che era carino, ma io le dissi di non farlo più. Credo che le mie parole la ferirono un po', ma tornò presto a comportarsi come se nulla fosse accaduto.
Con il passare del tempo cominciò a rendersi conto di quello che aveva fatto e piano piano smise di starmi così addosso. Capitava solo raramente come in quel preciso istante che si buttasse su di me con la convinzione di non star facendo nulla di male.
Morivo dalla voglia di metterle un braccio sulla spalla, ma pensai che il mio gesto sarebbe stato troppo compromettente. Al contrario, mi comportai come un gentleman togliendomi la giacca e posandola sulle sue spalle.
'Grazie' - mi rispose con un sorriso imbarazzato
In verità avrei di gran lunga preferito tenerla stretta a me sotto la giacca, tuttavia si trattava di mia cugina e sarebbe sembrato inappropriato agli occhi dei miei o dei vicini che ci stavano osservando. Probabilmente se fossimo stati soli avrei fatto diversamente.
Cominciai a parlare con Ashley. Ero davvero curioso di sapere che aveva combinato in questi due ultimi anni. Stava per iniziare il suo ultimo anno di superiore e cominciava a pensare a quello che avrebe fatto all'università. Era indecisa se scegliere architettura o legge ('Come se il mondo avesse bisogno di altri avvocati' le dissi scherzando) Ma la cosa più importante: non aveva un ragazzo.
Non so perchè, ma la notizia mi rese felice. In fondo era una mia prima cugina, per cui non c'era speranza che accadesse qualcosa tra noi. La trovavo attraente, ma questo non significava che potesse accadere qualcosa tra di noi. Ero più che felice che la nostra non fosse una semplice amicizia.
Lasciammo giocare le bambine altri dieci minuti, poi richiamandole prendemmo la via di ritorno a casa. Cominciarono a frignare e a supplicare di restare altri cinque minuti, riuscirono comunque a strappare a mia madre la promessa di ritornare al parchetto l'indomani e di restarci tutto il pomeriggio.
Non fu sufficiente a fermare Dana dal saltarmi sulla schiena nel tentativo di fare cavalluccio. Alla fine la dovetti portare a cavalluccio fino a casa.
Arrivati a casa passai il resto della serata a gironzolare per casa con le bambine o a parlare di videogames con Shane. Non era proprio quello che desideravo, avrei preferito passare più tempo con Ashley, magari da solo. Ma mi resi conto che essere troppo amichevole con lei l'avrebbe probabilmente messa a disagio.
Il tempo passò rapidamente e presto arrivò l'ora per me di andare via. Avrei dovuto lavorare l'indomani mattina per cui era necessario tornare al mio appartamento e passare la notte a dormire. Salutai tutti, diedi a ciascuno un abbraccio (scoprendo che Ashley fu quella che mi diede l'abbraccio più forte tra tutti) e infine presi la via della porta.
L'incidente
L'indomani era Lunedi. Non avrei avuto possibilità di tornare a vederli per il resto della settimana, ma per tutto il tempo avevo Ashley nella mente. Certo, mi piacevano anche gli altri cugini. Jenny e Dana erano adorabili ma Ashley lo era anche troppo per essere vero.
Continuai a pensare a quella passeggiata dopo cena e come era stato bello quando si era avvinghiata a me sotto la mia giacca. Adesso mi pentivo di essermi allontanato da lei durante il ritorno a casa. Eravamo cugini per cui i miei non avrebbero avuto nulla da ridire, in più me ne infischiavo da tempo su quello che avrebbero potuto pensare i vicini.
Perfetto! Avevo perso un'opportunità. Andava bene; non era come se ci fosse qualcosa di anomalo tra di noi. Il fatto che Ashley si fosse stretta a me non era così diverso dal fatto che le sue sorelline lottavano con me sul pavimento.
Era davvero un peccato che avessero pensato di andare in campeggio Venerdì. Mi sarebbe piaciuto andare con loro, ma sapevo che i campeggi quest'anno erano già pieni. Sarebbero partiti la mattina presto mentre io avevo da lavorare. Avrei potuto prendere mezza giornata considerando che lavoravo come consulente informatico, ma avendo delle scadenze a breve era meglio non sprecare il tempo e rischiare di correre per terminare tutto all'ultimo minuto.
Sarebbero stati di rientro Sabato notte. Sarei potuto tornare a casa Domenica mattina e passare l'intera giornata con lei. Ossia, con loro.
Ad un certo punto ci fu una svolta inaspettata: avrei visto Ashley molto prima di quanto avrei sperato.
Venerdì decisi di tornare a casa per pranzo visto che il mio appartamento era solo a dieci minuti di macchina da lavoro e avevo bisogno di prendermi una pausa. Ero appena entrato in casa quando il telefono cominciò a squillare. Risposi.
'Ciao Bruce' - disse la voce dall'altro lato della linea. Era mia madre.
'Ciao mamma' - dissi - 'Pensavo che a quest'ora foste già in viaggio'
'Questi erano i piani' - rispose - 'ma abbiamo avuto un problema'
'Che genere di problema?'
'Ashley è scivolata ed è caduta stamattina facendosi male. Siamo di ritorno dall'ospedale'
'Sta meglio?' - chiesi preoccupato
'Si, si rimetterà. Ha un piede fasciato e avrà bisogno di riposo per un paio di giorni. Ti chiamavo per questo.'
'Non andrete in campeggio' - dedussi
'In realtà siamo in partenza. Ashley non ha voluto rovinarci i piani. Ha insistito perchè andassimo senza di lei. Jerry e Linda non la volevano lasciare sola così mi chiedevo se potessi venire giù a darle un'occhiata'
'Ma certamente. Posso prendermi il resto della giornata se è necessario'
'No, basta che vai dopo che stacchi. Lei saprà badare a se stessa per tutto il tempo. L'abbiamo lasciata sulla poltrona in salone, guarderà la TV fino al tuo arrivo.'
'Ok, posso parlarle?'
'Certo' - ci fu una pausa, poi arrivò Ashley
'Ciao Bruce' - disse - 'Verrai a farmi da babysitter?' - chiese
'Appena stacco da lavoro. Come ti senti?'
'Sto bene. Mi hanno imbottito di antidolorifici quindi per il momento non sento nulla'
'Ma com'è successo?'
'Ho messo male un piede scendendo dalle scale'
'Vuoi dire che sei volata giù?'
'Si, fortunatamente era il gradino più basso, quindi non ho fatto un gran volo. Lo sai quanto sono sfigata in questo genere di cose'
'Eh si, non dovrebbero permettere a tutti di camminare. Dovrebbero fare dei test, come per la patente' - dissi scherzando - 'Hey, noleggio un paio di film prima di venire giù. Qualche preferenza?'
'Niente in particolare, basta che non sia azione, fantascenza o porno'
'Bah, hai eliminato proprio i generi più interessanti! Vabbeh, vedo cosa posso fare'
'Grazie. Beh, ci vediamo stasera quindi.'
'Ciao'
Il solo pensiero di passare il Venerdì notte e tutto il Sabato solo con lei mi impedì di trovare la giusta concentrazione a lavoro, rendendomi praticamente inutile per tutto il resto della giornata. Ero comunque troppo felice per pensare al tempo che avevo perso.
Alle 5 in punto mollai la scrivania e mi avviai alla macchina. Avevo messo i vestiti sporchi in un sacchetto nel bagagliaio: Sabato era il giorno della lavanderia, avrei lavato i vestiti a casa dei miei piuttosto che nel mio appartamento.
Non persi molto tempo in videoteca. Ero ansioso di tornare a casa e rivedere mia cugina. Lo ammetto, stavo già sognando al pensiero di stare da solo con lei. In presenza degli altri cugini giocavo e scherzavo con loro, soprattutto con le bimbe. Sebbene fosse divertente avrei preferito dare più attenzione a Ashley. Cercavo di non essere troppo appiccicoso con lei. Adesso avevo una chanche imperdibile. Non pensavo ad altro: volevo solo starle intorno.
Noleggiai un paio di film romantici, pensando che le potessero piacere, poi mi sbrigai a tornare in auto e a mettermi in viaggio.
Feci più di una fermata sulla via di casa. Sapevo che Ashley impazziva per il pollo al limone. Avevo deciso di lasciar perdere il solito pezzo di pizza che mia madre era solita lasciare nel congelatore per cena. Dal momento che mi sarei dovuto prendere cura di mia cugina pensai di farlo come si deve: non sono un gran cuoco ma stando lontano da casa per cinque anni ho fatto un po di pratica. Dopo aver tirato giù da internet un paio di ricette sul pollo al limone passai dal supermercato per prendere gli ingredienti.
Il sole stava per tramontare quando partii alla volta della casa dei miei. Come previsto non trovai la loro jeep e la station-vagon di zio Jerry: le avevano usate per andare in gita. La luce del salone era accesa, e attraverso la finestra riuscivo a vedere la sagoma di Ashley seduta sul divano, con una coperta sulle gambe, che guardava la tv.
Lasciai l'auto sul vialetto. Aprii la porta e misi la testa dentro. 'Dolcetto o scherzetto!' - dissi sorridendo. Ashley si mise a ridere.
'Sei in anticipo di almeno quattro mesi' - mi rispose
'Questo significa che non ci sono caramelle per me?' - chiesi, entrando in casa e chiudendo la porta dietro di me. Mi avvicinai a lei e mi inginocchiai davanti al tavolino dove aveva poggiato le gambe. 'Posso dare un'occhiata al tuo piede?' - chiesi
'Perchè? Sei un dottore?'
'Mi preoccupo solo per te. Tutto qui. Volevo essere sicuro che stai bene'
In realtà ero più interessato a vedere le sue splendide gambe e considerando che indossava ancora i pantaloncini corti sarebbe stato un bello spettacolo.
Ashley tirò via la coperta, mostrandomi proprio quello che volevo vedere. Indossava una t-shirt celeste e un paio di shorts color crema che facevano risaltare le sue gambe belle e morbide. Non riuscivo a credere ai miei occhi per quanto fosse sexy. Il piede non sembrava essere messo male. Era tutto fasciato, sembrava un po' gonfio ma non aveva un aspetto preoccupante.
'Visto?' - disse - 'Nulla di che. Vieni qui, siediti'
Alzò un piede in modo da permettermi di passare e sedermi sul divano, poi posò le gambe sulle mie. In quel momento desideravo che non avesse indossato i pandaloncini per poter sentire la sua pelle sulla mia. Si allungò verso il basso e prese la coperta dal pavimento. L'aiutai a coprire nuovamente le gambe.
Ashley tornò a guardare la tv. Feci lo stesso, sebbene la mia mente era concentrata più su mia cugina che sulla tv.
Finita la trasmissione mi alzai. 'Hai fame?' - le chiesi.
'Un pochettino' - rispose
'Ok, vediamo cosa abbiamo...' - andai in cucina che era divisa dal salone solo da un piccolo mobile e un tappeto. Aprendo il freezer guardai dentro. Come avevo immaginato c'era un pezzo di pizza. Malgrado non avessi nulla da obiettare volevo impressionare Ashley con le mie doti culinarie.
'Bene bene...abbiamo un paio di scelte sul menù' - le dissi con accento vagamente Italiano. Presi la pizza congelata e iniziai a leggere l'etichetta.
'La scelta più quotata al momento è Signor Donacelli's Super Supremo Pizza con il 33% di condimento in più oppure puoi provare la specialità di oggi che è il popolarissimo pollo al limone di Bruce Carlson'
Ashley allungò la testa su per il divano per guardarmi. I suoi occhi erano pieni di eccitazione e aveva un grande sorriso stampato in faccia. 'Davvero?' - chiese - 'Stai dicendo sul serio?'
'Sembra che la signora abbia fatto la sua scelta. Mi dispiace Signor Donacelli, mi sa che stasera ci sarà pollo al limone'
'Adoro il pollo al limone!' - esclamò Ashley - 'Non sapevo che eri in grado di cucinarlo'
'Nulla è abbastanza per la cuginetta' - dissi sorridendo - 'Dal momento che ti sei persa la gitarella è il minimo che posso fare. Sono sicuro che ti dimenticherai completamente della gita'
'Ti dirò un segreto' - disse - 'Non mi è mai piaciuto il campeggio, ma questo non significa che non mi devi accontentare'
'Aha! E' venuta fuori la verità. Ashley Carlson ha fatto finta di farsi male. Sei brava come attrice, sei riuscita ad imbrogliare anche il dottore'
'Mi sono fatta male davvero' - mi rispose - 'Ma comunque me la sto passando divinamente, non potrei chiedere di meglio'
'Divinamente? Dimmi la verità, signorina, ti sei fatta male apposta per stare con me?'
'Si. L'ho fatto per rimanere sola a casa. Peccato che poi sei arrivato tu'
'Uhhhh. Ashley, sei spietata! Se continui a comportarti così male ti puoi scordare il tuo pollo al limone. Signor Donacelli, forse hai ancora qualche possibilità...'
'Sto scherzando!' - mi interruppe rapidamente - 'Non m'importa se ci sei tu. Sei...passabile'
'Oh santo cielo! Mi ha detto PASSABILE' - esclamai sghignazzando - 'Speravo in qualcosa di più carino da parte tua. Mi dovrò accontentare'
'Ok, va bene. Mi piaci. E' sufficiente?'
'Meglio. Adesso riposati, la cena sarà pronta prima che te ne possa accorgere' - iniziai a mescolare gli ingredienti e in poco tempo l'aroma del limone e delle erbe invase la casa.
Impiegai un'ora per preparare il pollo, poi misi tutto insieme e ritornai al divano sedendomi accanto ad Ashley. Lei rimise le sue gambe sulle mie. Passammo un po' di tempo a parlare del più e del meno. Ero contento di essere li con lei ed ebbi l'impressione che la cosa era reciproca.
Non ero in grado di far nulla per il suo piede. Le chiesi comunque se desiderava un massaggio ai piedi. Accettò entusiasta. Iniziai il mio lavoro che lei gradì molto.
A dire il vero anche io mi sentivo soddisfatto. Potevo accarezzarla dove volevo senza essere obbligato a limitarmi ai piedi. Certo, alcune zone erano comunque off-limit, ma andava bene lo stesso.
La cena e il dopocena
Rimasi di sasso quando sentì il timer del forno suonare: il tempo era volato. Mi sembrava di essere stato lì per qualche minuto e invece era passata più di un'ora.
Andai a togliere il cibo dal forno. Lo lasciai riposare alcuni minuti prima di servirlo. Ebbi il tempo di portare la mia roba giù in lavanderia, lavarmi le mani (skerzando sull'odorino dei piedi di mia cugina) e preparare le posate. Per evitare che Ashley facesse sforzi servii la cena sul divano.
'Bruce, grazie per essere stato così buono con me' - mi disse mentre mangiavamo - 'Non era necessario che andassi a cercare l'occorrente per preparare il mio piatto preferito. Apprezzo lo sforzo'
'L'ho fatto solo per impressionarti con le mie specialissimi doti culinarie' - dissi sorridendo
'Eh si, ha funzionato. Sono sbalordita'
Sorrisi godendomi il suo complimento. Era carino sentirmi dire quelle cose da una deliziosa ragazza come lei.
Mentre stavamo mangiando mi scappò qualche battuta sulla sua goffaggine, soprattutto quando fece cadere accidentalmente l'acqua sul pavimento. Era un talento per i disastri, ma evitai di confessarglielo per non farla infuriare.
Finito di mangiare presi il suo piatto e il bicchiere e li misi nel lavello in cucina. Avrei lavato i piatti più tardi. Adesso avevo solo voglia di sedermi accanto a lei e parlare un po'.
Ashley si stiracchiò e sbadigliò, allungando le gambe per un attimo. Poi tornò a rilassarsi.
'Sono davvero così noioso?' - le sorrisi
'No no' - rispose rapidamente - 'Sei grande Bruce. Davvero. Sono stata qui seduta per tutto il giorno. E' logico sentirsi stanca anche se non hai fatto nulla durante il giorno.'
'Beh, potresti alzarti e iniziare a saltare per mettere in circolazione il sangue' - scherzai
'Si, giusto. In realtà stavo pensando di farmi una doccia. Oggi non l'ho fatta'
'Oh si, hai ragione'
'Hey!' - esclamò ben sapendo che stavo scherzando. 'Comunque, mi faresti un piacere?'
'Se pensi che ti laverò la schiena te lo puoi scordare'
'Sii serio almeno una volta nella tua vita, Bruce' - disse seria - 'Devi tirarmi su da questo divano'
'Certo' - mi avvicinai a lei cingendole la vita con un braccio. Appena mise il suo braccio sulla mia spalla sentì addosso come una scossa. Era così morbida e delicata, e malgrado non avesse ancora fatto la doccia aveva un buon odore.
Cominciai a muovermi per tirarla su. Attraversammo tutta la stanza in direzione del bagno. Si sedette sul bordo della vasca mentre io andai a prendere tovaglie e asciugamani. Poi chiuse la porta e io tornai a sedere sul divano.
Chiusi gli occhi e immaginai lei che si toglieva i vestiti ed entrava nella vasca. Sentii aprire l'acqua e provai ad immaginare le gocce scendere sulla sua pelle. Desideravo come un matto essere là con lei in quel preciso istante, strapparmi i vestiti di dosso e possederla appassionatamente.
'Sono fuori di testa' - dissi a me stesso - 'Sono davvero andato! E' mia cugina, è ancora minorenne. Mi sbatterebbero in carcere e butterebbero via la chiave'. Malgrado tutto non riuscii a smettere di fantasticare. In fondo erano solo fantasie e l'immaginazione non ha mai fatto male a nessuno.
Poi improvvisamente sentii un botto provenire dal bagno e Ashley urlare. Saltai in piedi correndo verso il bagno. Attraverso la porta chiusa le chiesi se andasse tutto bene.
'No' - rispose mentre la sentivo lamentare. La mia mano prese la maniglia e mentre stavo per aprire la porta sentii ancora una volta la sua voce.
'Non entrare!' - urlò. Poi con voce calma: 'Ce la faccio da sola. Sono scivolata, tutto qui.'
Poi un rumore come di qualcosa che scivolava contro la porcellana della vasca ed un secondo botto.
'Ashley?' - chiesi
'Oh cavolo!' - disse - 'E' venuta giù la tenda della doccia. L'acqua sta finendo tutta sul pavimento'
'Non preoccuparti per quello' - dissi - 'Ci penso io dopo'
Ancora un suono di scivolo. Immaginavo che stesse annaspando per mettersi in piedi. Senza successo.
'Bruce' - disse un po' esitante - 'Potresti....potresti entrare e aiutarmi?'
'Certo' - dissi cercando di mantenere calma la voce. In realtà ero eccitatissimo. Aprii la porta lentamente ed entrai in bagno.
Trovai Ashley seduta nella vasca, le gambe raccolte al petto e le braccia avvinghiate alle gambe, la faccia rossa di vergogna per essere nuda davanti a me. Lo shampoo copriva i capelli mentre l'acqua dietro di lei schizzava finendo sul pavimento, mentre la tenda della doccia giaceva accanto alla vasca.
Chiusi anzitutto l'acqua. Poi spostai in un angolo la tenda in modo da potermi avvicinare a lei. 'Proviamo anzitutto a metterci in piedi' - dissi ad Ashley.
Mi chinai verso di lei prendendola per la vita (cosa molto eccitante, lo ammetto), dicendole di mettere un braccio sulla spalla. Lo fece con un po' di riluttanza. Poi, al mio tre, mi tirai su sollevandola. Si tenne in piedi sulla gamba buona. Nel fare tutto questo il mio sguardo cadde sul suo dolcissimo giovane seno. La vista di quei capezzoli insieme al triangolino di peli pubici che faceva capolino tra le su gambe serrate era sufficiente a farmelo venire duro. Meno male che ero vestito e non poteva vedere l'effetto che mi stava facendo.
'Ok, la prima l'abbiamo fatta' - le dissi calmo. Non riuscivo a credere a quello che stavo facendo, a quanto maturo sembravo in quel momento. 'Adesso finiamo di lavarci. Riesci a tenerti su da sola?'
Provò a posare il piede gonfio, ma lo tirò a se immediatamente. Fortunatamente la mia presa sulla sua vita e il suo braccio sulle mie spalle furono sufficienti a non farla cadere.
'Ok, cercheremo di farlo nel modo più duro' - dissi. Ashley scosse la testa facendo segno di no. Mentre lei si reggeva a me cercai di raggiungere il rubinetto dell'acqua per aprirlo. L'acqua cominciò nuovamente a schizzarci addosso. Non badando al fatto che mi stavo bagnando tutto entraì nella vasca e cominciai a lavare via lo shampoo dalla testa di Ashley. Avrei pensato dopo ai miei vestiti zuppi.
Ci vollero alcuni secondi perchè prendesse coraggio e cominciasse ad aiutarmi con l'altro braccio a togliere il sapone dai capelli. Ne approfittai per ammirare ancora una volta i suoi seni. Erano così belli. Piccoli e sodi, si muovevano ad ogni suo movimento. Stavo andando su di giri solo alla vista del sapone e dell'acqua che scivolava sulla sua pelle. Feci uno sforzo sovrumano a distogliere lo sguardo prima che Ashley se ne accorgesse.
In pochi minuti finì di sciacquarsi. Chiusi l'acqua uscendo dalla vasca, presi una tovaglia per lei. Si asciugò (con sforzo sovrumano mi trattenni dall'offrirle il mio aiuto), poi si coprì con la tovaglia. Era un vero peccato che fosse di nuovo coperta. Speravo che non riuscisse a farlo, ma contro ogni mia speranza in poco tempo riuscì a nascondere alla mia vista le sue grazie.
Spinto dall'istinto la presi per le ginocchia con l'altro braccio sollevandola tra le mie braccia. Sorrise nervosamente. Ero contento che la stava prendendo bene. La portai fino al divano adagiandola lentamente. 'Visto? Non è stato poi così difficile' - le dissi mentre andavo a chiudere le tende della finestra per evitare che i vicini passando potessero sbirciare.
'Bruce, non dire nulla a mamma e papà, ok?'
'Dire cosa? Che sei un disastro? Credo che già lo sappiano' - sorrisi
'No, non dire loro della doccia e di tutto il resto'
'Non dirò nulla, ma comunque, pensandoci bene...'
'Non fare lo stupido!'
'Stavo scherzando. Sarà il nostro piccolo segreto'
Ashley guardò i miei vestiti completamente zuppi: 'Mi dispiace per averti combinato così' - disse
'Nessun problema. Li metto nell'asciugatrice con gli altri'
'Ma non hai un ricambio'
'Eh si. Ottima osservazione. Bene...considerando che stai indossando solo una tovaglia non ti disturberà il fatto che farò lo stesso'
'Bello. Faremo finta di essere ad un toga-party'
La scoperta dei sentimenti
Ridevo mentre andavo in bagno a prendere una tovaglia per me. Passando davanti allo specchio mi fermai a sorridermi. Non avevo progettato nulla e le cose si erano messe molto bene. Era accaduto forse più di quello che avevo sperato.
Dopo essermi avvolto nella tovaglia mi fermai ancora una volta a guardarmi allo specchio per vedere come stavo. Mi sentivo orgoglioso del lavoro che avevo fatto in palestra tre volte a settimana. Il mio fisico palestrato non sarebbe passato inosservato agli occhi di una donna e Ashley avrebbe avuto l'occasione per potermi ammirare.
Presi i vestiti bagnati e li portai in lavanderia. Mentre passavo davanti a mia cugina evitai di incrociare il mio sguardo con il suo. Misi i vestiti nell'asciugatrice e tornai in salone.
Ashley si stava massaggiando la gamba. Presi la fasciatura che le avevo tolto prima e mi inginocchiai di fronte a lei per fasciarla. Si lasciò sfuggire un lamento un paio di volte mentre le stavo mettendo le bende. Non ero un dottore per cui feci un po' di errori. Appena finito mi sedetti sul divano accanto a lei, un po' più vicino del necessario ma non abbastanza da farla allarmare.
'Sei in forma' - commentò. Girai il mio viso verso di lei. Mi stava fissando il petto e le braccia.
'C'è una paletra in città, non molto lontana da casa' - le spiegai - 'Mi sono fatto socio. Guarda qui'
Le presi la mano e la poggiai sul mio bicipite. Lei rimase immbobile per un attimo. Poi, togliendo la mano, disse: 'Solido come la roccia. Devi essere pieno di ragazze'
'Si, magari' - dissi - 'Un idiota come me'
'Non sei un idiota!' - esclamò
'Certo che lo sono' - dissi ridendo
'No, non lo sei. Sei troppo carino per esserlo'
Lo ammetto, quel complimento mi fece arrossire. Cercai di ricambiare prontamente. 'E' davvero un onore ricevere un complimento da una splendida ragazza come te'
'Ok, smettiamola di scherzare' - disse sorridendo e diventando rossa come me
'Chi ha detto che stavo scherzando? Se non fosse perchè sei mia cugina e non avessi sette anni meno di me...'
'Ok, capito. Non andiamo oltre. E' troppo rischioso'
Ci fu una pausa. Aveva ragione, ci stavamo spingendo oltre il limite. Ma non riuscivo a fermare i miei pensieri.
Come per negare quello che aveva appena detto si avvicinò al mio petto. Sentii nuovamente una scossa quando la sua mano si posò sulla mia pelle. 'Beh, hai fatto un buon lavoro per mantenerti in forma. Molti ragazzi ucciderebbero per avere pettorali come questi'
Fece scivolare le sue dita sul mio petto, cosa che mi provocò strani pizzicori alla schiena. Mi resi conto che sotto la tovaglia mi stava cominciando a tornare duro. Se avesse continuato ancora un po non sarei più riuscito a nascondere il bozzo che si stava formando tra le mie gambe.
'E che mi dici degli addominali?' - chiese facendo scorrere la sua mano verso il basso.
A quel punto bloccai la sua mano. 'Solletico' - dissi ridendo.
'Sul serio?' - chiese sorridendo e cercando di liberare la mano. 'Bruce soffre il solletico' - canticchiava
Provai a bloccare le sue mani, ma fu troppo veloce. In realtà non volevo che si fermasse. Mi stavo divertendo troppo ridendo e cercando di fermarla. Poi fui io ad attaccare, raggiungendo i fianchi e iniziando a solleticarla sotto le braccia. Cominciò a dimenarsi cercando di intrappolare le mie mani. Adesso mi trovavo in netto vantaggio. Cercò di tirarsi indietro ridendo molto più di me.
'Non è giusto, non è corretto nei confronti di chi è ferito' - Ashley protestò facendo finta di arrabbiarsi
'Hai iniziato tu' - le risposi - 'Mi sto solo difendendo'
'Ah si? Prova a difenderti da questo!' - esclamo buttandosi su di me cercando di raggiungere il mio collo.
Per alcuni minuti continuammo a lottare cercando di avere la meglio sull'altro. Piano piano la sua tovaglia stava scivolando via sul divano. Speravo che alla fine cadesse completamente. Sembrava che lei non se ne stesse accorgendo
Poi improvvisamente presi una delle sue mani nel tentativo di fermarla e allo stesso tempo scivolai giù dal divano tirandomela addosso. Finì sul mio petto mentre la tovaglia si slegò. Si aprì un po' scoprendo la sua schiena. Sfortunatamente ero sotto e non potevo vedere nulla. Si bloccò un attimo. Forse le faceva male il piede.
'Tutto bene' - chiesi, scostando i suoi capelli dal mio viso. Non rispose. Mi fissava gli occhi con un mezzo sorriso. Provai a ripetere la domanda.
'Sto bene' - mi disse sottovoce. Non fece nulla per togliersi o per coprirsi. A dire il vero desideravo che non lo facesse. Per alcuni secondi rimanemmo a fissarci. Poi, senza nessun avviso, abbassò la testa posando le sue labbra sulle mie.
Ero troppo meravigliato per fare qualcosa in quel momento. Ashley mi baciò con passione. Non era quel tipo di bacio che un parente ti dà in segno di affetto. Era qualcosa di molto più profondo.
Improvvisamente si rese conto di quello che stava facendo e si scostò. 'Scusami' - disse arrossendo - 'Non avrei dovuto...voglio dire...'
Cercò di tirarsi su, ma il dolore non glielo permise. L'aiutai a trovare una posizione migliore mentre si riaggiustava la tovaglia. Mi pentii per non aver approfittato del momento. Ma che avrei potuto fare?
'Ashley...' balbettai non sapendo come dirglielo. Ma lei mi interruppe.
'Bruce, possiamo fare finta che non sia successo? Voglio dire, non....non dovremmo...oh...solo....non lo so. Potresti aiutarmi a salire sul divano?' - disse riallacciandosi rapidamente la tovaglia.
Presi la sua vita con il braccio e il suo braccio sulla mia spalla. La tirai su rimettendola dov'era prima. Il suo viso era ancora rosso per l'imbarazzo, si vergognava a guardarmi.
'Ashley, se vuoi faremo finta che non sia successo. Mi sta bene.' - dissi - 'Ma non credere che ti dica che non m'è piaciuto'
'Ma è sbagliato' - disse - 'Voglio dire, sei mio cugino. Non dovremm fare queste cose'
'E potremmo finire nei guai se...andiamo avanti'
'Giusto. Quindi non è successo.'
'Perfetto'
Mi guardò cercando di decifrare l'espressione del mio viso. Sapevo che non ne saremo stati capaci. Non avevo idea di quello che sarebbe potuto accadere a quel punto. Eccomi qui con mia cugina, un ragazzo e una ragazza. Ci eravamo baciati. Avevo perso un'opportunità? O stavo erroneamente considerando un'opportunità quello che in realtà era solo un errore? Per metà pensavo che avrei dovuto pensare ad altro, mentre l'altra metà desiderava prenderla tra le braccia e fare l'amore con lei.
'Allora' - dissi, cercando di cambiare discorso - 'Vuoi giocare a carte?'
Fece un cenno con la testa sforzandosi di sorridere - 'Va bene. Come giochiamo?'
'Che ne pensi di uno strip poker?' - chiesi - 'Tenendo conto di quello che abbiamo addosso durerebbe veramente poco'
'Oh si, molto divertente'
'Ok. Che ne pensi di Blackjack?
'Interessante'
'Strip blackjack.'
'Bruce!'
'Stavo scherzando. Non ti muovere. Vado a prendere le carte'. Mi alzai e andai in camera di mio fratello alla ricerca di un mazzo di carte. Dopo aver cercato per un minuto trovai quello che cercavo e ritornai in salone.
Ero quasi arrivato al divano quando improvvisamente la mia tovaglia si slacciò candendo a terra.
Non riuscii a realizzare quello che era appena accaduto. Era ormai troppo tardi. Il mio membro svettava eretto davanti agli occhi di mia cugina Ashley. Sobbalzò scioccata, sbarrando gli occhi. Ero di fronte a lei completamente scioccato, non sapevo cosa fare. Era come se la mia mente si fosse gelata e non fosse in grado di pensare alla soluzione più ovvia, ossia coprirmi.
Ashley si riprese per prima. 'Hai intenzione di coprirti?' - mi chiese in modo pacato
'Oh' - dissi - 'ehm, si'
Mi inginocchiai tirando su la tovaglia. Stavo per fissarmela addosso quando mi sentii dire: 'Aspetta un attimo'
Ero incerto sul da farsi. Avrei dovuto coprirmi. Se c'era una cosa di cui ero sicuro di Ashley, era la sua innocenza. Ogni tanto era un po' timida, riservata. Probabilmente non aveva mai visto un uomo nudo prima d'allora. Per lei era una nuova esperienza e le stava piacendo. Era confusa ed era sbagliato che io ne approfittassi in quel modo. Ma non c'era verso di convincere me stesso. Stavo lì davanti a lei aspettando di coprirmi.
'Perchè...' - iniziò, continuando a fissare la mia erezione - 'perchè è così...'
'Duro?' - le chiesi. Lei annuì, arrossendo imbarazzata. Non era abituata a parlare di queste cose.
'E' per causa mia' - chiese
'No' - cercai di difendermi. Realizzai che non c'era modo di negarlo - 'Ok, si. Non riesco a togliermi dalla testa quel bacio. E...l'averti vista nella doccia'
'Non ne avevo mai visto uno prima d'ora' - mi disse - 'Ti dispiacerebbe non metterti la tovaglia?'
Non riuscivo a credere alle mie orecchie! Mia cugina, una delle più belle ragazze conosciute in vita mia, una delle poche ragazze che non avrei potuto avere mi stava chiedendo di restare nudo. In quel momento ero fuori di testa. Non riuscii a dirle di no. C'era però qualcos'altro che desideravo.
'Resto nudo ad una condizione' - le dissi - 'lo devi fare anche tu'
Esitò un attimo, penso che stava sul punto di rifiutare. Poi prese l'orlo della tovaglia e lo lasciò cadere. Rimasi di stucco alla vista del giovane corpo nudo di questa splendida fanciulla. Come desideravo toccarla! Ma non dovevo correre, avrei potuto spaventarla. Cercai di mantenere la calma sedendomi sul divano. Le mie gambe toccavano le sue. La sensazione era così bella che la mia erezione non perse consistenza.
'Quindi sono io a causarti tutto ciò?' - chiese nervosamente.
'Beh, si. Sai bene quanto sei bella e, lasciamelo dire, il tuo corpo è uno schianto'
Sorrise nervosamente 'Insomma non è poi così strano dopotutto'
'Vuoi ancora giocare a carte' - le chiesi
'No' - rispose - 'Bruce, ho cambiato idea'
'Su cosa'
'Ti andrebbe...di baciarmi?'
Se mi andava?!?!?! Ci volle tutto il mio autocontrollo per non saltarle addosso in quel momento. Al contrario le chiesi con gentilezza 'Sei proprio sicura Ashley? Voglio spingermi oltre, arrivare dove vuoi tu. Non m'importa se è sbagliato. Solo averti qui...beh...sai già quello che mi stai provocando'
In tutta risposta mise la sua mano dietro la mia testa e mi tirò a se. Non esitai, le diedi un lungo bacio, appassionato ed erotico. La mia mano cominciò ad accarezzare il suo corpo. Stava tremando leggermente e questo confermava i miei sospetti sul fatto che non era mai stata con un uomo prima di allora. Era una nuova esperienza per lei e io volevo renderla il più possibile speciale.
Le mie mani sfiorarono il suo petto. Non ero sicuro di voler continuare perchè lei scostò la testa e si fermò a guardare la mia mano. Ogni mio dubbio svanì quando le sue dita afferrarono il mio membro facendomi grugnire di piacere. Posai le mie mani sui suoi seni massaggiandoli con dolcezza. Il respiro di Ashley si fece profondo. Potevo percepire il piacere sul suo corpo. Mosse la testa all'indietro, sullo schienale del divano, e chiuse gli occhi, lasciando che il piacere si impossessasse di lei.
Mi avvicinai a lei baciandola sul collo, facendo scivolare la mia lingua lentamente sulla sua pelle. Sobbalzò e gemmette al tocco della mia lingua, sorridendo. Cominciai a scendere in direzione del suo seno.
Adoravo quell'odore di femmina che emanava il suo corpo, il salire e scendere dei suoi seni al ritmo del suo respiro, il sapore dei suoi capezzoli nella mia bocca. Si lasciò sfuggire un piccolo lamento quando li sfiorai. Li sentivo diventare sempre più duri. La sua pelle così morbida e bella mi faceva desiderare di passare la notte solo a carezzare la sua pelle con le mani e la lingua
Lasciai scivolare la mia mano libera su suo sesso. Mi sarei aspettato che chiudesse le gambe, invece le aprì di più permettendomi di toccarla senza fatica. Il suo pube era ricoperto da un delizioso trato di peli che nascondeva parzialmente il suo sesso delizioso. Al contatto delle mie dita con la sua intimità saltò in aria per l'improvvisa sensazione.
Continuai a baciarla sul petto mentre la mia mano l'accarezzava lentamente tra le gambe. Si stava bagnando sempre di più, in pochi minuti sentì la mano completamente bagnata dei suoi succhi.
Le sue mani erano impegnate a masturbarmi, a regalarmi un piacere immenso. Era così eccezionale quella sensazione sebbene fosse mia cugina. Malgrado la sua inesperienza stava facendo un buon lavoro e in poco tempo mi sentii prossimo all'orgasmo. Misi una mano sopra le sue per farla rallentare.
Alzò la testa e cominciò a fissarmi dubbiosa.
Mi avvicinai a lei e la baciai ancora una volta sulle labbra: - 'Ashley, non voglio che mi faccia venire così presto. Stanotte voglio molto di più da te.'
Sbarrò gli occhi con espressione spaventata: - 'Vuoi dire...sesso?'
'Si, ma non solo. Voglio che sia qualcosa di veramente speciale per entrambe. Voglio portarti in camera da letto e fare l'amore con te e mostrarti quanto possa prendermi cura di te. Me lo permetterai?'
Continuò a guardarmi per alcuni secondi, poi con mia sorpresa e felicità annuì.
Tolsi le mani da lei per un attimo, poi feci scivolare un braccio dietro la sua schiena e uno sotto le sue ginocchia. Dandole un ultimo bacio sulle labbra mi sollevai con lei tra le braccia e mi diressi nella camera dove lei aveva dormito.
La distesi sul letto, le salii sopra ancora una volta e cominciai a baciarle i seni. Poi le scivolai sul fianco. Il mio sesso smaniava dalla voglia di possederla.
'Bruce, non l'ho mai...' - iniziò ma non finì la frase. 'Cioè, questa è la mia prima volta'
'Vuoi che mi fermi?' - Chiesi
'No, sono solo un po' nervosa'
'Rilassati, sarò dolcissimo' - le dissi
Continuai a baciarla mentre le mie mani riprendevano il lavoro che avevo lasciato a metà quand'eravamo sul divano. Lei aprì le gambe molto più di prima permettendomi di massaggiarla meglio mentre continuavo a baciare la sua faccia, il collo e il petto
Ancora una volta il suo fiato si fece corto a causa di quel mio trattamento. Non credo di essere un amante esperto, comunque quello che stavo facendo stava funzionando. Il calore del suo corpo, il suo respiro affannoso, i suoi succhi tra le gambe mi dicevano quanto era eccitata.
Sollevai la mia testa per un attimo per poter ammirare il suo corpo voglioso. I suoi capelli erano sparsi per il cuscino, le mani vicine alle spalle e il suo viso era l'immagine della fiducia e dell'amore. Credo che anche il mio volto avesse la stessa espressione, provavo i suoi stessi sentimenti.
Continuai il movimento della mia mano deliziandomi dell'immagine di piacere dipinta sul suo volto. Le stavo regalando preziosi momenti di piacere. Non desideravo altro che portarla all'apice del piacere, farle sperimentare sensazioni mai provate prima
Volevo che durasse il più possibile. Avevamo tutta la notte dopotutto. Mentre la mia mano continuava a massaggiare il suo sesso chinai la mi testa a succhiare i suoi capezzoli. Gemette al contatto con la mia lingua e io sorrisi. La leccai con passione ed eccitazione. Ad ogni respiro spingeva il suo seno nella mia bocca. Per un attimo ebbi il desiderio assurdo di potere avere due teste in modo da poterle succhiare entrambe i capezzoli allo stesso tempo. Trovai l'idea così comica che per un attimo mi venne da ridere. Mi limitai a passare da un capezzolo all'altro.
Sentivo il suo corpo vibrare seguendo in sincronia i miei movimenti. Era eccitata, stava per perdere il controllo. Fu a quel punto che infilai un dito dentro di lei facendola urlare di piacere.
Mentre il mio dito entrava ed usciva dalla sua carne cominciai a titillarle il clitoride con il pollice facendola gemere ancora di più. Pensai che ormai era arrivato il momento giusto, sentivo che era ormai pronta per me. Tirai su la testa e cominciai a guardarla con fare interrogativo. Lei mi sorrise e annuì: una tacita risposta a una tacita domanda.
Mi spostai su di lei. Cominciò a guardarmi fisso negli occhi un po' spaventata, ma aprì le gambe senza indugiare. Mi posizionai tra le sue gambe piazzando la cappella all'ingresso della sua dolce apertura.
'Mi farà tanto male?' - chiese
'La prima volta fa un po' male, ma il dolore va via in poco tempo'
Scosse la testa dandomi il permesso di continuare. Cominciai a spingere in avanti, entrando un po' in lei. Stava respirando ansiosamente. Spinsi un po' di più, sentii di essere arrivato al suo imene. Aveva gli occhi chiusi, pronta al dolore. Così, con un unico colpo, spinsi dentro. La vidi inspirare profondamente e subito dopo espirare lentamente.
'Era fatta?' - chiese
'Si, è fatta'
'Beh non è stato così doloroso'
'Sono contento. Non volevo farti male'
Avvicinò il viso al mio e mi baciò. 'Ti adoro' - mi disse
Aspettai qualche minuto ricambiando il suo bacio e carezzandola. Poi cominciai a muovermi spingendo il mio sesso sempre più dentro di lei. Cominciò a gemere ad ogni mio affondo. Un sorriso si disegnò sul suo volto. La baciai con passione. Amavo quella sensazione del suo seno sul mio petto, del suo sesso avvinghiato al mio, delle sue mani aggrappate al mio corpo come a tirarmi sempre più a lei.
Il piacere era intenso. Era da tempo che non avevo una ragazza e dopo tutto quel tempo provavo nuovamente tutte quelle sensazioni che mi erano mancate così tanto. Era qualcosa di più. Amavo profondamente la ragazza con cui stavo facendo l'amore, mi sentivo profondamente legato a lei. Era stata la mia compagna di giochi e adesso la riscoprivo donna e la guidavo ai piaceri della carne scoprendo insieme a lei un nuovo modo di giocare. Mi sentivo fortunato ad essere stato io il suo primo uomo.
Continuai a baciarla con passione selvaggia mentre i nostri corpi si univano ritmicamente. Gemiti, lamenti, urla di desiderio invadevano la stanza. Eravamo ormai persi in un'indicibile estasi sessuale. Il calore del suo corpo sul mio, la morbidezza della sua pelle, la bellezza del suo viso così vicino al mio.
Sentii crescere il mio orgasmo, la pressione al ventre mi preannuncia che presto sarei venuto. I gemiti di Ashley mi raccontavano come lei stava spermientando la stessa sensazione. Mi resi conto che presto avremmo raggiunto insieme l'orgasmo.
'Ashley, ti amo!' - le urlai facendomi travolgere dal piacere e spingendo il mio sesso profondamente in lei. Ashley urlò. Il suo corpo si irrigidì mentre il suo sesso cominciò a contrarsi attorno alla mia spada di carne. Ci bloccamo a lungo in quella posizione spingendo i nostri corpi e bloccandoci come se il tempo stesso fosse svanito.
Furono pochi secondi, ma mi sembrò che durasse per sempre. Il piacere cominciò a svanire lentamente e i nostri corpi cominciarono a rilassarsi. Collassai su di lei soddisfatto ed esausto.
Era successo. Ashley mi tenne stretto a lei e chiuse gli occhi. Rimasi su di lei sveglio per alcuni minuti, pensando a quello che era accaduto tra di noi. Ci sarebbero state meno possibilità di stare così vicini una volta tornata la famiglia. Poi avrei dovuto aspettare un altro anno per rivederla. Ma quella notte eravamo insieme e questo era quello che contava. La baciai sulla fronte chiudendo gli occhi e arrendendomi al sonno e ai sogni felici.
Versione originale in lingua inglese
As soon as I saw my cousin Ashley, I knew I was smitten. It had been two
years since her family had visited, and since that time she had grown
from a scrawny and freckly little girl into the most gorgeous
sixteen-year-old beauty I had ever seen.
On the one hand, it was
hard not to picture her as the cute, if a bit whiny, little girl that I
remembered so well when she was just a child. On the other hand, there
was no denying her beauty now. It was the first thing I noticed when I
walked in the front door of my parents’ house and saw Uncle Craig’s
family sitting in the front room.
Her kid sisters, of course,
nearly bowled me over in their enthusiasm as they rushed to give a hug
to “Cousin Bruce.” I laughed and hugged them back, enjoying the
attention. Jenny and Dana had the same blond hair and bright blue eyes
as their older sister, and I could already tell that one day they would
probably turn out as gorgeous as Ashley. But they were still little
girls for now, and Ashley held my complete attention.
Less
enthusiastic was their brother Shane. Four years younger than Ashley, he
was at that awkward age when he was no longer a child and yet not a
teenager, and it was no longer the “cool” thing to play with his cousin,
especially an ancient twenty-three-year-old like me. He simply gave a
disinterested smile and waved at me from the couch, and I waved back.
“Oh,
good, you’re here,” Mom said, emerging from the kitchen. “The girls
have been jabbering on and on about you, wondering when you would be
arriving.”
“I’m not surprised,” I laughed. “Does that include Ashley too?” I joked.
“No!” Ashley denied.
I
squatted down and scooped up Jenny and Dana so that they were sitting
on my shoulders, and causing both girls to giggle. At nine and seven
respectively, they were not light, but I had been working out at the gym
for several months now and I was eager to show off my strength,
especially in front of Ashley. Still, I could only keep them up for a
few seconds before I had to put them down again.
“I want a piggy-back ride!” Dana exclaimed, trying to scramble onto my back.
“You’re
getting a little too big for that,” I teased her. “An old guy like me
doesn’t have that kind of energy.” Despite my words, though, I squatted
down and helped her climb onto my shoulders.
“Me next,” Jenny insisted.
“Oh,
you’re definitely too big,” I told her with a laugh. “You’ll squash
me.” Then I turned to Ashley. “And you, don’t even think about asking,” I
said.
“Oh ha ha,” she replied sarcastically, but with an amused look.
“So how was the traffic?” asked Dad, who sat in a chair across the room.
“Oh,
the usual rush hour,” I replied. “I’m glad I don’t commute every day.
Half an hour is fine for coming to visit once in a while, but I’m glad
I’ve got my own apartment in the city.”
“Try ten hours,” said Uncle Craig. “That’s how long our drive was this time.”
“Yeah, but you only visit once a year,” I told him. “In fact, you missed last year.”
“It’s hard to get the girls to sit still that long,” Aunt Wendy said.
“I’m
sure,” I replied. “I’ll bet Ashley in particular was probably asking
‘Are we there yet? Are we there yet?’ every five minutes.”
“See? What did I tell you?” Ashley said. “Bruce hasn’t been here for five minutes, and already he’s picking on me.”
“Oh, but you’re so fun to pick on,” I told her with a grin.
It
was the same pattern as with all of my cousins. I had lots of fun
playing with them as kids, and as they grew older it turned into
good-natured teasing. The last time they had visited when she was
fourteen, I teased her about her freckles and being so skinny. Now she
had a gorgeous figure and a complete absence of freckles, but I wasn’t
about to let that stop me. Besides, I could always fall back to my usual
snide remarks about her clumsiness, unless of course she had gotten
over that too.
“Well anyway, dinner’s ready,” Mom announced. “Come on in and we’ll get started.”
We
all made our way into the dining room, where a hot dinner of roast beef
awaited us. I would have liked to sit by Ashley, but unfortunately the
younger girls both wanted to sit by their cousin, so to avoid any
arguments, I sat between them.
During the meal, we discussed
plans for their vacation. They would be here visiting for two weeks,
which would give me plenty of time to spend with them. Their big event
would be a camping trip on Friday and Saturday; we had some good camp
sites not far out of town, and Dana at least had never been camping, so
to her it would be an adventure. I was tempted to make up all kinds of
stories about scary monsters that lived in the woods, but her parents
would certainly not appreciate her having nightmares all night, so I
refrained.
I kept sneaking quick, discrete glances at Ashley
during the meal. I just couldn’t get over how gorgeous she had become in
these past two years. She was downright sexy.
What made her even
more sexy was the fact that she didn’t flaunt it. With her, there was
no trace of the haughty arrogance that a lot of good-looking girls that
age had. She was, if anything, a little shy. Maybe she was just getting
used to being so beautiful, and didn’t really know how to deal with it.
No doubt half the guys at her school were lusting after her.
After
dinner, my parents wanted to take a walk, and asked who wanted to go
with them. Jenny and Dana of course had to come along, but Shane
declined, preferring instead to play a hand-held video game that he had
brought with him. Uncle Craig and Aunt Wendy decided to just relax,
which left only Ashley and me. I glanced over at her, and she glanced
over at me. Our eyes met for just an instant, but in that instant I
thought I saw a bit of a question, probably the same question I had in
my own eyes. It was as if we both wanted to see what the other one would
do first.
I took the initiative. “I’ll come,” I shrugged.
“I
will too,” said Ashley, confirming my suspicion. The signals she was
sending me suggested that she wanted to spend time with me, but didn’t
want to admit it.
I grabbed my coat, and the six of us left the
house. It was a pretty typical neighborhood, with modest houses
encircling a cul-de-sac. None of the neighbors were outside at the
moment, which wasn’t unusual; it was a quiet neighborhood after all.
We
walked down to the end of the road, then turned the corner to follow
the sidewalk up the avenue. It was about five blocks to the elementary
school, which made a good destination for our walk, especially since
there was a playground where the little girls could have fun for a few
minutes before heading back home. The jungle gym in particular gave them
an alternative to Cousin Bruce to climb on.
Mom, Dad, Ashley and
I sat on one of the benches while the girls rigorously tested every
piece of equipment in the playground. I smiled as I watched them,
remembering what it was like to be that young.
Despite the fact
that it was summer, we had had a nice rain storm that afternoon, and the
chill still lingered. I noticed Ashley shivering; she had forgotten to
bring a coat, and her tee-shirt and shorts didn’t offer much protection
against the elements. She moved in close to me for warmth, and even
slipped under my jacket. Since I had it unzipped, it was like wrapping
herself in a blanket. Her actions both surprised and thrilled me; I was
overjoyed to be this close to her.
I remembered that she had
always been extra affectionate with me when she was a child. There was
one particular time when she was eight and I was still living at home,
when her family came to visit during the summer. One morning I woke up
to find her curled up next to me in my bed. At the time, I didn’t think
anything of it, or at most, that it was a little bit annoying. After
all, what fifteen-year-old boy wants to have an eight-year-old little
girl sleep in his bed with him?
Her parents thought it was cute,
but I told her not to do it again. She seemed to be a little hurt at my
words, but she got over it soon enough.
When she grew older and
began to understand the concept of what was and wasn’t appropriate
behavior, she stopped acting quite so affectionate. It was only on rare
occasions like this that she did anything that could be construed as
flirting.
I was tempted to put my arm around her shoulder, but
figured that that would have been too obvious. Instead, I did the
gentlemanly thing and took off my jacket and placed it on her.
“Thanks,” she said with an embarrassed smile.
The
truth was that I would have been more than happy to have her cuddle up
with me under my jacket for a while longer, but even though she was my
cousin, it might not look good to my parents or any of the neighbors who
happened to be watching. If we were alone, perhaps I would act
differently.
I used this time to talk with Ashley. I was curious
as to what she had been up to in the past couple of years. She was about
to start her junior year in high school, and was beginning to make
plans for college. She hadn’t made up her mind yet whether to study
architecture or law (“As if this world needs another lawyer,” I teased).
Most importantly, she didn’t have a boyfriend.
I don’t know why
that made me glad. After all, she was my first cousin, so there was no
chance that there could be anything between us. Of course I found her
attractive, but that didn’t mean anything would come of it. I was more
than happy to settle for simple friendship with her.
We only gave
the girls ten minutes to play, then called them back over so that we
could return to the house. They grumbled and complained and pleaded for
“another five minutes,” then gave in and followed us only when my mother
promised them she would bring them back tomorrow so they could play all
afternoon. That wasn’t enough to keep Dana from jumping on my back
though, and I had to give her another piggy-back ride all the way home.
After
we arrived back home, I spent the rest of the evening roughhousing with
the younger girls or discussing the latest computer games with Shane.
It wasn’t that I didn’t want to spend time with Ashley; in fact, I would
have been more than happy to be alone with her. But I felt a little
self-conscious about appearing too friendly with her. In fact, I even
wondered myself whether my feelings toward her were entirely
appropriate.
The time passed quickly, and soon it was time for me
to leave. I had work in the morning after all, and needed to get back
to my apartment for a good night’s sleep. I said my goodbyes, gave
everyone a hug (and discovered that Ashley was even nicer to hug than I
had imagined), then headed out the door.
That was Monday. I
didn’t get a chance to see them again for the rest of the week, but
Ashley occupied my thoughts the whole time. Sure, I liked my other
cousins too. Jenny and Dana were particularly adorable. But Ashley was
just too good to be true.
In particular, I kept thinking about
that walk we had taken after dinner, and how nice it had felt when she
had cuddled up to me under my coat. Now I regretted not letting her walk
the rest of the way home with me like that. We were cousins, so surely
my parents wouldn’t have a problem with it, and I didn’t care what the
neighbors thought.
Oh well. So I had missed an opportunity. That
was fine; it wasn’t like there was the potential for anything between
us. Ashley cuddling up to me was no different from her younger sisters
wrestling around on the floor with me.
It was too bad that they
were planning to go camping on Friday. I would have loved to go with
them, but all the campsites filled up early this time of year, so they
had to leave early in the day, and I had to work. I worked as a
semi-independent computer consultant, so I could technically have taken
half a day off if I wanted, but I had the deadline for a big project
coming up, and couldn’t afford to lose the time, or I would be
scrambling to finish it at the last minute.
At least they would
be back Saturday night. I could drive home on Sunday morning and still
get to spend all day with her. With them, I meant.
As it turned out, I got to see Ashley sooner than I expected, and a whole lot more of her than I could possibly have hoped for.
On
Friday I decided to go home for lunch, since my apartment was only a
ten minute drive from work and I needed to take a break from the office.
I had just stepped into my apartment when the phone rang. I picked it
up. “Hello?” I said.
“Hi, Bruce,” said the voice on the other line. It was my mother.
“Hi, Mom,” I told her. “I thought you would have left by now.”
“That was the plan,” she said, “but we had a little problem.”
“What kind of problem?”
“Ashley sprained her ankle this morning. We just got back from the hospital.”
“Is she all right?” I asked, concerned.
“She’ll be fine. Her foot’s all taped up, and she has to stay off of it for a couple of days. That’s why we’re calling.”
“You’re not going camping,” I deduced.
“Actually,
we are. Ashley didn’t want to spoil our plans. She insists that we go
without her. Craig and Wendy didn’t want to leave her here alone, so I
was wondering if you could come down and watch her?”
“Of course. I can take off the rest of the day of work if you need me to.”
“No,
just come down afterward. She’ll be fine by herself for a few hours.
We’ve got her on the couch in the living room, and she can watch TV
until you get here.”
“Okay. Can I talk to her?”
“Sure.” There was a pause, then Ashley came on.
“Hi, Bruce,” she said. “Are you going to come down and babysit me?” she asked.
“As soon as I get off work. How are you feeling?”
“I’m all right. I’m all doped up on painkillers right now, so I can’t feel a thing.”
“So what happened?”
“I just put my foot wrong coming down the stairs.”
“You mean you fell?”
“Yeah, but it was the last step before the bottom, so I didn’t fall far. You know how clumsy I am.”
“Yes,
well, they shouldn’t let everyone walk. They should be required to take
a test, like for driving,” I joked. “Hey, I’ll pick up a couple of
movies on my way down. Anything in particular you want to see?”
“Not really. Just no action, no science fiction, and no porn.”
“Well, that eliminates all the good ones. But I’ll see what I can do.”
“Thanks. Well, I’ll see you tonight, then.”
“Bye.”
The
thought of spending Friday night and all of Saturday alone with her
kept me from concentrating on work for the rest of the day, which pretty
much negated the whole advantage of staying in the office. Still, I was
too happy to let that bother me.
At 5:00 exactly, I left my desk
and headed out to the car. I had thrown all of my laundry for the week
in a duffel bag in the trunk. Saturday was laundry day for me, and I
could wash my clothes just as easily at my parents’ house as in my
apartment.
I didn’t spend much time at the video store; I was
anxious to get home to see my cousin. I had to admit, I was actually
looking forward to spending time alone with her. When the rest of the
cousins were there, I played and joked around with the other ones,
especially the little girls. And while that was fun, I really wanted to
focus more of my attention on Ashley. In fact, I had to deliberately try
not to seem too friendly toward her. Now, though, was the perfect
opportunity. I don’t know what I was thinking, only that I wanted to be
around her.
Picking out a couple of romantic comedies that I
thought she might enjoy, I checked them out and hurried out to my car to
finish the last ten minutes of my trip.
I made one more stop on
my way home. I knew that Ashley had a fondness for lemon chicken, so I
had decided to forgo the usual frozen pizza that my mother would have
undoubtedly left for me to put in the oven for dinner. I think she still
thought I couldn’t look after myself, even though I had been living
away from home for five years. In fact, I considered myself to be quite a
good cook. So I had looked up a recipe for lemon chicken on the
Internet and made a quick stop by the grocery store to pick up the
ingredients that my parents most likely wouldn’t have on hand.
The
sun was just setting as I pulled into the driveway of my parents’
house. As expected, their jeep and Uncle Craig’s van weren’t there; both
having been used on the trip into the mountains. The light was on in
the living room, and through the windows I could see Ashley lying on the
couch, covered in a blanket and staring at the television.
I left my car and strode to the front door. Opening it, I peeked in. “Trick or Treat!” I grinned. Ashley laughed.
“You’re about four months too early,” she told me.
“So
does this mean I don’t get any candy?” I asked, stepping inside and
closing the door behind me. I came over and knelt down in front of the
couch at the end where she had her legs. “Can I take a look at your
foot?” I asked.
“Why? Are you a doctor?”
“I was just
worried about you. That’s all. I just want to reassure myself that
you’re okay.” Actually, I was more interested in looking at her legs.
She had very attractive legs, and since she liked to wear shorts, I was
hoping for a nice, long look.
And I wasn’t disappointed. Ashley
smiled and pulled the blanket off, showing me exactly what I wanted to
see. She wore a light blue tee-shirt and a pair of cream-colored shorts
that emphasized her soft, beautiful legs. I couldn’t believe how sexy
she was. Her injured foot didn’t look bad at all. It was wrapped in
bandages, and seemed a little swollen, but otherwise appeared to be
fine.
“See?” she said. “Nothing to worry about. Come sit down.”
She lifted her feet so that I could take a seat on the couch, then
rested her legs on my lap. I mentally chided myself for not wearing
shorts. What I would have given to feel her skin against mine right
then! She reached down and picked up the blanket from off of the floor,
and I helped her cover her legs again.
We sat for a few minutes,
Ashley focusing on the show on TV and me pretending to do the same. But
my mind was certainly not on the television, but on my cousin.
The show was just finishing, so I waited until the ending credits, then got up off the couch. “So, are you hungry?” I asked.
“A little,” she answered.
“Well,
let’s see what we have here.” I went into the kitchen, which was
divided from the living room by just the presence of tile on the floor
instead of carpet. Opening the freezer door, I looked inside. Just as I
had expected, there was a frozen pizza there. And while I had no
objection to it, I wanted to impress Ashley with my cooking skills.
“Well,
we have a couple of excellent choices on the menu,” I told her in my
best bad Italian accent. I picked up the frozen pizza and read from the
label. “One of our most popular items is… ‘Signor Donacelli’s Super
Supremo Pizza. Now with 33% more toppings.’ Or you might try the special
today, which is… Bruce Carlson’s World Famous Lemon Chicken!”
Ashley
raised her head up to peek over the back of the couch at me, her eyes
wide with excitement and a big grin on her lips. “Really?” she asked.
“Are you serious?”
“It sounds like Madame has made her choice. Sorry, Signor Donacelli, but we’re going with the lemon chicken tonight.”
“I love lemon chicken!” Ashley exclaimed. “I didn’t know you knew how to cook it.”
“Nothing’s
too good for my cousin,” I smiled back. “Since you missed the camping
trip, I feel it’s my duty to cheer you up. In fact, by the time I’m
through, you will have forgotten all about the trip.”
“I’ll tell you a secret,” she said. “I don’t really like camping. But don’t let that stop you trying to cheer me up.”
“Aha!
The secret is out. Ashley Carlson is only faking a sprained ankle.
You’re a pretty good actor, if you were even able to fool the doctor.”
“The sprain is real,” she told me. “Although I have to admit, I couldn’t ask for better timing.”
“Suspiciously
good timing, if you ask me. So tell me the truth. Did you really sprain
your ankle just so you could stay home with me?”
“Yes. I really sprained my ankle just so I could stay home. Even if it is with you,” she grinned.
“Ouch,
Ashley. That hurts. If you’re going to be nasty like that, maybe you
don’t deserve the lemon chicken. Signor Donacelli, you may get your
chance after all…”
“I’m just kidding!” she hurriedly insisted. “I don’t mind being with you. You’re… tolerable.”
“Oh,
goody! She called me tolerable,” I beamed in mock delight. “Although I
was hoping for just a little more, I suppose I have to take what I get.”
“Okay, fine. I like you. Is that good enough?”
“Much
better. Now you just relax, and I’ll have dinner ready before you know
it.” I started throwing together the ingredients, and soon the house was
filled with the aroma of lemon and herbs.
It took an hour for
the chicken to bake after I mixed everything together, so I returned to
the couch and sat with Ashley for a while. She put her legs up on my lap
again, and we spent the time talking about nothing in particular. I
really enjoyed just being with her, and I got the impression she felt
the same way about me.
I could do nothing for her injured foot,
but I asked her if she wanted me to give her good foot a massage. She
agreed enthusiastically, so I set to work. She sighed as I rubbed it,
enjoying it thoroughly.
As it turned out, I enjoyed it just as
much. Granted, there were other parts of her body that were a whole lot
nicer than her feet, but pretty much everything else was off-limits, so I
was willing to settle for this.
In fact, I was so caught up in
the thrill of just touching her that I was shocked to hear the buzzer go
off on the oven. I thought we had only been sitting here for a few
minutes, but apparently it was a full hour.
I got up off the
couch and took the food out of the oven. It had to sit for a few minutes
before we could eat it, so I used that time to throw my laundry into
the washing machine, wash my hands (making a joke about having just had
them on her “smelly feet”) and get out the dinnerware. I didn’t want
Ashley to have to get up and come to the table, so I served the meal and
brought it over to her on the couch.
“Bruce, thanks so much for
being so nice to me,” she said as we ate. “You really didn’t have to go
out of your way to fix my favorite food tonight, and I appreciate the
effort.”
“Just trying to impress you with my elite cooking skills,” I grinned.
“Well, it worked. I’m impressed.”
I smiled, enjoying the compliment. It felt nice to have such a pretty girl say things like that about me.
I
couldn’t resist putting in a few jabs about her clumsiness as we sat
and ate, especially when she accidentally spilled her water on the
floor. I kept it good-natured; the last thing I wanted to do was make
her mad at me.
After we finished eating, I took her plate and
glass and set them in the sink. There would be plenty of time to wash
them later. Right now, I just wanted to sit and talk with her for a
while.
Ashley yawned and stretched, tensing up her legs for a second before finally relaxing again.
“Am I that boring?” I grinned.
“Oh,
no,” she hastily replied. “You’re great, Bruce. Really. I’ve just been
sitting here all day. Funny how doing nothing for a few hours makes you
tired.”
“Well, you could always get up and do jumping jacks to get your blood flowing,” I joked.
“Yeah right. Actually, I was thinking about taking a shower. I haven’t had one yet today.”
“Yeah, I can tell.”
“Hey!” she exclaimed, but she knew it was all in fun. “Anyway, would you do me a favor?”
“I’m not going to wash your back, if that’s what you’re asking.”
“Be serious for once in your life, Bruce,” she scolded. “I just need you to help me up off the couch.”
“Sure.”
I scooted in next to her and put an arm around her waist. As she
slipped her arm over my shoulder, I felt a sudden thrill at being this
close to her. She was so soft, and despite not having taken a shower all
day, she smelled very nice.
I leaned forward, braced my legs on
the floor, and stood up, pulling her with me. Together we hobbled across
the room toward the bathroom, with her leaning on me for support. She
rested there against the counter while I retrieved a towel and washcloth
for her from the hall closet. Then she closed the door, and I returned
to my seat on the couch.
I closed my eyes and tried to imagine
her there in the bathroom, taking off her clothes, stepping into the
shower… I heard the water turn on, and tried to picture it running down
her hot little body. I wanted so much just to run in there right now,
rip off my clothes, and make passionate love to her. This is crazy, I
told myself. She’s your cousin. And she’s underage. You could go to jail
for that. But I let my fantasies continue. After all, they were just
fantasies, and so couldn’t hurt anyone.
Then, suddenly, I heard a
crash from the bathroom, and Ashley cried out. I immediately jumped up
off the couch and raced over to the bathroom door. Keeping it closed, I
leaned in. “Are you all right?” I asked.
“No,” she replied, and I
could hear her sobbing. I reached for the door handle. As it started to
turn, I heard her voice again. “Don’t come in!” she insisted. Then in a
calmer voice, “I’ll be okay. I just slipped, that’s all.” Then came the
squeaking of something rubbing against the porcelain of the tub, and
another crash.
“Ashley?” I asked.
“Oh, dang!” she said. “I just knocked the shower curtain down. I’m getting water all over the floor.”
“Don’t worry about that,” I said. “I’ll mop it up later.”
Again
came the squeaking, and I figured she must be scrambling to get to her
feet. But I could tell she wasn’t too successful. Her ankle surely
wasn’t helping at all.
“Bruce,” she said, a little hesitantly. “Could you… could you come in and help me?”
“Sure,”
I said, trying to sound calm. In truth, I was getting very excited. But
I opened the door slowly and stepped into the bathroom.
Ashley
sat in the tub, her knees pulled up to her chest and her arms locked
around her legs. I could see that her bad ankle was slightly more
discolored than when she went into the bathroom. Her face was red from
embarrassment of being naked in front of me. Shampoo covered her hair.
The shower nozzle was spraying down on her, a good portion of the water
falling on the bathroom floor and the shower curtain, which lay beside
the tub.
I first leaned over and turned off the water. Then I
kicked the shower rod out of the way so that I had more room to
maneuver. “Let’s get you on your feet,” I told Ashley. I bent down and
squatted beside the tub. I slid my arm around her waist (which felt very
nice, I might add), and told her to put her arm over my shoulder. She
did so reluctantly. Then, on the count of three, I stood up, lifting her
from her sitting position so that she was able to stand on her good
leg. In doing so, I caught a glimpse of her lovely, young, developing
breasts and her tiny little nipples. She immediately covered them up
with her free arm. She had her legs closed up tight so that all I could
see of her thigh was a thin covering of sandy brown hair. It was enough
to get me erect, though. Fortunately, I was still fully dressed, so she
couldn’t see the effect she was having on me.
“All right, step
one is finished,” I said calmly. I couldn’t believe how mature I was
being about this whole thing. “Now we have to get you cleaned off. Can
you stand on your own?”
She tried to put her injured foot down,
but immediately slipped again. Fortunately, my grip on her waist and her
arm over my shoulder kept her from falling.
“Okay, we’ll do this
the hard way,” I said. Ashley nodded. With her still leaning on me for
support, I maneuvered myself so that I could lean over and turn the
water back on. It splashed out over both of us, but I didn’t care if my
clothes were getting wet. I could always stick them in the dryer later.
Stepping
into the tub, I brought Ashley in to where she could wash the shampoo
out of her hair. She took a couple of seconds to work up the courage to
move her arm from her chest, then reached up to run her hand through her
hair. I took the opportunity to stare at her breasts. They looked so
beautiful. Still a little small, they were nice and firm, jiggling only
slightly as she moved. I was getting very turned on by seeing the water
and soap run down her body between them and sometimes over them. But I
forced myself to pull my gaze away before Ashley caught me staring.
In
a few minutes, she finished rinsing herself off. I turned off the water
and stepped out of the bathtub, then reached for a towel for her. She
dried herself off (with only the strongest of effort I kept myself from
offering to do it for her), then tried to wrap it around herself. It was
a shame to have her cover up her body again, and in fact, my hopes were
rising that we wouldn’t be able to, since it was awkward at best to get
the towel around her. But to my dismay, we finally managed to do it.
On
an impulse, I leaned over and put my free arm behind her knees, then
lifted her up into my arms. She giggled nervously, and I was glad to see
she her in better spirits. I carried her out to the couch and laid her
gently down. “See? That wasn’t so bad,” I said as I went to close the
blinds on the front window. I didn’t want the neighbors to peek in on
her with her just wearing a towel after all.
“Bruce, don’t tell my mom and dad, okay?” she asked.
“Tell them that you’re clumsy? I won’t, but I think they already know,” I grinned.
“No, don’t tell them about the shower and everything.”
“I won’t tell them a thing. All my friends, on the other hand…”
“Don’t you dare!”
“Just kidding. This will be our little secret.”
Ashley looked down at my clothes, which were soaking wet. “Sorry about that, Bruce,” she said.
“No problem. I’ll just throw these in the dryer with the rest of my laundry.”
“But you don’t have anything to change into.”
“Oh yeah. Good point. Well, since you’re just wearing a towel, you shouldn’t mind if I do the same.”
“That’s fine. We’ll just pretend it’s a toga party.”
I
laughed and headed to the bathroom, grabbing a towel from the hall
closet along the way. As soon as I closed the door, I let a wide grin
spread over my face. I couldn’t have planned this better myself. It was
almost more than I could have hoped for.
After slipping out of my
clothes and wrapping the towel around my waist, I turned to the mirror
to see how I looked. Now I was glad that I had been working out in the
gym three times a week. I had broad shoulders and strong arms, not to
mention pectoral muscles that I didn’t get much chance to show off in
front of the ladies. But Ashley would get to see it all.
I picked
up my wet clothes and left the bathroom, walking across the front room
toward the washroom at the other end of the house. I forced myself not
to look at my cousin’s reaction, but out of the corner of my eye I could
see her head turning to follow me. Once in the washroom, I threw my
clothes and the rest of my laundry into the dryer and started it, then
returned to the living room.
Ashley was gingerly massaging her
swollen ankle. I grabbed the bandages that I had removed earlier and
knelt in front of her to wrap it up again. She winced a couple of times
as I applied the bandages; I was no doctor, so made plenty of mistakes.
Once I was through, I sat down on the couch next to her, perhaps a
little closer than was necessary, but not close enough to make her
suspicious.
“You’ve been working out,” she commented. I turned to face her. She was staring at my chest and arms.
“There’s
a gym in town, not far from my place,” I explained. “I’ve got a
membership. Here, let me show you.” I leaned in and placed her hand on
my bicep, then flexed. She felt it for a minute, then took her hand
away.
“Solid as a rock,” she said. “You must have all kinds of girls after you.”
“Yeah, I wish,” I said. “But, you know, a geek like me-”
“You’re not a geek!” she exclaimed.
“Sure I am,” I laughed.
“No you’re not. You’re too good-looking to be a geek.”
I
have to admit, I blushed at this compliment. But I could give as well
as receive. “That really is high praise, coming from a beautiful girl
like you.”
“Okay, quit joking around,” she said, grinning and blushing as much as I was.
“Who says I’m joking? If I weren’t your cousin, and if I were seven years younger-”
“All
right, I get your point. Let’s not even go there. That’s just too
weird.” There was an awkward pause in the conversation for a few
seconds. She was right; it was weird to be having those thoughts about
her. But they were there, all the same, and I couldn’t deny it.
As
if to refute her previous statement, she reached out and touched my
chest. I felt a thrill at having of her hands on me like that. “Well,
you’re obviously doing something right with your workout. A lot of guys
would kill to have pecs like these.” She ran her fingers lightly over my
chest, which sent chills down my spine. I realized that I was growing
hard under the towel. If she kept this up, I wouldn’t be able to hide
the bulge.
“Now how about your abs?” she asked, moving her hand lower. But at this, I squirmed and grabbed her hand.
“That tickles,” I laughed.
“Really?”
she asked with a grin, pulling out of my grasp and reaching over to
tickle me in the side. “Bruce is ticklish!” she taunted.
I kept
trying to grab her hands, but she was too fast. And I have to admit, I
didn’t really want her to stop. I was having too much fun, laughing and
playing and wiggling around. Then I went on the offensive, reaching out
and tickling under her arms. She squealed and brought her arms in,
trapping my hands. But they were still in a prime position to tickle
her, so she tried to pull away, laughing as much as I was.
“Hey, no fair going after the cripple,” Ashley complained in mock anger.
“You started it,” I responded. “I’m just defending myself.”
“Yeah, well defend against this!” she exclaimed, throwing herself at me and reaching for my neck.
For
several minutes we attacked each other, each trying to gain the
advantage. I could see that her towel was slipping as she wiggled all
over the couch to avoid my hands, and I was hoping it might come undone.
She didn’t seem to notice.
Then suddenly, I caught one of her
hands that she was trying to catch me in the side with, and at the same
time, as I tried to avoid it, I slipped off the couch, falling on my
back and pulling her over on top of me. She landed on my chest, and her
towel finally came undone. It spread out over me, uncovering her back.
Unfortunately, it still lay between us, the only thing separating me
from her breasts. She didn’t move for a minute, and I wondered if I had
hurt her ankle.
“Are you all right?” I asked, brushing her hair
out of my face. She didn’t answer, but just stared down into my eyes, a
half-smile on her lips. I repeated my question.
“I’m fine,” she
told me in a subdued voice. But she made no move to get off of me, or to
cover herself. And in truth, I didn’t want her to. For a few seconds we
continued to gaze into each other’s eyes. Then, without warning, she
lowered her head and pressed her lips against mine.
I was too
stunned to do anything for a moment. Ashley kissed me passionately, not
with the kind of kiss that family members might bestow upon one another,
nor even a kiss of mere friendship. This one was much deeper than that.
Then
she suddenly realized what she was doing, and pulled away. “I’m sorry,”
she said, going red. “I shouldn’t have… I mean…” She tried to lift
herself off of me, but her ankle wouldn’t let her. I helped her into a
sitting position as she grabbed at the towel to keep it over her chest. I
cursed myself for letting the moment pass. But what could I have done?
“Ashley…” I mumbled, not knowing what to say to her. But she cut me off.
“Bruce,
can we just pretend that didn’t happen? I mean, I don’t… We shouldn’t…
Oh, let’s just… I don’t know. Could you help me back up onto the couch?”
She quickly refastened the towel.
I put my arm around her waist
and her arm over my shoulder and lifted her back to where she had been
before. Her face was still red from embarrassment, and she refused to
look at me.
“Ashley, if you want to pretend it didn’t happen, that’s fine,” I said. “But I’m not going to lie and say I didn’t like it.”
“But it’s wrong,” she said. “I mean, you’re my cousin. We shouldn’t be doing stuff like that.”
“And we could get into big trouble if we… took it any further.”
“Right. So it didn’t happen.”
“Right.”
She
glanced at me, trying to read the expression in my face. But I knew she
wouldn’t be able to, since I had no idea what I was feeling right then.
Here was my cousin, still a little girl compared to me, and I had just
let her kiss me. Had I lost an opportunity? Or should I have even
considered it an opportunity at all? Half of me thought it was creepy,
and the other half wanted to just take her in my arms and make love to
her right now.
“So,” I said, trying to change the subject. “Do you want to play some cards?”
She shrugged, an uneasy smile coming back to her face. “Sure. What game do you want to play?”
“How about strip poker?” I asked. “Although judging by our state of dress, I expect it’ll be a really short game.”
“Oh, yeah, very funny.”
“Okay, fine. How about blackjack?”
“Sounds good.”
“Strip blackjack.”
“Bruce!”
“Just
kidding. Stay here. I’ll go get the cards.” I stood up and headed to
the closet in my brother’s bedroom that held all of the games. There was
a deck of playing cards in there somewhere. After rummaging through it
for a minute, I found what I was looking for, so I headed back into the
living room.
I was almost to the couch when suddenly, for no apparent reason, my towel came undone.
I
didn’t realize what had happened for a second, but by that time it was
too late. My erect member stood straight out, revealed in all its glory
to my cousin Ashley. She gasped in shock, her eyes going wide as she
stared at it. In shock, I stood there naked in front of her, not sure
what to do. It was as if my mind had frozen, and the obvious solution of
picking my towel back up didn’t even occur to me.
Ashley regained her composure first. “So are you going to cover yourself?” she asked quietly.
“Oh.”
I said. “Um, yeah.” I knelt down and lifted the towel from the ground,
and was about to wrap it around my waist when I heard her blurt out,
“Wait a minute.”
If I had half a brain, I would have still
covered myself. If I knew one thing about Ashley, it was that she was
innocent. She was a little shy sometimes, a little reserved. She had
probably never seen a man naked before. This was a new experience for
her, and she liked it. She was confused, and it was wrong for me to take
advantage of her in that way. But no matter how much I told myself
that, I still couldn’t quite bring myself to cover up.
“Why…” she started, still staring at my manhood. “Why is it…”
“Hard?”
I asked, and she nodded, once again blushing from embarrassment. She
wasn’t used to talking about things like that, I could tell.
“Is it me?” she asked.
“No,”
I insisted, but then I realized there was no way to deny it. “Okay,
yes. I’m still thinking about that kiss. And… seeing you in the shower.”
“I’ve never seen one before,” she told me. “Would you mind… leaving your towel off?”
I
couldn’t believe what I was hearing! My cousin Ashley, one of the
cutest girls I had ever met, but one who had always been unobtainable,
even to guys who weren’t her cousin, was asking me to stay naked in
front of her. In that moment, all my resolve melted away, and I knew I
couldn’t refuse her. There was one other thing I wanted, though.
“I’ll leave it off on one condition,” I told her. “You have to take yours off too.”
She
hesitated for a moment, and I thought she was going to refuse. Then she
reached up and slipped her towel off of her body. I stared in awe at
this adorable little sixteen-year-old girl, with her tiny little waist,
perky breasts, and long, slender legs. How I wanted to touch her! But I
didn’t want to take it too fast, and possibly scare her off. So I merely
sat down beside her on the couch, my bare legs touching hers. It felt
so good, and it did nothing to reduce my erection.
“So do you really feel that way about me?” she asked, nervously.
“Well, yes. I mean, I already told you I think you’re gorgeous. And let me add, you’ve got a body to die for.”
She gave a nervous giggle. “You know, maybe this isn’t so weird after all.”
“Do you still want to play cards?” I asked.
“No,” she answered. “Bruce, I changed my mind.”
“About what?”
“Would you… kiss me?”
Would
I! It took all of my self-control not to just tackle her right there.
Instead, I asked very gently, “Are you sure, Ashley? I’m willing to go
as far as you want. I don’t care if it’s wrong. Seeing you there like
that… well, you can see what you’re doing to me.”
In response,
she put her hand behind my head and pulled me in. I hesitated no longer,
but gave her a long, passionate, erotic kiss. My hand went to her waist
and I began to caress her gently. She was trembling ever so slightly,
and now my suspicions were confirmed that she had never been with a man
before. This was a new experience for her, and I wanted to make it as
special as possible.
My hands slowly moved up her waist, drifting
closer and closer to her breasts. I wasn’t sure if she wanted to
continue, because she pulled her head back and glanced down at my hand.
But then she reached out and wrapped her fingers around my engorged
member and I groaned in pleasure. Taking that as my cue, I let my hand
fall on her breast, massaging it gently. Ashley’s breathing became
deeper as I fondled her, her body awakening to the pleasure. She leaned
her head back over the couch and closed her eyes, letting the ecstasy
overcome her.
I moved forward and kissed her gently on the neck,
flicking my tongue lightly against her skin. She gasped and shivered as I
did it, a smile on her face. I went lower, moving off to the side
toward her other breast. They were small and firm, still developing as
her body matured into womanhood.
I loved the feminine smell of
her aroused body, the rising and falling of her chest, and the taste of
her nipple in my mouth as I sucked on it. She let out a quiet moaning
sound as I teased it with my tongue, and I could feel it hardening. Her
skin was so soft and beautiful, I almost wanted to just spend all night
just running my hands and tongue all over her.
I let my free hand
slide down her body toward her pussy. I expected her to close her legs,
but instead she spread them wider to give me better access. She had a
gorgeous covering of hair down there, half hiding the delights beneath.
My fingers made contact with the top of her slit, and she jumped from
the sudden sensation.
I continued to kiss her all over her chest
as my hand rubbed her gently between the legs. She was damp down there,
and growing damper by the minute as I fueled her arousal with my hand.
Her
own hand was busy stroking me, driving me insane with the pleasure. It
felt so good to have this beautiful girl doing this to me, despite the
fact that she was my cousin. Despite her inexperience, she managed to do
a good job of it, and I soon found myself in danger of climaxing. I put
my hand on hers and slowly drew it away.
She raised her head and stared at me questioningly. I leaned in and kissed her again on the lips.
“Ashley,” I told her. “I don’t want you to bring me off like that. I want to do much more with you tonight.”
Her eyes opened wide with what looked like a bit of fear.
“You mean… sex?” she asked.
“Yes,
but not just sex. I want it to be something special for both of us. I
want to carry you into the bedroom, then make love to you, to show you
just how much I care about you. Will you let me be your lover tonight?”
She continued to gaze at me for a few seconds, then to my surprise and delight, she nodded.
I
took my hands off of her for just a second, then slipped one arm behind
her back and the other beneath her knees. Giving her one last kiss on
the lips, I rose to my feet and carried her toward the spare bedroom
where she had been sleeping.
Gently laying her on the bed, I
leaned over once more and kissed her breast. Then I climbed up onto the
bed beside her. By now my manhood was aching to be inside of her.
“Bruce, I’ve never…” she began, but couldn’t finish the sentence. “I mean, this is my first time.”
“Do you want me to stop?” I asked.
“No. I’m just a little nervous.”
“There’s no reason to be nervous. I’ll take care of you,” I told her.
I
continued to kiss her as my hands resumed what they had started on the
couch. She spread her legs once more, and I massaged her there as I
kissed her all over the face, neck and chest.
Once more her
breathing grew heavy from my ministrations. I can’t claim to be an
expert lover, but whatever I was doing, it was working. The heat of her
body, the labor of her breathing, and the dampness between her legs all
told me of her arousal.
I lifted my head up for a moment so that I
could gaze down at her beautiful body spread out on the bed below me.
Her hair was splayed out on the pillow, her hands rested beside her
shoulders, and she gazed up at me with a smile of trust and love. I’m
sure I wore the same expression on my own face, because that was exactly
the same way I felt about her.
I let my hand work as I gazed
down at her, enjoying the look of pleasure on her face and the knowledge
that I was the one giving her that pleasure. I wanted nothing more than
to give her the ultimate pleasure, to bring her with me to erotic
heights that she had never before experienced.
However, I also
wanted to draw it out as long as possible. We had all night after all.
As my hand rubbed her sweet pussy, I lowered my head and sought out her
nipples. She cried out as my tongue made contact, and I grinned. I
licked all over the hardening point, teasing it to arousal. She thrust
her chest out with each breath as if trying to shove her breast right
into my mouth. There would be time enough for that later, though. Right
now I just wanted to toy with her.
For a moment I had the absurd
and comical wish that I had two heads, so that I could stimulate her
other breast at the same time. I almost laughed at the thought, and the
image that went through my mind. Instead, I had to content myself with
moving on to her other breast once I had pleasured the first one enough.
Her
whole body squirmed and pulsed to my ministrations. I could tell she
was excited. It was time to start loosening her up, so I slipped a
finger inside her moist tunnel. Again she cried out in pleasure, a sound
that I was beginning to enjoy very much.
As I gently fucked my
finger inside her slit, I used the thumb of the same hand to massage her
clit. I couldn’t claim to be an expert in lovemaking, but I did at
least know that that was the most sensitive spot on the female body (at
least the outside), so I didn’t want to neglect it. The gasps she made
as I toyed with it were all the encouragement I needed to keep going.
By
this point, I had both of her nipples as hard as a rock. It was time to
stop teasing her and get down to business. I slipped her nipple into my
mouth and sucked on it hard. It was obvious from the sounds she made
that she really enjoyed that, so I continued. So as to spread out the
pleasure all over her body, I alternated between her two breasts,
suckling on one for a couple of minutes, then switching to the other.
From
the increased tempo and pitch of her moans a few minutes later, I could
tell that she was ready for me. I lifted my head up and gazed down once
more into her face with a questioning look. She smiled and nodded, an
unspoken answer to the unspoken question.
I moved over above her.
She gazed up into my eyes, still a little afraid, but she nevertheless
spread her legs to give me access. I lowered myself and placed the head
of my manhood against her opening.
“Does it hurt going in?” she asked.
“The first time, it might hurt a little. But the pain only lasts a minute.”
She
nodded, and I took that as permission to continue. I rolled my hips
forward, sliding inside her a little. She was breathing harder now, her
breasts heaving. I pressed a little deeper, feeling myself run up
against her barrier. She had her eyes closed, waiting for the pain. And
then, in one firm yet gentle motion, I thrust through. She sucked in her
breath, then let it out slowly, and I lowered myself down onto her.
“Was that it?” she asked.
“Yes. That was it.”
“That wasn’t bad at all.”
“I’m glad. I don’t want to hurt you.”
She drew her head up and gave me a kiss. “I love you,” she told me.
I
waited a few minutes, just cuddling and kissing her. Then I began to
thrust, driving my engorged member deep inside of her. She moaned
slightly with each motion as the pleasure filled her. A smile covered
her lips, which I attacked with my own, kissing her hungrily. I loved
the feel of her breasts against my chest, of her pussy wrapped around my
cock, of her hands grasping me tightly, as if trying to pull me in even
closer than we were already.
The pleasure was exquisite. I
hadn’t had a girlfriend in a long time, and this brought back memories
of what I had been missing for so long. It was even better because this
was a girl that I had already loved before I ever started thinking of
her sexually. She was my cousin, the little girl I used to play with
when I was younger. Now that she was older, I was introducing her to an
even better game. I couldn’t believe how fortunate I was to be her first
time.
I continued to kiss her, wildly and passionately now, as
our bodies clung to and thrust into each other. We were both moaning and
gasping and crying out our desire for one another now, lost in the
sexual ecstasy. I loved the warmth of her body against my own, the
softness of her skin and the beauty of her face so close to me.
I
could feel the onset of my orgasm, the building pressure that told me
that soon it would all be over. The gasps coming from Ashley told me
that she was experiencing a similar spike in pleasure. To my delight I
realized that we were going to climax together.
“Ashley, I love
you!” I shouted as I hit my peak, thrusting deep inside of her and
feeling my cock throb as it erupted. Ashley cried out, her body
stiffening and her pussy tightening around me. We held that position a
long time, our bodies pressed close together and frozen as if time
itself had ceased.
It could only have been a few seconds, but it
felt like it had gone on forever. Eventually, as the pleasure subsided,
our bodies relaxed once more, and we collapsed in a satisfied and
exhausted heap.
After it was all over, Ashley cuddled up next to
me and closed her eyes. I lay there awake for a few minutes, thinking
about what had just happened between us. It was true that there would be
little chance of continuing this relationship; once her family came
home tomorrow night we wouldn’t have any more time alone together. Then I
would have to wait another year to see her again. But we were together
tonight, and that was all that mattered. I kissed her on the forehead
and closed my eyes, surrendering myself to sleep and happy dreams.