La storia di una donna viziata e di un guaio a cui tenta di rimediare con l'aiuto del cognato. Una storia di sottomissione e perversione.
Samantha, per gli amici Sam, è la moglie di mio fratello, mia cognata. Figlia di buona famiglia, è una donna molto molto viziata che sembra avere la vocazione di cacciarsi nei guai. La prima impressione che ti dà quando la conosci è quella di una Barbie molto stupida, poi, conoscendola meglio, ti rendi conto che è molto molto peggio: atteggiamento snob, predilezione all'acquisto di cose costose e inutili etc.
Non so come sia potuto accadere che mio fratello oltre ad innamorarsene abbia avuto addirittura il coraggio di sposarsela. C'è da dire che la famiglia a cui appartiene Sam è molto facoltosa e prestigiosa. Forse uno dei motivi che hanno spinto mio fratello al matrimonio con lei sono stati dettati dalla speranza di poter beneficiare di soldi e prestigio della sua famiglia. Ma così non è stato: dopo l'annuncio di fidanzamento ufficiale, la famiglia di Sam ha pensato bene di estrometterla da tutto nonchè di tagliarla fuori dall'eredità. Sam, rea di aver deciso di sposare un comune mortale con un conto in banca a 5 cifre, piuttosto che un ricco imprenditore con yacht e aereo privato, era stata considerata dalla sua famiglia una pecora nera.
Ovviamente mio fratello, sentendosi in colpa per la decisione presa dalla famiglia di mia cognata, aveva cercato in tutto e per tutto di continuare a dare a Sam il lusso desiderato. E così, mentre Sam continuava a frequentare boutique costose, locali alla moda e a fare la vita di Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany, quell'imbecille di mio fratello aveva cominciato a lavorare come un mulo, a perdere la salute dietro al lavoro e trasformarsi in una specie di zombie stacanovista pur di garantire a Sam il tenore di vita che aveva da ragazza.
Mia cognata, piuttosto che essere riconoscente a mio fratello e tirare la cinghia rinunciando a qualche lustrino, aveva invece continuato a spendere e spandere come se nulla fosse. Dentro di me ero molto risentito nei suoi confronti e biasimavo le scelte di mio fratello che avrebbe potuto educarla alla parsimonia piuttosto che assecondarla in quel suo folle shopping senza limiti. Da buon attore di teatro che sono però il mio atteggiamento di facciata con loro è sempre stato molto cordiale e amichevole: per loro ero il fratello perfetto e il cognatino preferito.
Il caso volle che mia cognata si fosse cacciata nei guai e che mi venisse data occasione di poterle dare una bella lezione di vita.
Ed è quello che andrò a raccontarvi.
Sam mi aveva chiamato al telefono, chiedendomi di raggiungerla in un caffè in centro. La sua voce era molto preoccupata, avevo l'impressione che qualcuno l'avesse minacciata pesantemente. Quanto avevo immaginato non era molto distante da quello che le era realmente accaduto. Aveva riservato un tavolino in una zona un po' in disparte del locale. Vedendomi arrivare mi aveva fatto cenno con la mano in modo che la potessi raggiungere.
"Sono finita nei guai." - aveva esordito senza tanti giri di parole - "Per evitare di dare fondo alla carta di credito di tuo fratello ho chiesto un prestito ad una persona che credevo fosse un amico e che invece non si è dimostrato tale".
Sorseggiò nervosamente la tazza di thè che aveva davanti prima di continuare.
"Ha cominciato ad assillarmi di telefonate e messaggi, ha minacciato di andare a raccontare tutto a tuo fratello, ha cominciato a perseguitarmi. Probabilmente le gomme della mia auto squarciate stamattina sono opera sua."
Mi guardò negli occhi, riuscivo a percepire chiaramente la sua paura.
"Devi aiutarmi. Stamattina mi ha seguita fino a qui, mi ha tirata in un angolo della strada e mi ha puntato il coltello alla gola. Mi ha detto che si è stancato di aspettare e che se non gli dò tremila euro troverà il tempo e il modo di togliermi di mezzo e di farlo sembrare un incidente".
Avrei tanto voluto scoppiare a ridere: probabilmente la metà del suo racconto era stato inventato o ingigantito per cercare di coinvolgermi emotivamente. Decisi di stare al gioco e di mostrarmi preoccupato tanto quanto lei.
"Farò qualsiasi cosa per sdebitarmi," - concluse - "te lo giuro."
"Qualsiasi?" - le chiesi, per accertarmi che fosse cosapevole di quello che aveva appena detto.
"Qualsiasi." - mi rispose sicura.
Rimasi in silenzio per qualche minuto cercando di pensare ad un piano che mi permettesse di tirarla fuori da quel casino ma al tempo stesso di punirla a dovere.
"Ok Sam" - le dissi - "Adesso ti alzi e vieni via con me. Manda un messaggio a questo tizio e digli di farsi trovare a questo tavolino tra due ore e avrà i suoi soldi"
Presa dalla foga per la buona notizia che le avevo appena dato, si era alzata improvvisamente gettandomi le braccia al collo, facendo cadere a terra tutto quello che c'era sul tavolino,.
"Grazie! Grazie!" - mi sussurrò eccitata.
Dopo averle pagato il conto (con i debiti che aveva ci mancava pure che pagasse lei), eravamo usciti dal locale per andare a prendere la mia auto. Durante il tragitto avevo chiamato un mio amico in banca chiedendogli di preparare il denaro necessario scalandolo dal mio conto. Dopo essere saliti in auto avevo guidato fino a casa mia.
Sam era rimasta per un attimo interdetta: "Ma...non dovevamo andare in banca?"
Le risposi con tono calmo e pacato: "Sam, che sia chiaro: io non sono mio fratello. Se vuoi i miei soldi dovrai essere pronta a tutto e fare esattamente quello che ti dirò. Prendere o lasciare".
Sebbene fosse un po' perplessa, decise di accettare, scendere dall'auto e mi seguì in casa. La accompagnai in salotto. La feci sedere sul tavolinetto che si trovava davanti al divano, mentre io mi accomodai sul divano di fronte a lei. Rimasi in silenzio a fissarla. Lei mi guardava con aria interrogativa, fremendo in attesa di una mia reazione. Provai un sordido piacere nel tenerla sulle spine.
Poi esordìi con il mio primo ordine: "Spogliati."
"Cosa?" - mi chiese sbalordita.
"Hai detto che farai qualsiasi cosa per sdebitarti. Prendere o lasciare, giusto?" - le ricordai.
Dopo un istante di esitazione, si mise in piedi e cominciò a togliersi il foulard, la giacca, la camicetta di seta e infine la gonna del suo tailleur grigio. Sotto al vestito indossava un guepiere nera, un paio di slip semitrasparenti e delle calze autoreggenti molto sexy. Devo ammettere che i gusti di mia cognata erano davvero raffinati. Sebbene fossi abbastanza eccitato da quella visione, cercai di non perdere il contegno: il mio obiettivo principale era quello di darle la lezione che mio fratello in cinque anni di matrimonio non era riuscito a darle.
"Togli tutto Sam" - le dissi con tono autoritario visto che, dopo essere rimasta in intimo, continuava ad indugiare.
Arrossì. Cominciò a togliersi le scarpe, per poi proseguire con la guepiere e infine con le mutandine.
Rimase a guardarmi portando una mano al petto per coprirsi il seno e l'altra in mezzo alle gambe per nascondere il suo sesso.
"Girati." - le dissi con tono fermo.
Dopo essersi girata mi alzai in piedi e le sferrai un sonoro ceffone sul sedere.
Si lasciò sfuggire un urlo, più per la sorpresa del mio gesto che per il dolore che le avevo causato.
"Adesso voltati e guardami" - le dissi.
Tornò a fissarmi negli occhi.
"Evidentemente hai chiaro il concetto della parola tutto" - le dissi.
"Io...non capisco..." - mi aveva detto perplessa.
"Vieni con me" - le dissi dirigendomi in camera da letto.
Mi aveva seguito senza fiatare. Entrati in camera le avevo indicato lo specchio a figura intera che tenevo in un angolo della stanza.
"Guardati" - le dissi
Si avvicinò in silenzio e cominciò a osservarsi senza dire nulla.
Mi spostai dietro di lei. La fissai negli occhi tramite lo specchio e le chiesi: "Cosa ti avevo chiesto, Sam?"
"Di togliere tutto. Ma..." - mi rispose
Il rumore di una forte sculacciata sul suo sedere rimbombò dentro la stanza: "E tu cosa hai fatto?"
"Ho tolto tutto, non capisco cosa vuoi dire..." - rispose con fare insicuro
Le diedi un terzo ceffone sul sedere più forte dei primi due: "Vuoi forse dirmi che le autoreggenti che porti sono un tatuaggio?"
Senza ribattere portò le mani sulle gambe e fece scorrere le autoreggenti nere giù fino ai piedi. Si rimise dritta di fronte allo specchio tornando a coprirsi con le mani il seno e il sesso.
Le diedi una quarta sculacciata chiedendole: "Ti ho forse chiesto di coprirti?"
Portò immediatamente entrambe le braccia lungo i fianchi mettendo in mostra il suo seno sodo e il pube completamente rasato ad eccezione di una deliziosa v di peli. Sul seno delle areole rosa scuro circondavano i suoi capezzoli dritti per l'eccitazione. Le percosse ricevute e il ritrovarsi nuda davanti a me l'avevano eccitata vistosamente.
"Siediti sul letto, apri le gambe e metti bene in mostra il tuo sesso" - le ordinai.
Si accomodò sul bordo del letto, poi, fissandomi negli occhi aprì le gambe mettendo in mostra il suo sesso eccitato. Una goccia di piacere le stava colando sul sedere, le grandi labbra erano gonfie e leggermente aperte, il clitoride ben eretto.
"Vuoi scoparmi?" - mi chiese diretta.
"Dovrei?" - le risposi prendendo il mio telefono - "Mi sto solo garantendo che pagherai il debito che stai per contrarre con me".
Le scattai alcune foto. Cercò di provocarmi facendo uno sguardo sexy, portando una mano sul suo sesso e aprendo in modo osceno le grandi labbra. Era così stupida da non capire che mi stava facilitando le cose.
"Rivestiti e andiamo a prendere i soldi" - le ordinai infine.
Usciti di casa e aver preso l'auto, passammo in banca a prendere i soldi e infine tornammo al caffè. Il tizio a cui Sam doveva i danaro ci aspettava al tavolino come stabilito. Mi sedetti di fronte a lui, Sam rimase in piedi tra di noi.
"Quanto ti deve questa troia?" - gli dissi atteggiandomi da duro
"Tremila" - mi rispose secco.
Poggiai le mazzette sul tavolino: "Contali."
"No, mi fido" - mi rispose.
"Contali o da questo locale non esci vivo" - mimai con le mani una pistola.
Cominciò a contare i soldi, concludendo con un "Ok, sono tutti".
Intravedevo un po' di paura in lui, intuendo di avere davanti un mezzo idiota.
"Prendi il telefono, cancella dalla rubrica il numero di telefono e i messaggi che hai mandato a questa troia. Da questo momento per te lei è una sconosciuta. Ho sufficienti agganci per venirti a cercare e ammazzarti come un cane se non le starai alla larga" - stavo bluffando, ma avevo recitato in modo abbastanza convincente visto che lo vidi armeggiare nervosamente con lo schermo del telefono.
"Adesso ti alzi e sparisci per sempre" - conclusi.
Si alzò e uscì lentamente dal locale. Sam nel frattempo aveva accennato un sorriso trionfante.
Stava per sedersi sulla sedia lasciata vuota dal suo 'amico' quando la bloccai: "Ti ho chiesto di sederti?"
"N...no" - balbettò mia cognata, tornata seria e riacquistando il contegno appena perduto.
"Sam, adesso il tuo debito è nei miei confronti." - le parlai con voce grave - "Da domani il tuo 'farò qualsiasi cosa per sdebitarmi' si tradurrà nel presentarti da me ogni mattina alle otto ed eseguire alla lettera quello che ti ordinerò. Sarà così ogni giorno finchè non mi avrai restituito fino all'ultimo centesimo. Se dovessi cambiare idea le foto che ho finiranno sul telefono di mio fratello e su quello di tuo padre"
Il terrore si dipinse sul volto di Sam: avevo colpito nel segno. Sam stava prendendo seriamente le mie minacce, sebbene stessi palesemente bluffando. Non conoscevo il padre di Sam; l'avevo incontrato una sola volta al loro matrimonio, dopo il banchetto avevo scherzato con lui bevendo un po' di Brandy, ma non ci eravamo mai scambiati i numeri di telefono nè tantomeno eravamo rimasti in contatto.
"Puoi andare" - le dissi infine, congedandola come uno dei membri della sua spocchiosa famiglia con un cameriere qualsiasi.
Rimasi a fissare il tavolino mentre la sentìi allontare da me.Il giorno dopo Sam si era presentata a casa mia con 5 minuti di ritardo.
Dopo
averla fatta entrare le avevo ordinato di spogliarsi, di spegnere il
telefono e di raggiungermi in camera da letto. Entrato in camera da
letto ero andato a prendere una cintura. Sam mi aveva seguito in
silenzio dopo qualche minuto.
"In ginocchio, ai piedi del letto" - le avevo ordinato.
Si inginocchiò. Le spinsi il busto sul letto e feci in modo che portasse entrambe le mani dietro la schiena.
"A che ora ti avevo ordinato di venire qui?" - le chiesi
"Ah, già, scusa...è che per strada ho incontrato traff..." - non le lasciai terminare la frase.
Usai la cintura che tenevo in mano per assestarle sul sedere un colpo deciso.
Urlò dal dolore.
"Signorina Samantha, credo che lei abbia evidenti problemi di udito. Qual è l'ultima domanda che le ho fatto?" - le chiesi.
"Mi hai chiesto a che ora sarei dovuta venire" - rispose ansimando.
"E la risposta alla mia domanda era...?" - la incalzai.
"Alle otto." - rispose
"Bene. Con quanti minuti di ritardo ti sei presentata?" - continuai.
"Cinque, credo" - fu la sua risposta.
Senza
aggiungere altro le scagliai per cinque volte la cintura contro il suo
sedere. Questa volta non urlò. Cerco di soffocare i gemiti ad ogni mio
colpo. Il suo respiro era diventato molto affannato. Le misi una mano
tra le gambe: era completamente fradicia.
"A che ora ti presenterai domattina?" - le chiesi.
"Otto in punto" - mi rispose.
"Bene, adesso alzati e seguimi" - le avevo infine ordinato
Si
rialzò. Mi seguì zoppicando per via delle percosse ricevute. La portai
nello sgabuzzino. Le mostrai l'occorrente per spolverare e infine le
dissi: "Toglierai la polvere dal salotto e poi passerai l'aspirapolvere"
"Nuda?" - mi chiese dubbiosa.
Le
risposi con una sculacciata sul sedere. Andai in cucina per sbrigare
alcune faccende al pc mentre lei si mise a lavoro in salotto. La sentìi
accendere e passare l'aspirapolvere e poi andare a rimettere tutto nello
sgabuzzino. Non sentendo più alcun rumore, mi alzai e l'andai a
cercare: la trovai seduta sul divano.
"In camera da letto. Adesso" - le ordinai.
Mi
seguì in silenzio. Entrati in camera senza che le dicessi nulla si andò
ad inginocchiare ai piedi del letto portando le mani dietro la schiena e
sdraiando il busto sul letto.
"Quando finisci di fare quello che ti ho ordinato, cosa devi fare?" - le chiesi prendendo la cintura che avevo usato poco prima.
"Io pensavo che..." - anche stavolta non ebbe il tempo di finire la frase. Colpìi il suo sedere con forza facendola urlare.
"Devi venire a cercarmi e chiedermi se c'è altro che puoi fare per me." - le dissi con voce pacata - "Tu invece cosa hai fatto?"
"Mi sono seduta per riposarmi" - rispose.
Le sferrai un altro colpo con la cintura facendola gemere di dolore.
"E quanto è durato orientativamente questo tuo 'riposo'?" - le avevo chiesto
Non mi rispose: sapeva che qualsiasi numero avesse detto sarebbero corrisposte altrettanti colpi di cintura sul suo sedere.
"Facciamo cinque minuti?" - le chiesi, senza ricevere risposta.
Samanta si preparò a ricevere cinque dolorosi colpi di cintura sul sedere.
"Sei forse venuta qui a riposarti?" - le avevo poi chiesto.
La sua non risposta si meritava l'ennesimo colpo di cintura sul sedere che non tardò ad arrivare.
"Non ho sentito" - le dissi.
"Sono venuta per fare tutto ciò che mi ordini" - rispose.
Guardai
tra le sue gambe. Alcune gocce di piacere le stavano scorrendo
nell'interno coscia. Scoprire che quella troia di mia cognata si
eccitava a suon di cinghiate mi causò un'improvvisa erezione. Mi
sbottonai la patta e tirai fuori il mio mio membro. Mi avvicinai al
letto. Lei capì immediatamente e senza che le ordinassi nulla si mise in
ginocchio davanti a me e cominciò a succhiarmelo. Lo fece con dedizione
e maestria, fissandomi negli occhi e lavorando sia con la bocca che con
le mani.
"Sei davvero brava" - le dissi soddisfatto del trattamento che stavo ricevendo
"Quello
stupido di tuo fratello non mi fa fare mai queste cose, non immagina
cosa si perde" - mi risponse togliendosi per un istante il mio sesso
dalla bocca, guardandomi con una espressione da porca soddisfatta.
Mi
partì uno schiaffone fortissimo sulla guancia che le fece perdere
l'equilibrio facendola cadere sul tappeto. Mi chinai su di lei e le
afferrai con forza la gola.
"Che sia chiaro Samantha: ogni volta
che mancherai di rispetto a mio fratello, avrai mancato di rispetto a
me, ogni volta che gli farai del male, lo avrai fatto a me, ogni volta
che oserai trattarlo male, verrai punita. Lui si spacca la schiena per
darti questa vita dorata e tu lo ripaghi umiliandolo. Da oggi, quando
sarai con lui, dovrai essere rispettosa e ubbidiente esattamente come
stai facendo con me, ci siamo capiti?"
Sam mi guardò
terrorizzata. Riuscivo a percepire le sue palpitazioni sulla giugulare.
Aveva finalmente capito che non era un gioco e che non stavo scherzando.
Mollai la presa scaraventandola a terra. Lei, dopo aver tossito un paio
di volte, si rimise in ginocchio di fronte a me e senza perdere tempo
tornò al lavoro che aveva interrotto.
Passarono diversi minuti in
cui si dedicò con maestria al mio sesso. Vedendo che non accennavo a
venire e accusando un po' di stanchezza mi aveva chiesto: "vuoi
scoparmi?"
Le indicai i piedi del letto. Lei, senza dire nulla si
rimise nella posizione usata per prendere le cinghiate, aspettando che
mi posizionassi dietro di lei e la montassi. Ricevette invece due forti
cinghiate sul sedere.
"Non devi essere tu a proporre, devo essere
io a ordinare" - le dissi prima di sferrarle una terza cinghiata sul
sedere - "Adesso termina il lavoro che hai iniziato."
Si rimise
in ginocchio di fronte a me, cominciando a massaggiare nuovamente il mio
sesso con le mani e con la bocca. Improvvisamente le afferrai la testa
con entrambe le mani e le spinsi in gola il mio membro. Si staccò da me
per poter tossire. Cercò di riprendere rapidamente il controllo e di
tornare al dovere. Tornai a poggiarle le mani sulla testa. Questa volta
conosceva le mie intenzioni e quando le affondai il mio sesso in gola si
lasciò penetrare senza opporre resistenza. Continuai a scoparla in
bocca in modo sempre più brutale fino a quando non venni, scaricandole
direttamente nella gola tutto il mio piacere.
Mi staccai da lei e
mi sedetti sul letto per riprendere fiato. La guardai. Il suo viso era
sconvolto, il trucco mescolato con le lacrime le colava lungo le guance,
il mento e il petto rigati dalla saliva che le era uscita dalla bocca
durante il lavoretto che mi aveva fatto. Si era seduta sulle gambe, i
suoi capezzoli erano dritti e duri. Dalla mia posizione non potevo
vedere il suo sesso ma ero sicuro che fosse terribilmente eccitata.
Guardai l'orologio. Era quasi ora di pranzo.
"Rivestiti e torna a casa" - le dissi - "Ci vediamo domani".
Pranzai
e mi preparai per andare a lavoro. Dopo un lungo pomeriggio di lavoro
ricevetti in serata un messaggio da mio fratello: "Chiamami appena puoi,
è importante".
Provai a chiamarlo dopo cena ma trovai spento. Mi richiamò verso mezzanotte.
"Sono
preoccupato per Sam" - mi disse - "Erano giorni che la vedevo strana,
assente. Stasera poi, tornato a casa, ha fatto l'esatto opposto. Nel
pomeriggio aveva mandato via la cameriera e si era messa in cucina a
preparare la cena. Mi ha fatto trovare la tavola apparecchiata con il
servizio buono, le candele accese, il vino che normalmente teniamo per
gli ospiti. Ho provato a domandarle se ci fosse qualcosa che dovesse
chiedermi. Mi ha risposto abbracciandomi e dicendomi che le ero
mancato."
"E questo dovrebbe preoccuparti?" - risposi trattenendo una risata
"No,
cioè sì... Non è da lei...poi, dopo cena, invece che andare a prendere
posto sul divano e lasciarmi sparecchiare e mettere a posto mi ha detto
di lasciare stare tutto com'era e mi ha trascinato in camera da letto.
E' stata una furia...ti giuro...non era lei!" - continuò a raccontarmi
preoccupato - "Senti...io ho paura che le stia succedendo qualcosa...se
provo a chiedere io, lo sai, è tempo perso...non è che tu..."
Si interruppe un attimo. Sentìi la voce di Sam che lo chiamava: "Amore? Che fai a telefono a quest'ora?"
"Devo andare. Ti chiamo dopo." - mi liquidò, chiudendo la conversazione
Mi
richiamò verso le due iniziando con: "C'è stato il secondo round. So
che non dovrei raccontarti queste cose ma...a letto Sam è diventata
un'autentico terremoto. Sono molto preoccupato."
"Ma cosa posso farci io?" - gli chiesi
"Senti...tu
sei il cognatino preferito, sei un bravo attore e sei molto perspicace
nel capire cosa sta pensando una persona, credo che tu possa riuscire a
scoprire cosa c'è sotto. Stasera le ho detto che le devi parlare, che
hai delle cose importanti da dirle. Domattina viene da te."
"Ma sei scemo? E che mi invento?" - sghignazzai nervosamente
"Non
lo so...inventati qualche stronzata, falle uno di quei discorsi
filosofici complicati. Sei bravo a recitare, è il tuo mestiere...cerca
di farla parlare e di capire che le sta succedendo."
Riattaccai
dopo averlo salutato. Sapevo perfettamente quello che stava succedendo,
ma non potevo mica raccontarlo a mio fratello. Sam era tornata a casa
infoiata come un animale in calore. Memore della lezione ricevuta quella
mattina sul rispetto che doveva portare a mio fratello aveva recitato
la parte della perfetta mogliettina e alla fine aveva sfogato su di lui a
letto tutti gli istinti e le voglie più basse. Scopava lui perchè non
aveva potuto farsi scopare me. Cercava in lui il piacere che io le avevo
negato. Cominciai a pensare a come gestire adesso la situazione e cosa
inventarmi con mio fratello. Ma soprattutto pensai a come punire mia
cognata che aveva usato mio fratello egoisticamente per ottenere quello
che non aveva potuto ottenere quella mattina da me.
Avevo fatto tardi la notte prima e il suo arrivo mi aveva svegliato. Le andai ad aprire in pigiama.
"Fatto già colazione?" - mi chiese sorridente mostrando tra le mani un vassoietto di cornetti appena sfornati.
"Entra. Ho bisogno di una doccia, la casa la conosci" - le dissi.
Andai in bagno. Dopo aver fatto doccia e barba andai in cucina in accappatoio. Trovai Sam nuda in piedi accanto al tavolo. Aveva spento il telefono, mi aveva preparato la colazione ed era rimasta ferma in attesa di ricevere altri ordini.
"C'è qualcosa che posso fare per te?" - chiese con impazienza
"Vedo che impari in fretta" - le commentai passandole accanto e dandole un buffetto su una natica. Sobbalzò sorridendo.
"Hai fatto colazione?" - le chiesi
"No." - mi rispose
Avrei potuto lasciarla digiuna o terminare di fare colazione prima di permetterle di mangiare. Ma non era venuta per essere umiliata senza un motivo, era lì per imparare a prendere decisioni corrette, a evitare di cacciarsi nei guai, a scendere dal piedistallo e a vivere rispettando chi le stava accanto, soprattutto chi l'amava.
"Siedi e fai colazione con me" - le dissi
Rimase stranita da quell'ordine inaspettato. Si sedette e mangiò in silenzio.
"Sam, stanotte mi ha chiamato mio fratello..." - le dissi - "...è preoccupato per come ti sei comportata con lui"
"Vuoi punirmi?" - chiese subito, mettendosi sulla difensiva
"Non lo so, vedremo. Ho apprezzato il fatto che sei diventata più servizievole con lui ma..."
"Ma?" - chiese ansiosa
"Ma quello che è successo dopo cena va bene e non va bene" - le dissi
"Non capisco...che vuoi dire?" - mi disse perplessa
Evitai di risponderle. Dopo aver terminato la colazione le indicai la camera da letto. Andò a posizionarsi ai piedi del letto, preparandosi a ricevere una dose di cinghiate. Dopo averla raggiunta avevo preso la cintura e mi ero posizionato accanto a lei.
"Mio fratello mi ha raccontato che stanotte sei stata una furia a letto. Perchè?" - le chiesi.
"Perchè ho imparato che devo portare rispetto. Non era questo che volevi?" - mi rispose.
Le sferrai la prima cinghiata sul sedere: "Sai che non è la verità".
"Ti giuro, è così!" - mi rispose cercando di nascondere il dolore.
Una seconda cinghiata più forte della prima la fece gemere di dolore.
"La lezione che devi imparare oggi è non mentire con me" - dissi sferrando la terza cinghiata sul suo sedere.
Sam si ostinava a non rispondermi. Dovetti scagliarle altre tre volte la cintura sul sedere prima che si arrendesse.
"Basta, ti prego..." - sussurrò - "...lasciami riprendere fiato".
"Non devi godere delle cinghiate che ti do. Non stiamo giocando Sam, sei qui perchè mi devi dei soldi e perchè devi imparare a vivere e a portare rispetto" - dicendo questo le scagliai l'ennesimo colpo di cinghia
Si contorse su se stessa per il dolore. Infine decise di parlare.
"Ieri mi hai usata come meglio hai creduto...mi hai umiliata...mi hai dato delle lezioni che mi meritavo" - iniziò a dire con la voce roca - "...sono tornata a casa con buoni propositi, ho mandato via la cameriera...piuttosto che spendere i soldi a chiacchierare con le amiche in qualche caffè ho capito che posso dedicarmi alla casa e risparmiare lo stipendio alla cameriera"
Pensai che la cosa promettesse bene, sebbene Sam non fosse ancora arrivata al punto.
"Stamattina mi sono alzata prestissimo...erano anni che non lo facevo. Ho sparecchiato le cose che erano rimaste della cena di ieri, ho rassettato casa e gli ho fatto trovare la colazione pronta..."
Rimasi in silenzio in attesa che aggiungesse qualcos'altro, ma non sembrava avesse intenzione di continuare.
"Hai saltato di proposito quello che è successo stanotte. Mi stai risevando il gran finale o stai solo prendendo tempo e cercando di aggirare la domanda?" - le chiesi spazientito
"Ok, hai vinto." - mi disse rimettendosi in ginocchio ai piedi del letto pronta a ricevere altre cinghiate - "Dammene un'altra...solo un'altra e ti dirò tutta la verità"
Il cervello umano è un'organo veramente strano. Ciò che ad una persona può sembrare follia per un'altra è l'assoluta normalità. Nel mondo del teatro ho incontrato così tante persone particolari da aver modificato i miei canoni di follia. Sam mi stava chiedendo di picchiarla perchè, era ormai evidente, provava piacere nel farsi sottomettere in quel modo. Non si trattava di follia ma della consapevolezza di aver scoperto una sfaccettatura molto particolare della sua sessualità. Decisi di accontentarla, sebbene non fosse "educativo".
Dopo aver ricevuto la cinghiata sul sedere iniziò: "Sono una persona egoista, stanotte ho scopato tuo fratello sognando che fossi tu a prendermi e a possedermi. Ho usato lui per procurarmi il piacere che ieri hai negato a me. Mi sono detta che con la scusa del portare rispetto avrei potuto mentirti e dirti che lo facevo per dare a tuo fratello il sesso che in questi anni gli ho negato."
Alzò il viso e mi guardò sorridendo: "Prometto di non mentirti mai più. Ma...adesso che sai che piacchiandomi provo piacere come la mettiamo?"
Tirai fuori il mio membro eretto senza dire altro. Sam si mosse per usare la bocca e le mani su di me.
L'unica punizione che mi era rimasta per "educarla" era scoparla in bocca e impedirle di provare piacere. Dopo averla fatta lavorare con mani e bocca sul mio membro, le scaricai ancora una volta in gola il mio piacere. Lei bevve fino all'ultima goccia.
"Ho imparato la lezione" - mi disse con sguardo implorante - "Adesso però...ti prego...scopami...oppure picchiami...o tutte e due...fai tu"
"Sam, il tuo debito con me non è ancora estinto" - le risposi - "non sei qui per godere ma per servirmi fino a quando non riavrò i miei soldi"
Si mise in piedi e con aria rassegnata mi disse: "Cosa posso fare per te, adesso?"
"Torna a casa e trova un modo furbo per ridarmi indietro i soldi che ti ho prestato, evitando di metterti nei guai."
Forse aveva capito cosa volevo dire. Si rivestì e dopo avermi dato un bacio sulla guancia e avermi ringraziato se ne andò.
Il giorno dopo alle otto in punto si presentò a casa mia.
"Hai già fatto colazione?" - mi chiese mostrandomi i cornetti caldi appena comprati.
La feci entrare e la accompagnai in cucina. Avevo appena terminato di preparare il caffè.
"Siediti" - le dissi.
Rimase in piedi aspettando che le rivolgessi lo sguardo. Appena ebbe la mia attenzione prese la borsetta e tirò fuori i tremila euro che mi doveva.
"Ho venduto i gioielli e le cose inutili che avevo comprato" - mi disse - "Ho tenuto solo le cose che mi ha regalato tuo fratello".
Continuò raccontandomi come la sera, tornata a casa, aveva parlato con mio fratello, confessandogli di essersi messa nei guai e di aver chiesto aiuto a me. Non gli raccontò tutta la verità ma solo il minimo indispensabile per spiegare lui quel repentino cambiamento nel modo di comportarsi. Quella notte non fecero l'amore, disse lui che per un problema che non aveva ancora risolto non poteva.
"Credo di aver sistemato tutto" - concluse Sam.
Proprio in quell'istante cominciò a vedere tutto annebbiato. Persi rapidamente conoscenza. Mi risvegliai completamente nudo, legato a letto. Ero stato sapientemente narcotizzato dalla mia perversa cognatina che adesso si trovava tra le mie gambe e si stava dedicando con mani e bocca a farmelo venire duro.
"Sam, che fai?" - le dissi
"Mi prendo il piacere che mi hai negato durante questi giorni" - mi rispose alzandosi e posizionandosi a cavalcioni su di me - "Il debito che avevo verso di te l'ho estinto stamattina, ma non siamo ancora pari."
Si impalò sul mio palo di carne iniziando a cavalcarmi in modo furioso. Dopo pochi minuti raggiunse il suo primo orgasmo. Si piegò su di me cercando con la sua bocca le mie labbra le sfiorò e vedendo che io cercavo di ritrarmi mi sussurrò: "So che mi punirai per quello che ti sto facendo...ma ero arrivata ad un punto tale da essere pronta a fare qualsiasi cosa pur di averti dentro di me"
Cominciò nuovamente a muovere il bacino su di me, alla ricerca del suo secondo orgasmo che non tardò ad arrivare. Questa volta fu più intenso del primo: le pareti della sua vagina cominciaro a contrarsi attorno al mio membro stimolandomi pericolosamente.
Cominciò a provocarmi: "Picchierai la tua dolce cognatina? Le insegnerai a soffocare la sua troiaggine?"
Si tirò sù e diede inizio ad una terza folle cavalcata sul mio membro. Giunto ormai al limite di sopportazione, dovetti cedere anche io all'orgasmo. Le venni dentro, anticipando di poco il suo orgasmo. Distrutta, ansimante ma appagata tornò a distendersi su di me. Tornò a cercare la mia bocca con la sua. Cedetti anche alla tentazione e la baciai.
Era tutto così assurdo: da carnefice quale ero stato, mi ritrovavo improvvisamente ad essere vittima di Sam, schiavo dei suoi perversi voleri.
Sam interruppe il bacio per annunciarmi: "Ho un regalino per te"
Uscì dalla camera da letto per andare in cucina a prendere il regalo. Rientrò con il sacchetto di carta e un sorriso sornione. Decise di slegarmi: mi aveva fatto godere e sapeva che non avrei reagito male alla mia liberazione. Mi diede il sacchetto, dicendomi sorridendo: "Aprilo"
Tirai fuori dal sacchetto un frustino.
"Ti servirà per mettermi in riga." - mi disse baciandomi sulla punta del naso.
Poi si alzò e lentamente andò a prendere la sua posizione ai piedi del letto.
"La tua cognatina perversa è stata taaanto cattiva...ti ha narcotizzato, ti ha violentato, ti ha posseduto contro la tua volontà...credo sia arrivato il momento di punirla a dovere" - mi disse con voce eccitata
Mi alzai e, frustino alla mano, mi avvicinai a lei. Notai che qualcosa di strano sui suoi polsi, due tatuaggi.
"E questi?" - le chiesi accarezzandole la pelle.
"Ah, che sbadata...quelle sono le tue iniziali. L'ho fatto per non dimenticare mai più quello che mi hai insegnato" - disse.
Attese qualche istante e poi aggiunse: "Ok...non voglio mentirti. L'ho fatto perchè oltre ad essere la moglie di tuo fratello, che ti piaccia o no, sono stata e sarò per sempre la tua troia."
Iniziai a percuoterla con il frustino, lente ed inesorabili scudisciate sul sedere intervallate dai suoi gemiti. Poi, sentendola tremendamente eccitata, mi andai a posizionare dietro di lei, in ginocchio, indirizzando il glande del mio membro ormai completamente eretto nel suo sesso umido ed accogliente. Cominciai a possederla in quella posizione regalandole un numero di orgasmi che dopo un po' smisi di contare. La cavalcai, come si cavalca una puledra imbizzarrita, tenendola saldamente ora per i capelli, ora per i fianchi, ora per la gola.
Un devastante orgasmo fece vibrare il mio corpo. Le scaricai dentro una quantità di sperma che mi sembrò infinita.
Mi accasciai su di lei, sul suo corpo sudato. Ci ritrovammo entrambi ansimati, appagati e consci di aver stretto un nuovo, perverso e indissolubile legame tra di noi.