Vi propongo adesso la fantasia su una istruttrice di nuoto dagli occhi meravigliosi che ho conosciuto anni fa e alla quale non ho mai avuto il coraggio di dire quanto sia bella. Il racconto ha riferimenti a fatti abbastanza recenti che mi hanno impedito di tornare a rivedere questa splendida ragazza, inconsapevole musa a cui ovviamente dedico il presente.
N.B. I protagonisti del racconto si intendono maggiorenni e consenzienti
Valentina è il nome di una istruttrice di nuoto che lavora presso la piscina che frequenta mio figlio.
E' indubbiamente una bella ragazza, ha i capelli a caschetto di colore castano, delle forme generose e degli occhi meravigliosi.
Questi ultimi sono stati la mia croce e la mia delizia fin dal primo giorno che l'ho notata in piscina.
A differenza di tutti gli altri papà, intenti a fissare il suo sedere o il suo seno (e quello delle altre istruttrici) io non riuscivo a staccare il mio sguardo dai suoi occhi verde chiaro.
Era un piacere portare mio figlio alle lezioni di nuoto, poggiarmi su una delle balaustre delle tribune che davano sulla piscina, e rimanere a fissare Valentina che nel frattempo era intenta a lavorare con i ragazzi. Era altresì una tortura aspettare che Valentina alzasse lo sguardo per poter ammirare i suoi occhi.
Non sono sicuro se lei avesse notato il mio sguardo così insistente, probabilmente no:
di gente che stava a guardare gli istruttori a lavoro ce n'era molta, per non parlare del fatto che lei fosse lì per lavorare, per badare ai ragazzini e non per guardarsi intorno.
Insomma, sebbene il mio interesse per i suoi occhi con il passare dei giorni non diminuiva, le mie folli fantasie di finirci a letto, per mia fortuna, erano diventate meno frequenti e meno assillanti. E questo fu un bene.
Ho infatti un grosso difetto: da sempre sono totalmente negato nel far colpo sulle persone per cui provo un particolare interesse. Sui libri la chiamano 'mancanza di autostima', 'timidezza'; quel che so è che se normalmente riesco ad essere amichevole con tutti, simpatico e aperto, dall'altro lato quando mi confronto con chi provo una forte attrazione sono un totale disastro, mi sento impacciato, faccio battute infelici, risulto una persona pesante, al limite dell'antipatico.
Una serie di circostanze favorevoli riuscirono però a farmi conquistare Valentina malgrado questi miei profonid limiti al mio carattere.
Lezione dopo lezione, sia lei che gli altri istruttori si abituarono alla mia presenza in piscina; avevo iniziato a salutare tutti non appena mi rivolgevano lo sguardo, con i più espansivi ed estroversi avevo iniziato a scambiare qualche battuta senza entrare troppo in confidenza. Anche Valentina, come gli altri, con il passare del tempo aveva iniziato a salutarmi, e ad accennare un sorriso quando il suo sguardo incontrava il mio. Con lei però non era mai capitato di scambiarci qualche battuta, di rompere il ghiaccio.
Il giorno in cui finalmente ci rivogemmo la parola, fu il giorno in cui feci colpo su di lei.
Stava badando ad un gruppetto di ragazzini molto molto vivaci, si stava letteralmente sgolando nel vano tentativo di metterli in riga e di farli lavorare. Si vedeva chiaramente che era esausta. Nel tentativo di riprendere fiato e concentrazione aveva lasciato il branco di pesti in mano ad un suo collega e si era venuta a poggiare la schiena contro il muretto dove ero stavo io.
Non fu solo quello l'evento fortunato: proprio nel momento in cui venne a poggiarsi vicino a me ero stato distratto da alcuni messaggi che avevo ricevuto sul telefono. Ero dunque impegnato a guardare lo schermo del mio telefonino e non avevo notato la sua presenza.
Dopo aver reclinato la testa all'indietro e si era lasciata sfuggire: "Io oggi non ce la faccio proprio...fra un po' li affogo tutti".
Senza pensarci su mi venne naturale risponderle: "E' tempo perso, sono stronzi, galleggiano".
Si girò a guardare nella mia direzione. Sentendomi il suo sguardo addosso mi girai a guardarla. Aveva la bocca aperta e l'espressione sbalordita. Provai a balbettare qualcosa ma sentirmi i suoi occhi addosso, la paura di esserci andato pesante con quella battuta e di ricevere un suo rimprovero
mi bloccarono. Valentina rimase a fissarmi per un istante che mi sembrò infinito, un istante in cui mi sembrò che il cuore si fermasse il sangue mi gelasse.
Scoppiò improvvisamente in una fragorosa risata, tanto forte far girare tutte le persone presenti in quel momento: "Gli stronzi galleggiano! Buona questa! Hahahahahahaha"
Cominciai a ridere anche io, trascinato dalle sue risate, estasiato dal suo volto sorridente bello come il sole e soddisfatto di aver fatto colpo. Fece fatica a tornare al lavoro e trovare la giusta concentrazione. Ogni volta che i suoi occhi incontravano i miei non poteva fare a meno di ridere. Alla fine della lezione passò a salutarmi, cosa abbastanza inusuale da parte sua, congedandosi da me con un: "per me hai un gran futuro come comico". Si allontanò continuando a ridere.
Il ghiaccio era ormai rotto; a partire dalla lezione successiva piuttosto il semplice saluto formale come facevano gli altri istruttori suoi colleghi suoleva apostrofarmi con frasi che facevano sempre riferimento a quella battuta che tanto l'aveva fatto ridere:
- "Come vedi oggi non avremo bisogno di dispositivi di galleggiamento..."
- "Ciao! Visto oggi come galleggiano bene?"
- "Oggi galleggiano che è una favola..."
Spesso e volentieri, quando faceva una pausa, piuttosto che fermarsi a bordo piscina si avvicinava a me per stuzzicarmi con altre battute.
Ovviamente quel suo continuo apostrofarmi era stata un'ottima scusa per entrare in sintonia con lei. Lezione dopo lezione entrammo via via sempre più in confidenza. Avevo scoperto così che lavorava in piscina per pagarsi l'università, che si stava laureando in scienze motorie, che il suo ragazzo era un collega di corso all'università e che aveva deciso di lavorare in una piscina diversa dalla sua per evitare che il coinvolgimento emotivo dovuto alla sua presenza potesse influire negativamente sul suo lavoro. Sebbene si trattasse sempre di poche battute ogni tanto, sentivo che si era creata con lei un'atmosfera di piacevole confidenza. Era chiaro dal suo comportamento che non fosse indifferente alla mia presenza. La balaustra dove mi andavo solitamente ad appoggiare per guardare i ragazzi lavorare era diventato un appuntamento fisso sia per me che per lei.
Poi arrivò il covid.
Venne vietato l'accesso a coloro che volevano assistere alle lezioni e successivamente venne decretata la chiusura completa delle piscine. Quando la situazione si normalizzò e vennero riaperte le piscine rimase comunque il divieto di assistere alle lezioni. Passarono dunque due anni senza che potessi vedere Valentina: non avevo nulla per contattarla, nè il suo numero di telefono nè una valida scusa per poterla cercare. Il ragazzino andava lasciato negli spogliatoi e non c'era modo di poter scambiare alcuna battuta, seppur fugace, con gli istruttori che si trovavano all'interno della struttura.
Arrivò poi il giorno della riapertura completa. Era sufficiente mostrare il green pass per poter tornare a poggiarmi su quella balaustra a cui ero ormai tanto affezionato. Quel giorno, dopo aver lasciato mio figlio negli spogliatoi, ero andato a prendere posto nel mio angolo preferito e mi ero messo subito alla ricerca degli occhi di Valentina. Con mio sommo dispiacere, dopo più di dieci minuti di guardare in tutte le direzioni, di Valentina non c'era nemmeno l'ombra. Avevo cominciato a formulare mille ipotesi: forse ha cambiato piscina, forse si è laureata e ha cambiato lavoro, forse è malata. Proprio mentre ero immerso in questi ragionamenti un urlo mi fece saltare letteralmente in aria.
"Buh!" - urlò lei cogliendomi alla sprovvista alle mie spalle.
Mi girai e la vidi lì, di fronte a me con il suo solito sorriso bello come il sole.
"Valentina! Quanto tempo!" - esclamai contentissimo di rivederla.
Senza esitare un attimo mi avvicinai e l'abbracciai come farebbe qualsiasi persona rivedendo dopo tanto tempo una cara amica.
"No!" - mi urlò mentre le mie braccia avevano ormai cinto i suoi fianchi tirandola a me.
Rimasi per un attimo interdetto. Lasciai la presa per permetterle di allontanarsi da me.
"Sono appena uscita dall'acqua, sono tutta bagnata, scemo!" - mi disse sorridendo
Un piacevole calore invase il mio corpo quando mi sentìi chiamare "scemo": la stessa piacevole sensazione di quando qualcuno con cui vorresti legare passa dal rispettoso "lei" a dare un amichevole "tu". Con lei ci davamo già del "tu", quello "scemo" per me rappresentava qualcosa di molto più intimo. Mi ritrovai con la maglietta bagnata e un sorriso ebete stampato sulla faccia: il desiderio di stare davanti a lei, di godere dei suoi occhi mi aveva nuovamente trasformato in un bradipo impacciato.
Venni investito da una seconda ondata di piacevole calore quando lei, dopo quello "scemo", senza tanti giri di parole e con una voce che a me suonò tremendamente sexy, disse: "...lo sai che in questi due anni ho sentito tanto la tua mancanza?"
Mi venne naturale girarmi all'indietro facendo la parte di quello che crede che le sue parole fossero rivolte a qualcuno dietro: "Sì, sì, sto parlando con te, scemo!" - aggiunse ridendo
"Mi sei mancata anche tu, Valentina..." - le risposi, ritrovando il dono della parola e il coraggio - "...tu e i tuoi meravigliosi occhi."
A quel punto la vidi arrossire: entrambi ci stavamo comportando come due ragazzini impacciati che flirtano per la prima volta.
"Il dovere mi chiama..." - mi disse sconsolata guardando in direzione di due ragazzini in piscina che stavano iniziando ad azzuffarsi.
Tornò al suo lavoro. Di tanto in tanto distoglieva lo sguardo per guardare nella mia direzione. Dopo avermi trovato, sorrideva e tornava a concentrarsi su quello che stava facendo. Quanto a me, non facevo altro che fissarla attendendo con impazienza che i suoi dolcissimi occhi verde chiaro cercassero i miei.
Qualche minuto prima che la lezione terminasse la vidi andare verso il suo accappatoio. Dopo essersi asciugata le mani, tirò fuori un bigliettino da una tasca e poi venne verso di me.
Mi porse il bigliettino dicendo: "Questo è il mio numero. Che non succeda mai più che tu sparisca per così tanto tempo: chiamami!"
Sparì dalla mia vista un istante dopo lasciandomi come un mammalucco. Strinsi tra le mani quel pezzo di carta sorridendo: una banale sequenza di numeri mi aveva finalmente legato a lei, avrei potuto finalmente sentirla anche al di fuori delle lezioni.
Lo stesso giorno, dopo aver registrato il suo numero in rubrica, iniziai a messaggiarla con un "Ciao, come va il galleggiamento?"
Mi rispose dopo qualche ora con la faccina che piangeva dalle risate e uno "Ciao scemo!".
Iniziammo a mandarci messaggi a qualsiasi ora del giorno e della notte con tono sempre scherzoso e innocente finchè una sera mi scrisse: "ci vediamo?"
Provai a scherzarci su, rispondendole: "ok, vado a prendere la torcia".
La sua risposta fu tutt'altro che scherzosa: "ho bisogno di parlarti, scemo".
Anche in questa occasione la fortuna era stata dalla mia parte: mi cercava proprio durante il periodo in cui tutta la famiglia era in vacanza a casa dei nonni mentre io ero rimasto in città a lavorare.
"Dove e quando?" - le scrissi
Mi rispose con la posizione di casa sua: "citofonami pure, sono sola".
Un brivido percorse la mia schiena. Presi immediatamente l'auto e corsi da lei.
Dopo aver bussato e essermi fatto riconoscere - "quarto piano" - mi disse dal citofono.
Feci le scale quattro a quattro per la gioia di poter stare finalmente da sola con lei. Arrivai al suo pianerottolo con il fiatone e bussai alla sua porta.
In breve tempo Valentina aveva aperto la porta, mi aveva tirato dentro strattonandomi per la camicia e aveva chiuso la porta dietro di se. Nella penombra del corridoio mi saltò addosso, raggiunse la mia bocca con la sua ed iniziò immediatamente a baciarmi con passione. Persi improvvisamente l'equilibrio, finendo a terra con lei sopra. Tornò a baciarmi in modo concitato, le sue mani nel frattempo avevano sbottonato la mia camicia, si erano infilate sotto la mia maglietta e avevano cominciato a carezzarmi il petto. Poi avevano raggiunto la cintura dei miei pantaloni e dopo aver armeggiato con zip e mutande avevano liberato il mio sesso già in piena erezione.
Non ho idea di cosa indossasse in quel momento, la penombra e la sua foga non mi avevano permesso di capirlo, so solo che in pochi istanti mi ritrovai il mio membro avvolto dal piacevole e umido tepore del suo sesso. Si tirò sù, impalandosi con forza e tenendo le mani sul mio petto per non perdere l'equilibrio. Cominciò immediatamente a muoversi su di me. Iniziò ad ansimare muovendosi in modo sempre più concitato e in breve tempo raggiunse l'orgasmo, gemendo con forza. Il suo sesso cominciò a contrarsi attorno al mio palo di carne, riuscìi fortunosamente a trattenermi dallo scaricare tutto dentro di lei. Si piegò su di me, mi prese il viso tra le sue mani e tornò a baciarmi sulla bocca.
"Mi hai fatto venire in un attimo, scemo!" - mi sussurrò - "Non ne potevo più dei tuoi sguardi in piscina. Ogni volta che vedevo i tuoi occhi vogliosi fissarmi con insistenza, iniziavo a bagnarmi come una matta"
Continuò ad alternare parole ai baci: "Quando faccio l'amore con il mio ragazzo immagino di venire posseduta da te, sei diventato la mia ossessione..."
"Tu lo sei per me da molto più tempo, da quando mi hai stregato con i tuoi occhi" - le risposi ansimando.
Cominciò nuovamente a muoversi su di me, questa volta strusciando il suo seno sul mio petto.
"Non sai quante volte ho immaginato questo momento!" - mi sussurrò eccitata, aumentando il ritmo.
Le mie mani raggiungesero il suo sedere, glielo afferrai e cominciai a dettarle il giusto ritmo. Mi aiutai accompagnando i suoi movimenti con il mio bacino. Mi ritrovai in breve prossimo all'apice del piacere.
Questa volta non feci nulla per trattenere l'orgasmo, deciso a gustarmi fino in fondo quell'amplesso. La sentìi gemere proprio un istante prima in cui sparai dentro la sua rovente vagina il mio primo schizzo di piacere. Le venni dentro, piantando con forza il mio sesso dentro di lei e schizzandole dentro fino all'ultima goccia del mio piacere.
Restammo immobili qualche istante per riprendere fiato.
"Sei la prima persona primo che mi viene dentro, lo sai?" - mi confessò ansimando
Non avevamo mai parlato di sesso, non avevamo mai parlato di precauzioni, non sapevo se prendesse la pillola. Ero venuto dentro di lei come se fosse la cosa più naturale di questo mondo. Forse in quel momento il mio sperma la stava ingravidando.
"Valentina potevi avvertirmi che tu.." - provai a dirle
"Shhh!" - mi zittì - "Zitto, scemo! Non fa nulla...era quello che sognavo di fare con te"
Si mosse leggermente su di me. Mi lasciai sfuggire un piccolo gemito di dolore. Non avevò più l'età per fare quelle cose sul pavimento e la mia schiena dolorante ne era la prova.
Valentina capì al volo: "Andiamo in camera mia, sul letto staremo più comodi..."
Ci alzammo e raggiungemmo il letto in camera sua. La luce soffusa della abatjour mi permetteva adesso di poterla ammirare in tutta la sua bellezza. I suoi occhi meravigliosi, il suo viso sereno e appagato: ero estasiato. Indossava una felpa larga e lunga, una sorta di camicia da notte. Sotto era completamente nuda. Era chiaro che mi aveva invitato da lei con l'intento di finire a letto con me.
Dopo avermi aiutato a spogliarmi ed essersi tolta la felpa mi spinse sul letto dicendomi: "adesso ci penso io alla tua schiena".
Mi fece stendere prono sul letto, poi si mise a cavalcioni su di me, prese una crema profumata che aveva sul comodino e la usò per iniziare un lento e piacevole massaggio alle mie spalle e alla schiena.
Aveva posizionato il suo sesso sopra al mio sedere. Mentre continuava il massaggio sentivo le gocce del mio sperma uscite dal suo sesso cadere tra le mie natiche e scendere lentamente fino ai testicoli.
"Il mio scemotto con la schiena tutta rotta" - sussurrava mentre le sue mani fatate continuavano a scorrere sulla mia pelle.
Si sdraiò su di me, sostituendo al tocco delle mani quello della sua bocca. La fece scorrere lentamente dal collo fino alla zona lombare per poi risalire di nuovo e infine stendersi su di me. Fece aderire il suo seno alla mia schiena e posizionò la sua bocca a pochi centimetri dal mio orecchio.
"Il mio scemotto anzianotto tutto rotto sta meglio?" - mi sussurrò con una voce così sexy da provocarmi un'erezione immediata.
Mugolai di soddisfazione. Sentìi a quel punto la sua lingua saettare contro il lobo del mio orecchio.
Iniziò a baciarmi sul collo e poi ancora dietro l'orecchio. Cercai di divincolarmi, di cercare la sua bocca ma, a quanto pare Valentina aveva voglia di giocare e di torturarmi tenendomi in quella posizione.
"E' quel che ti meriti dopo avermi torturato con i tuoi occhi in piscina...non potevi limitarti a guardarmi il culo come facevano tutti gli altri papà?" - mi sussurrò, mentre metteva in atto quella sua dolce e perversa tortura - "Sei sparito per ben due anni. Vedere entrare tuo figlio in piscina, sapere che
eri fuori e che non sei stato capace di fare nulla per trovare una scusa per vedermi è stata una tortura ancora peggiore"
A quel punto Valentina mi sferrò un morso alla base del collo. Gemetti di dolore.
"Valentina..." - provai a risponderle, ma venni subito zittito da un'altro potente morso.
"Non osare giustificarti con me, scemo! Sei colpevole e basta. Colpevole di aver moltiplicato per mille la voglia di averti, di sentirti addosso, di scoparti".
Continuò a darmi dei piccoli morsi sul collo, alternati alle sue parole con una voce così sexy da riuscire ad eccitare anche un morto.
"Da quando hai iniziato a scrivermi ho perso completamente la concentrazione in tutto quello che faccio, in piscina spesso mi ritrovo a guardare nel vuoto pensando ossessivamente a te. I miei colleghi hanno iniziato a preoccuparsi, sai?" - continuò a raccontarmi alternando piccoli morsi a baci - "Non faccio altro che immaginarti tra le mie gambe, ti vedo dappertutto...mi faccio la doccia e mi immagino te che mi prenda da dietro e mi possieda...guardo la scrivania dove studio e mi ritrovo a immaginarmici seduta sopra a gambe spalancate con te che mi fotti..."
Con un improvviso colpo di schiena riuscìi a raggiungere la sua bocca con la mia e baciarla. Fu il primo passo per divincolarmi da quella posizione e tornare a possederla. Riuscìi a girarmi e a farla distendere sul letto sotto di me. Dopo averla baciata sulla bocca cominciai a scendere lungo il collo fino al suo seno, lasciando con la punta della lingua una piccola scia di saliva che a contatto con l'aria la fece rabbrividire. Raggiunsi con la bocca uno dei suoi capezzoli. Era eretto, duro. Lo iniziai a succhiare mentre con le dita della mano raggiungevo l'altro e iniziavo a torturarlo con i polpastrelli. Valentina iniziò ad ansimare e a carezzarmi in modo convulso i capelli con le mani. Iniziai dunque il viaggio che avrebbe portato la mia bocca verso il suo sesso. Ad ogni centimetro di pelle che percorrevo con la lingua in direzione del suo pube sentivo il fiato di Valentina sempre più corto. Arrivato al pube, piuttosto che prendere la via che mi portava al suo sesso grondante di piacere, deviai verso il suo interno coscia. Volevo portarla al massimo dell'eccitazione per poi farla impazzire di piacere.
E così fù.
Quando con la lingua raggiunsi il suo clitoride Valentina cominciò a muovere il bacino in modo convulso e a gemere con forza. Afferrò la mia testa per spingerla a lei mentre l'orgasmo si impossessava di lei. Continuai a leccarle il sesso assaporando i suoi copiosi succhi mentre percepivo le chiare contrazioni della sua vagina. Un lungo gemito seguì un potente schizzo che mi bagnò la bocca e il mento. Il corpo di Valentina collassò improvvisamente. Mi fermai per attendere che riacquistasse un po' di lucidità.
"Vieni qui" - mi sussurrò ancora ansimante tirandomi su. Mi posizionai tra le sue gambe, con il viso a pochi centimetri dal suo.
"Scopami" - mi disse perentoria - "ti voglio dentro di me, ancora una volta".
La penetrai lentamente fino a sentire il mio pube premere contro il suo i miei testicoli sfiorare le sue natiche. Non trovai alcuna resistenza a fermare il mio membro, il suo sesso bollente era abbondantemente lubrificato, le pareti della sua vagina morbide e delicate come il velluto.
Iniziammo quello che fu il nostro ultimo amplesso per quella sera. Mentre la penetravo con forza e con un ritmo sempre più incalzante Valentina aveva piantato i talloni dei suoi piedi contro il mio sedere
e le unghie delle sue mani sulla pelle della mia schiena. Come accaduto prima in corridoio, vennimo quasi in contemporanea, lei contraendo le pareti della sua vagina e mungendo il mio membro e io
scaricando dentro di lei quanto mi era rimasto nei testicoli. Fu un orgasmo intenso e indimenticabile per entrambi.
Fortunatamente non seguì alcuna gravidanza a quella notte di sesso sfrenato. Dopo quell'incontro continuammo a vederci di nascosto da entrambe i partner. Valentina iniziò a prendere la pillola perchè, mi disse, non aveva voglia di rinunciare a sentirmi dentro di lei fino in fondo. Nel frattempo, terminati gli studi universitari aveva ottenuto una cattedra come professoressa di educazione fisica in una scuola della provincia.
Un paio di giorni fa mi ha comunicato che ha deciso di sposarsi e "sistemarsi"; mi ha scritto che mi farà avere presto le partecipazioni al matrimonio ma che non vuole che le faccia alcun regalo:
"Ho smesso di prendere la pillola" - mi ha scritto nel suo ultimo messaggio - "sai già quale regalo mi aspetto da te, scemo".