Quante volte vi è capitato di vedere un film romantico in cui le scene più calde vengono tagliate? Il racconto che segue è una sorta di riassunto non proprio fedele del film francese "Un momento di follia", una versione moderna di Lolita proiettata ai giorni nostri.
N.B. I protagonisti del racconto si intendono maggiorenni e consenzienti
Amami e nessuno si farà male: queste erano state le parole con cui Luna mi aveva messo con le spalle a muro.
Luna, una esile ragazza appena diciottenne stava ricattando me, Lorenzo, un maturo quarantenne, nella mia camera da letto, di fronte a me. Le avevo chiesto di tornare in camera sua, di evitare il marasma che sarebbe potuto succedere se suo padre Antonio, mio migliore amico ci avesse scoperto. La sua fuga dalla mia stanza era subordinata ad un paio di parole, facili da pronunciare ma dal significato molto profondo: "Ti amo".
"Amami e nessuno si farà male. Dimmi che mi ami e me ne vado via" - mi aveva detto.
E' complicato dire ti amo ad una persona quando si tratta di un amore contro tutto e contro tutti: avevo più del doppio della sua età, ero ospite in casa sua, ero il migliore amico di suo padre, gelosissimo di lei. Ciliegina sulla torta, in quella casa ci sarebbe potuta essere anche mia figlia Maria, sua coetanea nonchè migliore amica. Avrebbe sicuramente perso la testa all'idea che io potessi avere una compagna della sua età. Dovetti cedere per evitare il peggio: dopo averle ripetuto dieci volte "ti amo" nel modo più convincente possibile, Luna mi aveva buttato le braccia al collo e mi aveva baciato sulla bocca prima di sparire in camera sua. Pericolo scampato, ma solo per il momento. Avevo tra le mani una bomba ad orologeria che prima o poi sarebbe esplosa se non avessi trovato un modo per disinnescarla.
Tutto era cominciato con l'invito di Antonio rivolto a me e mia figlia Maria, di andare con lui e sua figlia Luna in vacanza nella loro casa di campagna. Io e Antonio eravamo amici da una vita, entrambi divorziati e con le ex mogli che ci avevano affidato le figlie per passare in santa pace le loro vacanze.
Ci eravamo ritrovati noi quattro a convivere in una casa di campagna immersa nel verde ma non molto distante dalla civiltà. I problemi erano iniziati sin da subito: le ragazzine, troppo dipendenti dai telefonini, erano incapaci di apprezzare quell'aria salubre e la natura del posto, io e Antonio impegnati a organizzare la casa e a tener testa alle nostre scalpitanti e complicate ragazzine che non facevano altro che stare attaccate ai loro telefoni e continuare a chattare con i loro amici.
Antonio era una persona molto dura con tutti, atteggiamento apparente che nascondeva dietro un uomo molto vulnerabile che negli anni aveva subito tante umiliazioni dalle persone che aveva incontrato durante la sua vita. Ultima della lista era stata la moglie che dopo averlo cornificato con un numero non specificato di uomini gli aveva chiesto il divorzio mettendolo di fronte al fatto compiuto che non l'amava più. Ad Antonio era rimasta solo la figlia Luna, la luce dei suoi occhi, uno dei pochi motivi che lo spingevano a continuare a vivere. L'amore per lei era soffocante. Per Antonio Luna, sebbene fosse ormai maggiorenne, rimaneva la sua piccola bambina da proteggere dai ragazzi.
Maria, mia figlia, era una ragazza molto matura ed indipendente rispetto all'età che aveva. Sia io che la mia ex moglie le avevamo permesso di uscire e frequentare ragazzi senza farle troppe storie ma mettendola in guardia dai pericoli e dalle cazzate che si possono combinare quando si è troppo giovani.
Quanto a Luna...con lei c'era sempre stata una simpatia reciproca: aveva un carattere molto più espansivo e solare di mia figlia. Mi considerava il padre ideale perchè molto meno possessivo di suo padre Antonio. Ammirava il fatto che ero molto remissivo con mia figlia Maria quando si trattava di richieste come uscire la sera, incontrare ragazzi, andare in discoteca e così via.
Quell'estate, nella casa in campagna, in diverse occasioni mi era capitato di notare lo sguardo insistente di Luna verso di me, ma non avevo dato troppa importanza a quel suo fissarmi. Una serie di eventi fortuiti ci portarono ad essere troppo vicini e a combinarla. Decidemmo una sera di andare in un paese non molto lontano dalla casa dove stavamo villeggiando e di passare là la serata. Durante la cena Antonio aveva incontrato una vecchia amica. Sin dalle prime battute con lei si vedeva chiaramente quali erano le intenzioni di entrambi: flirtare e raccontarsi cose personali. Le ragazzine ovviamente erano terribilmente annoiate. Scalpitavano per andare in discoteca, per cui la decisione fu unanime:
Antonio sarebbe rimasto in paese con la sua amica mentre io avrei seguito le ragazze in discoteca sorvegliandole da lontano per stare sicuri che stessero lontane dai guai.
La discoteca era un locale all'aperto in riva al mare, appena arrivate le ragazze sparirono in mezzo alla folla. Mi tranquillizzai qualche istante dopo scorgendole ballare in un angolo con quelli che dovevano essere dei loro amici. Andai a cercare un po' di alcol al bar, la musica frastornante e la gente giovane
che si dimenava forsennatamente attorno a me mi faceva sentire un pesce fuor d'acqua. Di tanto in tanto guardavo le ragazze ballare, per assicurarmi che andasse tutto bene. In più di una occasione lo sguardo di Luna e il mio si erano incrociati. Mi guardava, muoveva il corpo al ritmo della musica e mi sorrideva. Leggevo nel suo sguardo riconoscenza per aver loro permesso quella serata in discoteca. Ma non era così e me ne accorsi dopo.
"Che ci fa una persona della tua età da queste parti?" - furono le parole con cui ad un certo punto venni apostrofato da una donna. Era una donna sulla quarantina, uno sguardo molto affascinante ed un sorriso ammaliante.
"Stessa domanda che mi farei io vedendoti qui" - le risposi sorridendo.
Iniziammo le presentazioni per poi proseguire con le chiacchierare. Da buon gentleman le offrìi da bere e iniziai a flirtare con lei dimenticandomi completamente delle ragazze in pista.
Non passò molto tempo che mi ritrovai Luna davanti, il volto serio, lo sguardo fisso su di me e la voce determinata: "Ho perso di vista Maria, seguimi."
Cercai di liquidarla dicendole che non c'era nulla da temere, che probabilmente si era appartata da qualche parte con qualche ragazzo e che ero sicuro che non si sarebbe cacciata nei guai. Ma Luna non ne volle sapere nulla; mi prese per una mano e mi tirò dentro la bolgia di ragazzi che ballavano, costringendomi ad abbandonare la bella quarantenne appena conosciuta.
Arrivati al centro della pista Luna cambiò improvvisamente atteggiamento. Cominciò a ballare e a sorridermi: "Dài, scatenati!" - mi urlò.
Rimasi sorpreso: "Non dovevamo andare a cercare Maria?"
"Mi dava fastidio vederti parlare con quella donna...non fa per te" - mi confessò Luna senza tanti giri di parole.
"E da quando in qua sei tu a decidere chi va bene per me e chi no?" - le chiesi un po' indispettito.
Non mi rispose. Continuò a ballare e a incitarmi. Alla fine cedetti alle sue richieste e al ritmo della musica. Ci scatenammo, ballando e ridendo. Ebbi la sensazione di tornare ragazzino: mi strusciavo a lei, la sfioravo esattamente come avrebbe fatto un adolescente che, in preda all'eccitazione e approfittando della musica, punta una ragazza per rimorchiarla. Il problema era che io lo facevo per puro divertimento, senza intenzioni serie, mentre Luna rispondeva ai miei movimenti con il trasporto di una ragazza che avrebbe voluto di più.
Stanchi e sudati passammo dal bar a bere qualcosa. Luna optò per un succo d'arancia mentre la mia scelta scellerata cadde su un drink molto alcolico. Decidemmo di andare a fare una passeggiata in spiaggia. Luna era molto su di giri, forse anche troppo: non perdeva occasione per buttarsi su di me e strusciarsi esattamente come facevamo in pista, con la differenza che adesso mancava la musica assordante. Mi lasciai cadere sulla sabbia a pochi metri dal mare, mi girava la testa e non ero capace di connettere. Luna invece si era messa in testa di fare il bagno. Aveva cominciato a spogliarsi dicendomi che l'acqua doveva essere calda. Dopo essere entrata in acqua cominciò ad urlarmi di seguirla, tirandomi l'ultimo indumento che aveva addosso, gli slip. Mi alzai da terra e mi ritrovai ad ammirare estasiato il suo corpo esile e abbronzato immerso nell'acqua fino alle gambe. Sebbene in penombra potevo scorgere ogni particolare di lei: Luna era nuda come mamma l'aveva fatta, il seno sodo, i capezzoli eretti per via dell'aria fresca, l'addome piatto, il pube completamente rasato, il sedere sodo e atletico. Malgrado la differenza d'età non potevo negare di avere davanti un corpo favoloso.
Provai a prendere una scusa: "Sono ubriaco, potrei annegare"
"Non fare il matusalemme, togliti tutto e vieni qui" - mi urlò.
Continuò ad insistere ed insistere e poi ancora ad insistere. Mi arresi, sfinito dalla sua caparbietà.
Tolti i vestiti la raggiunsi in acqua. Mi prese in giro perchè avevo addosso ancora le mutande.
"Sono brutte, toglile" - mi disse.
Cercai di giustificarmi dicendo che non le avevo scelte io ma che me le aveva regalate mia figlia, la sua migliore amica, per la festa del papà. Luna continò ad insistere perchè me le togliessi e rimanessi nudo ma non lo feci. Togliermi le mutande avrebbe messo in mostra la potente erezione che avevo tra le gambe e avrebbe fatto precipitare pericolosamente la situazione. Ci buttammo in acqua ridendo e giocando a schizzarci l'un l'altro. Luna non perdeva occasione per buttarsi addosso a me cercando di strapparmi di dosso le mutande. In un attimo di mia distrazione riuscì ad arrivare con la sua bocca alla mia. Mi baciò, tenendomi il viso stretto tra le sue mani.
"No, Luna!" - le dissi alterato, dopo essermi divincolato dalla sua presa ed essere uscito dall'acqua - "Non si può. Non dobbiamo. E' sbagliato!"
Mi raggiunse sulla sabbia. Sebbene fosse dispiaciuta per la mia reazione continuava ad essere su di giri. L'afferrai per un braccio nel vano tentativo di farla ragionare. Glielo strinsi con forza per cercare di avere la sua attenzione: "Promettimi che non lo farai più!"
Mi sorrise senza rispondermi. Il sorriso sbarazzino e malizioso e il suo sguardo da malandrina non promettevano nulla di buono.
"Ho freddo, Lorenzo..." - mi sussurrò ad un certo punto - "...abbracciami per favore".
L'abbracciai e la strinsi nel tentativo di scaldarla. Fu una pessima decisione. La sua bocca raggiunse di nuovo la mia. Mi baciò ancora una volta in un modo così sensuale da non riuscire a resisterle. Risposi al suo bacio. Iniziò la mia lenta e inesorabile discesa nell'inferno del piacere e della perdizione. Lasciai che il mio corpo finisse disteso sulla sabbia, che il suo finisse sopra di me. Le permisi di infilare le mani nelle mie mutande e di liberare la mia erezione. La lasciai guidare il mio sesso dentro il suo. La sentìi calda, umida, stretta ma terribilmente accogliente. Continuai a baciarla mentre il suo seno spingeva sul mio petto e il suo bacino aveva iniziato a muoversi freneticamente. Andammo avanti in quella posizione fino a che non la sentìi gemere di piacere. Mi abbandonai ad un orgasmo devastante.
Schizzai nel suo giovane sesso il mio seme rovente, mettendo il sigillo definitivo alla lista di imperdonabili errori che avevo commesso quella sera. Amai e adorai il suo giovane corpo prendendola in tutti i modi possibili e immaginabili e gondendo dei suoi numerosi orgasmi. Ci ritrovammo esausti e ansimanti sulla sabbia a sussurrarci "ti amo".
Tornammo a casa, dimenticandoci di tutto e di tutti: mia figlia Maria avrebbe sicuramente trovato un passaggio per tornare a casa, non era la prima volta che lo faceva durante quella vacanza, non sarebbe stata l'ultima. Quanto ad Antonio avevamo concordato che sarebbe tornato in taxi. Trovammo la casa vuota. Luna con passo sicuro mi prese per mano e si diresse in camera mia. Finimmo sul letto a fare l'amore ancora una volta. Succhiai con avidità i suoi piccoli capezzoli mentre i suoi gemiti di piacere riempivano la stanza e le mie orecchie. Danzai sul suo giovane corpo affondando il mio membro nella sua carne, gondendo del suo viso sfigurato dal piacere. Lasciai che il suo corpo in preda all'orgasmo vibrasse sul mio membro. Cedetti ancora una volta ai perversi massaggi che i muscoli interni della sua
calda e giovane furono capaci di fare al mio membro. Venni dentro di lei come se non ci fosse un domani, scaricandole dentro anche l'anima. Ci ritrovammo ancora una volta abbracciati, sudati, stanchi ma appagati.
Arrivò l'alba e con essa i guai e le conseguenze di quella notte debosciata. Venimmo svegliati dalla voce preoccupata di Antonio che, non avendo trovato Luna nel proprio letto, l'aveva cercata in tutta la casa. Quasi sicuramente mi sarebbe venuto a cercare per chiedermi aiuto.
"Devi uscire da questa stanza" - le avevo detto disperato indicandole la finestra che fortunatamente dava a piano terra - "se tuo padre ci prende insieme io sarò un uomo morto e tu perderai qualsiasi libertà. Esci dalla finestra e fai in modo di tornare in camera tua"
Ma Luna non aveva intenzione di andare via. Incosciente di quello che sarebbe potuto accadere se ci avessero scoperti continuava a saltarmi addosso e a ripetermi che mi amava e che non c'era alcun motivo di nascondere il nostro amore. Riuscìi a convincerla a seguire il mio piano, le feci capire che sia suo padre che Maria non erano ancora pronti ad una tale notizia, che sarebbe successo un marasma.
"Dimmi che mi ami e me ne vado via" - mi aveva detto.
Glielo dissi, ripetendolo più e più volte nel modo più convincente possibile e sigillando quella sordida e folle promessa d'amore con un bacio appassionato. Seguirono giorni di atroce tortura: Luna non perdeva occasione per stuzzicarmi, per provocarmi, per saltarmi addosso in cerca di baci e carezze.
Non ci volle molto perchè la verità che io e lei nascondevamo ad Antonio e Maria venisse fuori. La prima ad accorgersi che c'erano troppe cose che non andavano fu mia figlia Maria che la mattina successiva a quella folle notte, facendo colazione, aveva notato che Luna stava indossando le mie mutande, quelle che lei mi aveva regalato per la festa del papà. Maria non era stupida e quella stessa mattina riuscì a far confessare Luna. Perse la testa, mi urlò contro le peggio cose.
Cercai di allontanare Luna da me, di convincerla che il nostro amore era impossibile e che si era trattato solo di un momento di follia. Luna, in preda ad una crisi isterica, cercò di trovare conforto tra le braccia del padre a cui confessò di aver perso la testa per un uomo molto più grande di lei che adesso la respingeva. Antonio piuttosto che consolarla perse le staffe, furioso che qualcuno avesse messo le mani sulla sua giovane figlia. Non impiegò molto a scoprire che si trattava di me: fui io stesso che glielo confessai, stanco di mentire. Antonio si sfogò prendendomi a pugni. Non cercavo il suo perdono quanto quello di mia figlia Maria. Arrivò alla fine della vancaza quando Luna le confessò di essere stata lei a sedurmi.
L'estate è ormai finita, il mio amore per Luna no.