Azzurra e il preservativo della discordia

Una sorella prepotente ed egoista, un fratello imbestialito per l'ennesimo affronto e una conseguente lite furibonda. Questi gli ingredienti del racconto di fantasia che segue.

N.B. I protagonisti si intendono maggiorenni e consenzienti

Era successo di nuovo.

Mi trovavo in camera mia insieme alla mia ragazza. Eravamo sul letto e ci stavamo baciando e carezzando con passione. Erano passati diversi giorni dall'ultima volta che avevamo fatto l'amore e sia io che lei avevamo voglia di non fermarci ai soli preliminari. Dopo esserci spogliati eravamo pronti per arrivare al dunque: lei terribilmente eccitata, il suo sesso bagnato e lubrificato, i capezzoli del suo seno dritti e duri, io con una erezione potente tra le mie gambe. Mentre ci stavamo scambiando l'ennesimo bacio appassionato avevo allungato la mano verso il comodino e, senza staccarmi da lei, ero riuscito ad aprirne il primo cassetto infilandoci la mano dentro. Avevo cominciato a rovistare tra i calzini e le mutande alla ricerca del pacchetto che, ero sicuro, si trovava lì dentro, da qualche parte. Dopo aver continuato qualche minuto nell'inutile ricerca mi ero arreso e mi ero staccato dalla mia ragazza per cercare meglio nel cassetto.

Lei mi aveva guardato stranita: "Che succede?" - mi aveva chiesto.
"Non li trovo...li avevo messi qui...ero sicuro che ne fossero rimasti almeno due" - le avevo risposto. Misi a soqquadro il cassetto con un po' di disperazione: il pacchetto di preservativi era sparito. Non era la prima volta che accadeva.
La mia ragazza mi guardò delusa: "Spero tanto che tu abbia sbagliato a fare i conti di quelli che ti erano rimasti...non voglio pensare che hai un'altra."
"Ma no! Ma che dici?" - le avevo risposto con aria disperata - "Io ti amo! Come potrei pensare ad un'altra? Ti giuro...li avevo messi qui..."
Con aria tra il seccato e il rassegnato la mia ragazza mi diede un buffetto sulla spalla e cominciò a cercare i suoi vestiti per la stanza con l'obiettivo di riverstirsi.
"Errore di calcolo o corna la colpa resta sempre la tua...pertanto oggi resti a bocca asciutta" - mi aveva detto seccata.

Avevo cercato di farla ragionare, ma dietro quel faccino della mia ragazza apparentemente sereno si nascondeva una belva furiosa che, se non fosse stato per i forti sentimenti che nutriva per me, mi avrebbe sicuramente strozzato. Dopo essersi rivestita si avvicinò a me e, datomi un bacio leggero sulla bocca, mi sussurrò: "Lascia stare, ci vediamo domani".
Era uscita dalla mia camera lasciandomi nudo e con ancora una vistosa erezione tra le gambe: "Stasera non chiamarmi" - mi aveva detto andando via, segno chiaro che, furiosa com'era, aveva bisogno di far sbollire la rabbia e avrebbe preferito non sentirmi fino all'indomani.

Arraffai un paio di pantaloni della tuta e una maglietta da indossare e cominciai a rimettere in ordine il comodino. Di colpo l'illuminazione improvvisa: la microcamera che avevo acquistato qualche giorno prima e che avevo messo sulla mensola di fronte al letto per scoprire chi faceva sparire i miei preservativi dal comodino. Avevo l'atroce sospetto che si trattasse di quella strega di mia sorella ma,
trattandosi di una creatura malefica, qualsiasi accusa contro di lei doveva essere ben documentata, pena il non essere creduto da mamma e papà.

Mia sorella era un autentico mostro: angelo innocente di fronte ai miei, genio del male alle loro spalle. E spesso la vittima su cui cadevano tutte le colpe delle sue malefatte ero io.

Presi la microcamera e la collegai al pc. Scaricai i vari video che aveva registrato nel corso dei due giorni precedenti e cominciai a esaminarli con attenzione. Ero riuscito alla fine a trovare i fotogrammi che mi interessavano: avevo trovato il colpevole. Caricai i fotogrammi sul mio telefono e scesi giù in salotto a cercare mia sorella Azzurra. La trovai sdraiata sul divano intenta a chiacchierare a telefono. In quel momento indossava un gonnellino corto, una camicetta bianca e un paio di collant. Mi piazzai davanti a lei con le mani ai fianchi e aria minacciosa.

"Che c'è?" - mi rispose con tono infastidito - "Non vedi che sono a telefono con il mio ragazzo?"
Presi il mio telefono e le mostrai i fotogrammi che la incastravano.
Fece finta di non capire: "Te ne vuoi andare?" - mi rispose seccata.
Con fare risoluto mi allungai su di lei e le strappai dalle mani il telefonino.
"Scusami Gianluca, è un'emergenza, ti richiama dopo" - dissi al suo ragazzo chiudendo la conversazione e gettando il suo telefono in un angolo del divano.

"Si può sapere che cazzo vuoi?" - mi aveva urlato incavolata.
"La registrazione di te che vieni in camera mia e mi rubi i preservativi: ne vogliamo parlare?" - le avevo detto, cercando di controllare la rabbia.
"E allora? Cosa vuoi? Non ho il diritto di scopare con il mio ragazzo?" - mi aveva risposto con aria spocchiosa alzandosi in piedi e guardandomi negli occhi.
"La principessa della casa può fare quello che vuole con l'aspirante principe, purchè non usi la mia roba" - le risposi rispondendole a tono.
"Ma smettila di fare l'offeso. Tu e quella troia della tua ragazza..." - Azzurra aveva iniziato ad usare parole un po' pesanti, non le permisi di continuare. Le assestai un ceffone sulla faccia così forte da farle perdere l'equilibrio e farla ricadere nuovamente sul divano.
"Ma sei matto?" - mi aveva urlato portandosi la mano sulla guancia.
"Cosa stavi dicendo della mia ragazza?" - le chiesi con tono rabbioso.

Azzurra a quel punto si era alzata e aveva tentato di rispondere alla mia domanda con uno schiaffo che riuscìi a bloccare prontamente.
"Sei una bestia!" - mi urlò cercando di colpirmi con l'altra mano.
Riuscìi a bloccare anche quest'altra sua mossa lasciando cadere a terra il mio telefono. Conoscevo bene mia sorella quando diventava aggressiva e riuscivo a prevedere in anticipo ogni sua reazione. Tentò allora di darmi una ginocchiata tra le gambe, che riuscìi a schivare alzando una gamba. A questo punto dalla difesa passai all'attacco: cercando di tenere ferme entrambe le sue mani con una mano le sferrai un altro sonoro ceffone.
"Lasciami" - cominciò a urlare. Dopo essersi divincolata, scappò in direzione di camera sua.
"Non abbiamo finito" - le urlai inseguendola.
Non le diedi tempo di chiudersi in camera: con un piede ero riuscito a bloccare la porta che lei stava tentando di chiudere. La spinsi per entrare mentre Azzurra cercava invano di opporre resistenza.
"Vattene via!" - urlava mentre centimetro dopo centimetro aprivo a spintoni la porta e riuscivo ad infilarmi in camera sua.
Azzurra indietreggiò fino a cadere sul letto: "Vai via! Lo dico a mamma e papà!"

Poco mi importava dei miei in quel momento. Aveva dato della troia alla mia ragazza e rubato roba mia: le dovevo dare una sonora lezione. Mi avventai su di lei cercando di sferrarle un altro ceffone. Ne venne fuori una lotta in cui lei non avrebbe mai potuto vincere. Riuscìi a mettermi a cavalcioni su di lei, a girarla e a bloccare con il peso del mio corpo le sue mani dietro la schiena.
"Lasciami! Mi fai male, stronzo!" - continuava ad urlare dimenandosi.
"Chiedi scusa!" - continuavo a ripetrle mentre le alzavo il gonnellino che indossava e le strappavo i collant per mettere a nudo il suo sedere.

Cominciai a sculacciarla con forza, snocciolando uno a uno tutti i dispetti che mi aveva fatto nell'ultimo mese. Azzurra sculacciata dopo sculacciata smise di protestare e dimenarsi, limitandosi a gridare ad ogni colpo che le davo. Il suo sedere era diventato via via più rosso. Con il passare del tempo aveva aperto lentamente le gambe.
Arrivai ai preservativi rubati: "Questo è per i preservativi che hai rubato!" - le urlai scaricandole due rapide sculacciate sulle sue natiche
"...e queste sono per aver dato della troia alla mia ragazza!" - le dissi dandole altre quattro forti sculacciate cadenzate.

Azzurra nel frattempo aveva cambiato il tono delle sua voce: dalle urla iniziali era passata a emettere dei gemiti che sembravano più di piacere che di dolore. Colto da un atroce dubbio mi piegai in avanti per guardare meglio tra le gambe di mia sorella. Stentai a credere ai miei occhi quando mi vidi una macchia sulle mutandine all'altezza del sesso: le sculacciate avevano eccitato mia sorella!
Ebbi una potente erezione nel vedere mia sorella in quello stato. Pensai di approfittarne della situazione e vendicandomi anche per essere stato lasciato a bocca asciutta dalla mia ragazza per colpa sua. Con un gesto rapido della mano riuscìi a lacerare la stoffa delle sue mutandine mettendo a nudo il suo sesso. Poi mi girai e mi sdraiai su di lei, facendo aderire il mio corpo al suo e bloccando le sue mani con le mie sulle coperte. La mia erezione si andò a posizionare tra le pieghe del suo sedere.

"La principessina si è eccitata?" - le sussurrai sardonicamente.
"Cosa vuoi farmi adesso?" - mi disse con voce tremolante.
"Non mi hai chiesto ancora scusa e..." - mi interruppi un istante - "...il deprecabile gesto di rubarmi i preservativi ha fatto incazzare la mia ragazza, che mi ha lasciato a bocca asciutta e il cazzo gonfio. Cosa dovrei fare secondo te?"

Azzurra rimase immobile in silenzio.
Le lasciai libere le mani per permettere alle mie di raggiungere i miei pantaloni e tirarli giù. Tornai a poggiare il mio membro sulla sua pelle nuda. Azzurra cominciò ad ansimare. Mossi lentamente il bacino in modo che il mio sesso potesse scorrere tra le sue natiche traendo piacere dal contatto con la sua pelle. Morivo dalla voglia di scoparla, ma sapevo anche che se lo avessi fatto contro la sua volontà sarei passato dalla parte del torto. Continuavo a muovere il bacino su di lei cercando di trovare una soluzione al mio grosso problema e a terminare in modo indimenticabile la punizione di mia sorella. Mossi il bacino verso l'alto facendo in modo che il mio membro finisse tra le sue gambe a diretto contatto con le sue grandi labbra e la sua vulva. Iniziai un lento su e giù a contatto con l'intimità di Azzurra che aveva cominciato ad ansimare in modo più convulso e a muovere il bacino assecondando i miei movimenti.

Ad un certo punto decise di uscire allo scoperto: "Ti prego, scopami..." - mi confessò con un sussurro - "...lo voglio dentro."
L'accontentai. Usando una mano puntai il glande all'imboccatura del suo sesso e spinsi dentro il mio membro.
Azzurra iniziò a gemere: "Figlio di puttana!" - mi sussurrò con il fiato corto

Sorrisi al pensiero di quello che aveva appena detto: la puttana oltre aver dato alla luce il sottoscritto aveva creato la troia che giaceva in quel momento sotto di me. Mi lanciai in un secondo affondo nel sesso di mia sorella, spingendo in modo più deciso.
Azzurra si lasciò sfuggire un "Cazzoo" terminando la parola con un lungo gemito.
Feci seguire un terzo ed un quarto affondo, raggiungendo con le mie mani quelle di mia sorella che nel frattempo avevano afferrato le coperte.
"Credevo che senza preservativo fosse uguale..." - mi confessò con il fiato corto.
Affondai dentro di lei un'altra volta facendola gemere a lungo.
"Non è il preservativo a fare la differenza ma il fatto che posso venirti dentro e ingravidarti." - le sussurrai all'orecchio spingendo il mio membro dentro il suo sesso facendola gemere ancora una volta.
"O forse il fatto che ti stai facendo scopare come una lurida puttana di strada..." - altro affondo, altro gemito
"O ancora perchè a montarti in questo momento c'è tuo fratello piuttosto che da quel frocetto del tuo ragazzo" - ancora un affondo seguito da un suo forte gemito
"Sei uno stronzo!" - mi sussurrò
"E tu una lurida troia!" - le risposi affondando ancora una volta dentro di lei facendola gemere nuovamente
"Puttana!" - aggiunsi, rincarando la dose e la forza nell'ennesima spinta che davo al mio bacino.

Mi bloccai dentro di lei aspettando una sua reazione che non tardò ad arrivare.
"Perchè ti sei fermato?" - mi aveva detto
"Voglio che tu mi chieda scusa." - le avevo risposto
Sentìi improvvisamente i muscoli della sua vagina contrarsi attorno al mio membro. Una cosa inaspettata che mi fece gemere.
"Scopami!" - disse Azzurra pensando di poter essere lei a quel punto a condurre il gioco.
"Se fai di nuovo quello che hai appena fatto l'unico a godere sarò io..." - le sussurrai - "...chiedimi scusa e ti spacco la fica"
"Scopami!" - mi aveva ripetuto implorante.
Le risposi con una sonora sculacciata: "Chiedimi scusa, troia!"
Decise di arrendersi: "Perdonami..." - sussurrò
"Non ho sentito": le risposi mollandole una seconda sculacciata
"Ti prego, perdonami." - mi disse alzando il tono della voce.

Mossi il bacino per affondare nuovamente dentro di lei.
"Oddio!" - mi urlò - "...non ti fermare. Scopami. Scopa la tua troietta. Spaccami in due!"
Iniziai a dare una cadenza ai miei affondi mentre Azzurra, dal lato suo, cercava di muovere il bacino e la schiena in modo da permettere delle penetrazioni sempre più profonde. Tornò ad ansimare e gemere con forza.
"Non fermarti" - continuava a ripetermi mentre si avvicinava lentamente al momento dell'orgasmo.
Affondò improvvisamente il viso tra le coperte urlando con tutta se stessa mentre il suo corpo cominciava a muoversi in modo convulso. Le pareti della sua vagina cominciarono a contrarsi nello stesso modo in cui aveva fatto poco prima, trascinandomi inesorabilmente verso l'orgasmo. Un barlume di lucidità mi spinse puntare le braccia sul letto, sollevarmi e uscire da lei proprio nel momento esatto in cui iniziai a venire. Scaricai una quantità enorme di sperma sulla schiena di Azzurra, schizzi potenti, alcuni dei quali arrivarono a lambire la sua nuca.

Stremato dallo sforzo e sfinito dal piacere dell'orgasmo collassai nuovamente su di lei.
Dopo essere rimasti in quella posizione a riprendere fiato per un tempo che a me sembrò infinto "Vai via" - mi aveva sussurrato Azzurra.
"Che?" - le avevo risposto io, sorpreso da quelle sue parole.
"Avresti potuto mettermi incinta, stronzo! Vai via!" - mi aveva detto con tono risentito
"Ma mi hai implorato di..." - cercai di protestare
"Ti ho detto di muovere quel culo di merda e di uscire da questa cazzo di stanza, porco!" - urlò
Mi alzai senza dire altro: il comportamento di mia sorella era tornato ad essere aggressivo.
"Sparisci dalla mia vista e ringraziami se non dico a papà e mamma che mi hai violentata!" - il mostro malefico che albergava in lei era tornato in vita.
Lasciai la stanza Decisi di ritirarmi alla chetichella.

Nei giorni a seguire Azzurra non mi rivolse la parola ne lo sguardo. Non c'era alcuna spiegazione logica in tutto quel risentimento avuto nei miei confronti cacciandomi via dalla sua camera: era stata lei a pregarmi di scoparla, l'avevo ricattata per indurla a chiedermi perdono, e alla fine il sesso era stata la moneta nostra moneta di scambio. Non riuscivo a capire quel suo improvviso cambiamento di atteggiamento dopo aver raggiunto l'orgasmo, il suo cacciarmi via, l'accusarmi di averla violentata. Se è vero che le donne sono creature complicate allora mia sorella è molto peggio.
Tribolavo come non mai nel rimanere in questa sorta di limbo, con la spada della minaccia di Azzurra che andasse a spifferare l'accaduto alla mia ragazza o, ancora peggio, raccontasse ai miei di averle usato violenza.

La svolta a questa situazione insostenibile arrivò dopo circa tre settimane.
Mi trovavo in camera a studiare. Azzurra era entrata in camera di soppiatto e si era avvicinata a me lentamente. Alzando lo sguardo dai libri me la ritrovai di colpo accanto a me, saltando in aria e urlando dalla paura.
"Hai un attimo?" - mi aveva chiesto.
"Porca troia! Sì...ho un attimo...se non muoio prima di infarto." - le avevo risposto con ancora le palpitazioni al cuore.
Si sedette sul letto, aspettò che mi girassi per guardarla e quando fummo uno di fronte l'altra tirò fuori un pacchetto di preservativi: "Sono venuta a chiederti perdono per quello che ho combinato con te e...questi...sono per te e la tua ragazza"
Inizio abbastanza incoraggiante, sebbene Azzurra parlasse con gli occhi bassi. Non riuscivo a comprendere come mai non avesse il coraggio di guardarmi negli occhi. La lasciai parlare aspettando il momento che tornasse a guardarmi negli occhi.
"Non ti ho rivolto la parola per tutto questo tempo perchè...ho dovuto riflettere su tante cose e in più occasioni mi è mancato il coraggio di dirti la verità..."

Preso un profondo respiro chiuse per un istante gli occhi e poi continuò: "Ho usato la scusa della violenza sessuale per tenerti lontano, per permettere a me stessa di realizzare quanto era accaduto. Non è vero che mi hai violentata, dopo le prime sculacciate ho cominciato a desiderare che continuassi, che mi prendessi in quel modo...non ero mai riuscita in vita mia a godere così tanto...ho cercato di capire perchè...ho provato a spiegarlo con il brivido di farlo senza alcuna protezione, in quel modo..."
Rimase un attimo in silenzio. Estrasse da un'altra tasca un blister di pillole prima di continuare: "Ho iniziato a prendere queste. Ho permesso al mio ragazzo di venirmi dentro. Ho chiesto lui di provare a prendermi con forza, in quella posizione ma..."
Alzò lo sguardo e mi fissò negli occhi decisa a tirare fuori tutta la verità: "...da quasi un mese non riesco a provare un orgasmo quando lo faccio. Ed è tutta colpa tua."
I suoi occhi si gonfiarono di lacrime: "Non so che mi hai fatto, non so come uscirmene da sta cosa...so solo che non voglio finire dallo psicologo e rischiare di metterti nei guai per colpa di una punizione che meritavo e per aver poi fatto con te una cosa che mi è piaciuta. In questi anni mi sono comportata come una stronza con te, avresti dovuto picchiarmi molto tempo prima e farmi capire quanto fossi egoista e quanto male ti stavo procurando."

Mi alzai e mi andai a sedere accanto a lei. Le presi le mani con le mie aspettando che continuasse, che si sfogasse.
"Avevo bisogno di raccontarti questa cosa, sei l'unico a cui potevo confidarla senza che succedesse un casino."
La abbracciai mentre lei scoppiava in quello che, secondo me, era un pianto liberatore.
"Ho bisogno di te...ti prego, aiutami..." - continuava a ripetermi singhiozzando

Si staccò di colpo da me, si mise in piedi e iniziò a spogliarsi.

"Azzurra ma...cosa stai facendo?" - le avevo detto, incapace di credere a quello che stava facendo.
"Ho già chiuso la porta a chiave...mamma e papà sono usciti..." - mi aveva detto salendo sul letto e distendendosi a pancia in giù.
"Sculacciami." - aveva aggiunto fissandomi con gli occhi imploranti.
"Azzurra!" - cercai di farla ragionare.
"Ti prego, picchiami. Fallo come hai fatto l'ultima volta." - aveva insistito.
Dopo aver indugiato qualche minuto, la accontentai con un primo ceffone su una natica.
"Ancora" - mi aveva sussurato mentre dai suoi occhi lucidi cominciarono a fluire nuove lacrime
Le mollai una seconda sculacciata.
"Ancora" - aveva ripetuto.
Seguì un a terza sculacciata, un ennesimo suo "ancora", e poi una quarta e una quinta sculacciata.
Man mano che scagliavo le mani su di lei il tono della sua voce diventava sempre più eccitata e le sue parole sempre più volgari.
"Pezzo di merda!" e poi "Sculaccia la tua puttana" e ancora "Stronzo" e poi ancora "Fammi sentire chi comanda" in un crescendo di incitamenti nei miei confronti.

Le montai su esattamente come avevo fatto allora, bloccandole le mani sulla schiena sotto al peso del mio corpo e schiaffeggiandole il sedere fino a farlo diventare rosso. Azzurra tra un gemito e l'altro allargò lentamente le gambe per mostrarmi quanto era eccitata e per invitarmi a prenderla nella stessa posizione di quel giorno.

Accadde tutto esattamente nello stesso modo, con la differenza che adesso eravamo consapevoli di come sarebbe andata a finire. La montai con la stessa brutalità di allora, bloccandole le mani sulle coperte e spingendo il mio membro con forza dentro di lei. Azzurra tra un gemito e l'altro non perdeva occasione di urlarmi di montare la sua puttanella, di scoparla senza pietà, di fotterla come se non ci fosse un domani, di farla sentire una lurida troia, la mia lurida troia. Con il fiato corto e il corpo teso come una corda di violino mi annunciò di essere prossima all'orgasmo. Qualche istante dopo venne, affondando il viso tra le coperte e tentando di soffocare un urlo inumano. La seguìi quasi a ruota, scaricandole dentro tutto il mio piacere e urlandole quanto fosse porco il gioco in cui mi aveva trascinato per godere.

Mi accasciai ansimante sul suo corpo sudato, consapevole che da quel giorno avrei dovuto soddisfare anche lei oltre alla mia ragazza.

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