Judith e il giorno del ringraziamento

I preparativi per il giorno del ringraziamento interrotti da un piacevole intermezzo, una fantasia inspirata da una amica newyorkese a pochi giorni dal 21 novembre del 2021

N.B. I protagonisti si intendono maggiorenni e consenzienti

"Sono a casa!" - avevo urlato nel corridoio chiudendo la porta alle mie spalle senza ricevere alcuna risposta.
Della musica e il suono dello sfrigolare dell'olio provenivano dalla cucina. Posai la cartellina da lavoro a terra, le chiavi sul tavolinetto dell'ingresso e, dopo essermi tolto il cappotto, mi avviai verso la cucina.
All'apertura della porta venni investito da una rovente nuvola di vapore e dal suono forte della musica: Judith, la mia compagna, si era messa ai fornelli per preparare il pranzo del giorno del ringraziamento,
mettendo la radio a tutto volume per farsi compagnia.

La temperatura della cucina era da clima equatoriale: Judith, per evitare di sudare troppo, aveva raccolto i capelli sopra la nuca, e aveva deciso di indossare un paio di shorts leggeri e il grembiule.
La vista della sua nuca scoperta, il volto imperlato di sudore, il suo corpo sinuoso, le mani delicate che armeggiavano con il cibo, il petto che premeva sotto la stoffa del grembiule erano per me un imperdibile ed eccitante spettacolo.

Ero eccitato, la desideravo, desideravo possederla, sapevo anche che interromperla avrebbe significato rovinare qualche suo manicaretto. Rimasi con l'espressione ebete ad ammirarla per qualche minuto, indeciso su cosa fare. Infine decisi di muovermi verso di lei: avrei lanciato il sasso, le avrei fatto capire le mie intenzioni lasciando a lei la scelta di respingermi o meno. Avanzai lentamente verso di lei.

"Ciao amore!" - mi disse con tono allegro mentre iniziava a sbattere la maionese in una ciotola

Non le risposi. Continuai ad avanzare fino a pormi dietro di lei, incastrando il suo corpo tra il piano di lavoro e il mio. Strusciai il mio pube sul suo sedere mentre le mie mani correvano sui suoi fianchi. Avvicinai la bocca alla sua nuca scoperta ed iniziai a darle piccoli baci.

"Andato bene a lavoro?" - mi chiese riuscendo a celare l'eccitazione che le stavo causando.

Continuai a non risponderle, usando la bocca per continuare a baciarla in quello che sapevo fosse il suo punto debole. Judith provò a concentrarsi sulla maionese, continuando a sbattere con la forchetta gli ingredienti che stavano nella ciotola. Decisi spingermi oltre, facendo scorrere le mie mani dai fianchi su, fino al seno, infilandole ai lati del grembiule.

"Mmmmm...piccola peste! Mi farai impazzire la maionese" - mi sussurrò senza più celare il piacevole effetto che avevo su di lei.
"Sei tu che fai impazzire me..." - le risposi con voce eccitata afferrandole con forza il seno con entrambe le mani.
"Ti prego..." - mi implorò con un fil di voce mentre iniziava a muovere il sedere spingendolo contro la patta dei miei pantaloni.
"Vuoi davvero che smetta?" - le chiesi sottovoce iniziando a giocare con i suoi capezzoli sotto al grembiule

Un gemito di piacere, seppur soffocato e le sue mani che improvvisamente si bloccarono furono la sua risposta inequivocabile. Continuai a baciarla sulla nuca mentre con i polpastrelli iniziai a pizzicare e torturare i capezzoli.

"I ragazzi?" - le chiesi, per sincerarmi di poter proseguire la mia tortura senza venir interrotto.
"A casa di amici..." - mi rispose ansimando.

Tolsi allora di colpo le mani dal suo seno, dirigendole velocemente verso l'elastico degli shorts. Le abbassai rapidamente pantaloncini e mutandine inginocchiandomi dietro di lei, andando a cercare con la bocca il suo sesso che trovai eccitato e gonfio.

"Ohhhh, mia piccola peste!" - riuscì a dire prima che ondate di piacere sempre più intense le facessero perdere completamente la lucidità.

La lappai con foga, bevendo le copiose gocce di rugiada che la sua calda fornace produceva ad ogni movimento della mia lingua. Continuai senza sosta a leccarla aspettando che l'orgasmo la assalisse. Impietoso e impetuoso, il piacere sconvolse il suo corpo. Sotto i miei continui colpi di lingua Judith urlò tutto il godimento che l'orgasmo le stava provocando. Un gesto inconsulto delle sue braccia fece finire a terra metà delle cose che stavano sul piano di lavoro. Judith, dopo aver vibrato di piacere poggiò lentamente il busto sul piano di lavoro.

"Che disastro..." - mi sussurrò ancora ansimante

Mi alzai soddisfatto, liberando la mia erezione dai pantaloni e dalle mutande e posizionandola all'ingresso del suo canale rovente. Avrei voluto attendere che si riprendesse, avrei voluto strusciare la mia verga sul suo sesso per farle montare nuovamente il lussurioso desiderio di essere posseduta da me. Ma ero troppo eccitato per poter attendere: affondai lentamente la mia erezione nella sua carne, strappandole un lungo gemito. La presi per i fianchi prima di affondare nuovamente dentro di lei. I suoi gemiti mi confermarono che era pronta ad un nuovo viaggio verso l'apice del piacere. Moltiplicai gli affondi dentro di lei, godendo del melodioso suono che i suoi gemiti, mescolati con la musica della radio, avevano nelle mie orecchie. Sollevò leggermente il busto reggendosi con le mani sul piano di lavoro e iniziando ad assecondare con il suo corpo i miei movimenti. I miei colpi cominciarono ad essere sempre più intensi e violenti, esattamente come gli urli di Judith ormai diretta come un treno impazzito verso un nuovo orgasmo.

Sentìi i suoi muscoli tremare, scossi da spasmi di piacere: la mia Judith era nuovamente crollata sul piano di lavoro della cucina in preda al piacere. Rallentai gradatamente il ritmo fino a fermarmi dentro di lei. Mi lasciai cullare dal dolce e perverso piacere dei muscoli della sua vagina che si contraevano e rilassavano lentamente attorno alla mia verga, massaggiandola delicatamente, mentre lei riprendeva lentamente fiato.

Mi spinse indietro, liberandosi dalla mia presa. Poi, con un sorriso sornione stampato sul volto, si girò e si sedette sul piano della cucina allargando le gambe.
"Guarda cos'hai combinato!" - mi disse con tono di rimprovero, indicando il suo sesso grondante di umori.

Tornai ad inginocchiarmi e ad affondare la mia testa sul suo sesso, facendo aderire le mie labbra alle sue grandi labbra. Sentirla gemere nuovamente di piacere aumentò la foga delle mie labbra sul suo sesso e l'intensità delle leccate della mia lingua. Judith iniziò ad agitare ritmicamente il pube e a contrarre in modo frenetico i muscoli dell'addome. L'orgasmo arrivò puntuale dopo poco tempo; la terza intensa ondata di piacere le fece perdere l'equilibrio facendola ricadere all'indietro sul piano di lavoro.

"Mi hai sfinita, piccola peste!" - mi disse interrompendo per un istante il suo forte ansimare.
"Ti aiuterò a rimettere a posto..." - le avevo detto rimettendomi in piedi.
Alzò di scatto la testa con sguardo tra il triste e il meravigliato: "E il tuo amichetto? Non vogliamo mica trascurarlo..."
Guardai l'orologio, il tempo era volato: "Judith guarda che sono le..."
"Shhh" - mi zittì di colpo scendendo dal piano di lavoro e posizionandosi tra le mie gambe.
Prese in mano la mia verga: "Piccola peste, grande monello...guarda cosa abbiamo qui?" - mi disse con tono di falsamente crucciato.

Iniziò a darmi dei piccoli baci partendo dalla punta e percorrendo l'asta in tutta la sua lunghezza fino ai testicoli. Un brivido intenso percorse la mia schiena quando Judith decise di accogliere il mio sesso nella sua bocca. Bocca, lingua, mani...Judith riuscì a toccare con maestria ogni tasto del mio corpo al momento giusto, spingendomi in breve tempo all'orgasmo. Gemetti con forza mentre iniziavo a scaricarle in gola quelli che mi sembrarono potentissimi fiotti. Judith bevve tutto senza permettere che uscisse una goccia dalla sua bocca. Mi sentìi venir meno le gambe, cercai appoggio con le mani al piano per evitare di scivolare giù a terra. Judith attese che il mio orgasmo scemasse prima di staccare la bocca dal mio sesso ancora semi eretto.

"Adesso rimettiamoci a lavoro, piccola peste!" - mi disse con voce allegra - "Vatti a cambiare mentre io rimetto a posto questo disastro"

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