Il viagra cubano (completo)

L'amore e l'attrazione tra un anziano signore e la sua giovane nuora esplodono improvvisamente tra mille sentimenti e sensazioni controversi. Questo è quanto vi attende nel racconto che state per leggere.

N.B. i protagonisti si intendono maggiorenni e consenzienti

Il suono cadenzato di due corpi impegnati in un focoso amplesso, i gemiti incontrollati di una giovane donna, il fiato pesante di un uomo non più giovane, il sonoro russare di un secondo uomo.
Questa era l'atmosfera del salone in cui Emilio, 77 anni, stava possedendo sul divano con vigore il corpo della sua dolce nuora Dalila, splendida donna di 38 anni. Accanto, piegato sul tavolo da pranzo, giaceva Lino, completamente ubriaco e incosciente di quello che stava accadendo a sua moglie.

Per capire come si era arrivati a quella scena dobbiamo iniziare con il raccontare la vita di Emilio, una vita inizialmente abbastanza traquilla: lavoro, casa, famiglia erano stati
a lungo costituivano il suo mondo, il suo equilibrio, la sua forza. Emilio si poteva definire un uomo normale, Emilio, uno di quelli che si sentiva realizzato, felice, appagato.
Insieme alla sua dolce moglie, a cui aveva avuto Lino, aveva tirato su un figlio, lo aveva seguito negli studi e infine l'aveva visto sistemarsi e realizzarsi nella vita.
Un buon lavoro e una bella moglie, Dalila, erano diventati per Lino la routine tranquilla e appagante esattamente come era accaduto per suo padre Emilio.

Ma il vissero felici e contenti, come ben sapete, appartiene al mondo delle favole. Nella vita quotidiana, purtroppo, i cambiamenti più o meno profondi sono all'ordine del giorno.
Fu così che proprio nel momento in cui Lino aveva 'sistemato' la sua vita ed Emilio aveva finalmente raggiunto l'eta della pensione arrivò il cambiamento.
Emilio immaginava di poter finalmente vivere con la moglie un periodo di tranquillità assoluta, quella di un giovane pensionato che insieme alla moglie,
realizza finalmente alcuni dei sogni quasi irraggiungibili da giovane: una rilassante crociera, un viaggio in terre lontane e sconosciute.
Ma il destino aveva riservato ad Emilio diversi cambiamenti radicali. Il primo di questi era stato la perdita della moglie: una grave malattia l'aveva portata
via in poco tempo lasciando il povero Emilio in uno stato di profonda frustrazione.

Si era ritrovato a dover rivedere la propria vita, ripianificare il proprio futuro senza quel piccolo particolare che per tanti anni per lui era stato fondamentale: sua moglie.
Solo in casa - il figlio Lino dopo essersi sposato era andato a vivere per conto suo - Emilio aveva trovato nella compagnia dei suoi vecchi amici la forza di continuare ad inseguire
i sogni che aveva avuto da giovane. Con l'aiuto di due suoi vecchi amici, anche essi pensionati, aveva organizzato un lungo viaggio di piacere tra le isole dei Caraibi.
Fu durante il soggiorno a Cuba che il destino ci mise di nuovo lo zampino - questa volta in senso buono - facendo in modo che che Emilio e i suoi due amici
incontrassero inaspettatamente l'amore, uno di quelli travolgenti, intensi e profondi, in grado di riuscì a colmare i vuoti del passato e trasformare in ricordo il dolore.
Rientrati in Italia, sia Emilio che i suoi amici cominciarono a pensare seriamente a ritornare là dove avevano lasciato il cuore; decisi a cambiare radicalmente la propria vita,
vendettero tutto, casa compresa e fecero il grande passo, trasferendosi definitivamente a Cuba.
Si sposarono e per diversi anni si godettero il finale felice di quello che in teoria doveva essere l'ultimo capitolo della loro vita.

Purtroppo per il povero Emilio le cose, ancora una volta, non andarono per il verso sperato: il destino avverso, oltre a portarsi via anche la seconda moglie,
lo costrinse a rientrare in Italia a causa di alcuni problemi di salute. Solo e senza casa, Emilio venne accolto da suo figlio Lino che, senza troppi complimenti,
lo obbligò a trasferirsi e a vivere a casa sua.

La convivenza con il figlio e nuora Dalila non fu molto traumatica: Emilio aveva una stanza tutta per sè, quella che probabilmente sarebbe
dovuta essere per il figlio che i due tardavano ad avere. Dalila, casalinga molto attenta alle faccende domestiche, si era presa cura del suocero
con la stessa dedizione che aveva per il marito con la differenza che Emilio era sempre a casa mentre Lino passava molto tempo a lavoro.
Con il passare del tempo i problemi di salute di Emilio erano andati scemando e, poco a poco, grazie a sua nuora aveva riacquistato anche serenità.
Il contributo di Dalila era stato decisivo: grazie alle sue mille attenzioni, i suoi sorrisi, il suo carattere luminoso, Emilio aveva ripreso a vivere,
aprendosi poco a poco con lei confidandole tutto e raccontandole la sua vita.
A lei Emilio doveva l'aver recuperato quel sorriso che, ritornato da Cuba, sembrava aver perso per sempre.
Errori, dubbi, momenti bui, Dalila era stata capace di ascoltare tutto, di affezionarsi a lui e di volergli bene come se ne vuole ad un amico.
Aveva fatto anche di più: lo aveva convinto a riprendere i contatti con i suoi amici, a tornare a curare
la sua persona, cercando di fargli capire che, malgrado l'età, era un bell'uomo e la sua partita con l'amore non era ancora finita.
Ovviamente anche Dalila prese l'abitudine a confidarsi con lui, raccontandogli tra le tante cose su come il figlio, schiavo del lavoro, si prendesse sempre meno cura di lei.
Emilio l'aveva ascoltata, dandole dei consigli che comunque non avevano cambiato di molto la situazione. Aveva cercato di non mettersi mai troppo in mezzo tra lei e suo figlio,
cercando di starle vicino confortandola nei momenti di maggiore debolezza.

Dopo mesi di stare rinchiuso in casa Emilio aveva finalmente ripreso ad uscire. Una delle scuse che sua nuora usava spesso era quella di essere accompagnata al mercato.
Fu l'inizio della vera rinascita: Emilio si rimise in contatto con le vecchie amicizie che aveva lasciato in Italia prima di trasferirsi all'estero,
iniziò ad uscire e a svagarsi anche senza la presenza della nuora ed infine si rimise in contatto con i vecchi amici trasferitisi a Cuba a cui raccontò i cambiamenti della sua vita.

Il giorno che il postino bussò alla porta di Dalila con uno pacchetto di colore viola, Emilio si trovava in camera sua intento a prepararsi per accompagnarla a far spesa al mercato.
Il pacchetto era indirizzato ad Emilio per cui Dalila, congedatasi dal postino, non aveva esitato a dirigersi in camera del suocero per consegnarglielo.
Ed è a questo punto che il rapporto tra Dalila ed Emilio cambiò per sempre.

Emilio, oltre ad aver recuperato la salute, con il tempo aveva recuperato anche un po' di desiderio sessuale e, non avendo alcuno modo per sfogarsi,
aveva preso la sana abitudine di darsi piacere da solo. Il caso volle che un po' di quella voglia lo prendesse durante i preparativi per uscire, per cui,
sicuro di non essere disturbato, si era tirato giù i pantaloni e, dopo aver chiuso gli occhi, aveva preso ad accarezzarsi il sesso con delicatezza.

Fu in quel preciso istante che Dalila, senza bussare, presa com'era da una strana eccitazione per consegnare il pacchetto appena ricevuto, aprì la porta rimanendo di stucco.
Di fronte a lei un uomo che, seppur avanti con l'età, era nel pieno della sua virilità.
Si bloccò ad ammirare Emilio che in piedi lentamente e a occhi chiusi carezzava centimetro dopo centimetro la pelle del suo sesso in piena erezione.
La sua bocca era leggermente aperta, il suo viso rilassato. Giù, tra le sue gambe, un palo di carne con una cappella lucida e la sua mano che faceva avanti
e indietro su tutta la lunghezza.

Fece fatica a deglutire Dalila: erano mesi che non faceva l'amore. Ogni volta c'era sempre una scusa, quella più frequente lo stress del lavoro.
E così, la sua femminilità, il suo essere donna, pian pianino era sbiadito come il colore di una fotografia degli anni 80.
Adesso, di colpo, Dalila si era ricordata chi era, quel colore sbiadito era ritornato per un istante ad essere vivido: nello stomaco farfalle impazzite,
più sotto un fastidioso prurito, le gambe tremanti, in testa il desiderio, la voglia di inginocchiarsi di fronte a quell'uomo, aprire la bocca e regalare con le sue labbra
a quell'uomo le stesse sensazioni piacevoli di quella mano.
Se non avesse avuto tra le mani quel pacchetto sicuramente si sarebbe toccata, dividendo e condividendo virtualmente con Emilio parte del suo piacere.
Si limitò a godere con gli occhi, ad aspettare che l'orgasmo scuotesse suo suocero che, nel momento in cui venì, usò con l'altra mano un fazzoletto per contenere
i copiosi schizzi che il suo sesso aveva iniziato a produrre. Riuscì a sparire chiudendo la porta un attimo prima che Emilio potesse aprire gli occhi.
A quel punto prese un profondo respiro, chiuse gli occhi e infine decise di bussare, come avrebbe dovuto fare.

Da dentro la stanza Emilio le disse di entrare.

Quando Dalila mise piede dentro la stanza percepì uno strano odore, non era il profumo di Emilio, era qualcosa di strano, inebriante.
Emilio la stava aspettando seduto sul letto, aveva avuto il tempo di ricomporsi. Dalila si avvicinò a lui con il pacchetto tra le mani.
Mentre Emilio la ringraziava prendendolo tra le mani, Dalila notò sul letto il fazzoletto dove Emilio era venuto pochi istanti prima.
Si sedette accanto a lui, attendendo che lo aprisse.
Il pacchetto, proveniente da Cuba, conteneva una bottiglia con quello che doveva essere un liquore e un bigliettino con su scritto "per te, vecchio porco".
Emilio sorrise alla lettura del bigliettino lasciando Dalila molto perplessa.

"E' il viagra di Cuba." - le disse - "Un sorso di questo e, uomo o donna che sia, ti trasformi in una macchina del sesso"

Dalila avvampò. Non era l'argomento sesso che la metteva a disagio quanto il ritorno improvviso dell'immagine di suo suocero che si masturbava.
Cercò di nascondere l'imbarazzo volgendo altrove lo sguardo. Per la seconda volta i suoi occhi si posarono sul fazzolettino sporco sul letto.
Un gesto istintivo della mano glielo fece afferrare. Lo strinse tra le mani, cercando di farsi notare e al tempo stesso vergognandosi dentro di se
come una ladra per quello che aveva appena fatto.

Emilio la guardò: "Stasera ve lo faccio provare" - le disse con un sorriso sornione - "Sarebbe anche ora che mi daste un nipotino, no?"

Lo sguardo di Dalila incontrò quello di Emilio: era triste.

"Dalila..." - disse Emilio, intuendo un fiume di parole disperate in quello sguardo, parole che raccontavano di quanto poco Lino fosse presente nella sua vita
di quanto fosse diventata trasparente per suo marito, di quanto poco femminile si sentiva.

Emilio posò una mano sulla guancia di Dalila per accarezzarla con tenerezza, mentre le prime lacrime cominciavano a sgorgare dagli occhi della donna.
Quell'odore sentito appena entrata nella stanza colpì le narici di Dalila che, sebbene fosse preda in quel momento del profondo dolore per il rapporto difficile con
il marito, provò nuovamente quella eccitazione provata quandò aveva visto Emilio masturbarsi davanti a se: era l'odore del suo seme, del suo sesso, era l'odore della lussuria
che improvvisamente si impossessava del suo corpo, facendola eccitare.
Strinse le gambe, Dalila, come a voler contenere l'improvvisa scossa di piacere che le aveva bagnato le mutandine e il sesso.
Ubriaca di quella fragranza, chiuse gli occhi, muovendo la testa per strusciarsi alla mano di Emilio alla ricerca della carezza che lui le stava per darle.
Mosse più volte la testa, avanti e indietro mentre suo suocero teneva ferma la mano. Ebbe l'istinto irrefrenabile di baciare quelle dita che qualche istante prima
si muovevano libere sul sesso eccitato di Emilio. Proprio mentre le sue labbra si poggiavano sulla pelle di Emilio, Dalila ebbe un attimo di lucidità.
Si staccò di colpo dal suocero scattando in piedi.

"Io...io...devo andare" - disse disorientata e rossa in volto.

Prima che Emilio potesse dire qualcosa Dalila era già sparita dalla sua stanza. Stranito dalla reazione improvvisa e abbastanza inaspettata,
Emilio credette che si trattesse di un improvvisa esigenza fisiologica. Tornò a pensare al problema di Dalila e di suo figlio e si convinse
che fosse solo questione di tempo e che il loro rapporto potesse migliorare. Il regalo ricevuto dai suoi amici cubani avrebbe di sicuro sbloccato la situazione.

Nel frattempo Dalila presa da una folle smania si era fiondata in bagno e, chiusa a chiave la porta, si era bloccata a guardarsi allo specchio.
Si chiese più volte cosa le stesse prendendo, ansante e paonazza in volto non riusciva a pensare ad altro che al sesso eretto di Emilio.
Sebbene fosse fuggita dalla sua stanza le sue narici continuavano a sentire quell'odore inebriante. Si ricordò di avere ancora tra le mani il fazzoletto intriso di seme che aveva rubato ad Emilio.
Senza pensarci un istante lo prese e lo portò al viso. La nuova e improvvisa zaffata di lussuriosa fragranza nelle narici le fece tremare le gambe.
Si accovaccò lentamente a terra mentre la sua lingua, come impazzita, uscita dalla bocca aveva iniziato a cercare le gocce di seme del suocero sul tessuto.
Portò l'altra mano tra le gambe, scostando rapidamente la stoffa della gonna e quella delle mutandine per cercare disperatamente di placare quella fame immonda che aveva di sentirsi donna.
E così, il sapore speziato di sperma di Emilio cominciava a stimolare il suo gusto, Dalila aveva iniziato a masturbarsi furiosamente.
Prossima all'orgasmo ebbe l'istinto perverso di portarsi il fazzoletto tra le gambe, immaginando di unire il piacere di Emilio al suo.
Spinse con forza il fazzoletto dentro di se, nelle sue viscere, immaginando che fosse il sesso del suocero a possederla furiosamente.
L'immagine di suo suocero che veniva, che le scaricava dentro tutto il suo piacere fu la scintilla che diede inizio all'orgasmo di Dalila.
Gemette con forza mentre con entrambe le mani spingeva dentro di sè il fazzoletto, mentre il suo corpo in preda a forti spasmi si agitava forsennatamente.
Chiuse gli occhi dopo che gli ultimi scampoli di piacere abbandonarono il suo corpo.
Con ancora addosso il fiatone, Dalila si rese conto di aver inzuppato completamente con i suoi umori il fazzoletto, le dita e anche il pavimento.

Sentì bussare alla porta del bagno: "Dalila! Stai bene?" - furono le parole di Emilio provenienti da dietro la porta.

Non rispose, chiuse gli occhi, ripercorrendo nuovamente quella folle fantasia in cui il suo giovane corpo veniva preso dal suocero e sbattuto
senza soluzione di continutà fino a raggiungere l'apice del piacere.

Il bussare nuovamente alla porta la fece ritornare rapidamente alla realtà: "Dalila!" - urlò preoccupato Emilio fuori dal bagno.

"Ssssi...iii..." - rispose con voce roca e incerta, cercando di calmare il suocero - "Sto...bene..."

Prese un lungo respiro: era ora di tornare alla realtà.

"Qualche minuto e andiamo a far spesa..." - disse Dalila con voce più controllata e tranquilla - "...prepara le borse che arrivo"
"Ok, ti aspetto giù" - rispose Emilio rincuorato

Dalila scattò in piedi per riassettare il piccolo disastro appena combinato: mutandine e fazzoletto nel cesto dei panni sporchi, un paio di pezzi di carta igienica per asciugare
a terra e le gambe, una rapida sciacquata al viso per ritrovare il colore naturale e infine un rapido filo di trucco per ravvivare labbra e occhi.
Uscita dal bagno corse a prendere la borsa con le chiavi e il cappotto. Guadagnò rapidamente l'uscita di casa tirandosi dietro la porta e raggiungendo in pochi istanti
Emilio che la stava aspettando nell'androne del palazzo.

Venne accolta dall'espressione incerta del suocero: "Che è successo?" - chiese incuriosita.
"La gonna..." - le rispose quasi sottovoce
"Oh cazzo!" - esclamò Dalila raggiungendo con gli occhi l'evidente chiazza umida sul tessuto all'altezza del pube.

Si abbottonò rapidamente il cappotto, poi, facendo finta di nulla prese per un braccio Emilio e lo trascinò con sè.

"Andiamo!" - disse risoluta e sorridente - "...nella fretta ho anche dimenticato di prendere la lista della spesa, oggi improvvisiamo!"

L'allegria di quella donna che di fronte a piccoli disastri riusciva a trovare di che ridere per Emilio era stata forse la medicina più potente che aveva ricevuto
da quando era ritornato in Italia vedovo e con le ossa rotte. Si sentiva fortunato ad averla come nuora: il suo carattere le ricordava il calore e il buon umore tipico
di entrambe le sue defunte e compiante mogli. Faticava a capire come mai suo figlio Lino non le desse le dovute attenzioni: non si può fare altro che amare una donna così solare ed estroversa.
Abbandonò quei pensieri per concentrarsi nelle compere insieme alla nuora: verdure, uova, carne, pane, formaggi riempirono piano piano le borse che Emilio portava con sè.
Nel fare il percorso di ritorno verso casa Emilio si fermò improvvisamente davanti a una vetrina di biancheria intima.
Esposti su uno dei manichini un paio di calze autoreggenti scure con motivi floreali per tutta la loro lunghezza, un paio di mutandine in pizzo di colore nero con reggiseno coordinato.
Oltre al motivo floreale delle calze rimase colpito dai
lacci laterali degli slip che avrebbero permesso di sfilarli senza bisogno di farli scorrere sulle gambe e del gancetto frontale del reggiseno che avrebbe garantito un rapido accesso
al seno di chi lo indossava durante un ipotetico amplesso focoso.
Dalila realizzò solo qualche istante dopo quello che stava guardando il suocero, presa com'era dal sistemare gli scontrini nel portafogli in modo da poter tenere
sotto controllo la contabilità della famiglia. Osservò il suocero per un attimo.

"Ti sei innamorato della commessa, pensi di fare un regalo alla fidanzata che non conosco ancora o....hai cambiato gusti?" - le disse sghignazzando

Emilio distolse lo sguardo per rivolgerlo agli occhi divertiti della nuora. Dalila in pochi istanti realizzò cosa stesse pensando Emilio.
Era bello essere in sintonia con qualcuno, riuscire a leggere il pensiero senza dover parlare.

"Ok, resta qui!" - gli disse allungandosi verso il suo viso e baciandolo sulla bocca.

Lo piantò in mezzo al marciapiede lasciandolo mezzo intontito per entrare dentro al negozio e far spesa.
Una improvvisa e dolorante erezione cominciò a dolere nelle mutande del povero Emilio: presa dalla foga Dalila lo aveva baciato sulla bocca. Era stata la scintilla che
aveva acceso la miccia dei suoi pensieri. Aveva iniziato ad immaginare la nuora con quanto esposto in vetrina. L'aveva immaginata vogliosa, eccitata, femmina.
Il pensiero del suo corpo giovane desideroso di essere posseduto l'aveva trascinato in un vortice di pensieri lussuriosi. Quel bacio sulle labbra aveva fatto improvvisamente
sparire Dalila amica e confidente e aveva fatto apparire nella sua mente Dalila eccitante donna desiderosa di piacere. Se la immaginò tra le sue braccia, gli occhi iniettati di sangue e
la bocca semiaperta che lo implorava di fotterla senza pietà. Immaginò il suo seno muoversi al ritmo dei colpi di bacino che lui le infliggeva, le sue unghia piantate sulle sue spalle,
i suoi gemiti e il suo ansimare eccitato.

"Ma come è possibile che quell'imbecille di mio figlio non si renda conto del pezzo di femmina che ha in casa?" - sussurrò tra sè e sè.
"Cosa?" - si sentì chiedere da Dalila che nel frattempo aveva fatto acquisti e lo aveva raggiunto in mezzo alla strada.
"Ehm...no...nulla..." - balbettò Emilio pregando il cielo che Dalila non l'avesse sentito

Tornati a casa cominciarono a darsi da fare per prepararsi per la cena.
Mentre Emilio metteva a posto il cibo Dalila era andata in camera da letto a indossare la biancheria appena acquistata sulla quale aveva deciso di mettere una tuta larga
e abbondante in grado di nascondere la 'sorpresa' sottostante. Poi aveva raggiunto in cucina Emilio e l'aveva aiutato con il resto della spesa.
Si era messa infine ai fornelli, iniziando a preparare la cena mentre Emilio era andato in sala a imbandire la tavola.

Aveva preso il servizio buono, i calici da vino e il candeliere. Aveva preparato la tavola per le grandi occasioni, come se quella sera ci fosse festa.

"Già...festa..." - pensò Emilio
Si avvicinò allo stereo e trovò subito tra i vari dischi che aveva regalato a suo figlio uno di musica jazz adatto al tipo di 'festa' che sperava suo figlio facesse a Dalila.
"Stasera si festeggia l'arrivo di un nipotino!" - disse a voce bassa mentre la musica cominciava a diffondersi nella stanza.
"Stavolta ti ho sentito!" - disse Dalila sorprendendolo alle spalle - "...e dunque questo è il tuo perverso piano, nonnino? Farmi ingravidare da tuo figlio? Vecchio porco!"

Una sonora risata seguì quelle parole: il viso divertito e rilassato di Dalila era uno spettacolo. La sua serenità ricordava ad Emilio quella delle due compiante mogli.
Chissà cosa sarebbe se non avesse avuto tutti quegli anni addosso...probabilmente l'avrebbe portata via a suo figlio, schiavo del lavoro e incapace di apprezzare l'oro che aveva in casa.
Senza pensarci su si avvicinò a Dalila e la abbracciò.

"Ti voglio bene...stasera vi lascio soli...ok?" - le disse quasi sussurrando

Dalila non rispose, mosse la testa in modo che la sua bocca potesse incontrare la guancia di Emilio e lo baciò. Un lungo tenero bacio sulla guancia mentre la sua mente
immaginava la tenerezza di quell'uomo sul suo corpo. Decise di interrompere quell'abbraccio per evitare di cadere in tentazione; troppe ne aveva avute durante la giornata.

"Prima di sparire di casa devo darti qualche raccomandazione con il liquore" - disse seriamente Emilio - "un solo chupito...è un liquore molto forte, capace di stendervi al secondo bicchierino"

Dalila lo ascoltò sorridendo e pensando già alla bella serata in arrivo. Infine Emilio tornò in camera sua per prepararsi ed uscire e Dalila tornò in cucina a terminare di preparare la cena.

Era quasi l'una di notte quando Emilio girò le chiavi nella toppa per aprire la porta. La casa, immersa nel silenzio, era completamente al buio ad eccezione delle luci del salone.
Chiuse con cura la porta dietro di se facendo attenzione a non fare rumore; l'ultima cosa che voleva in cuor suo era interferire quella sera tra suo figlio e sua nuora.
Se avesse potuto sarebbe rimasto a dormire da un amico ma, non avendo avuto tempo sufficiente per organizzarsi, preferì ritornare a casa il più tardi possibile fermandosi
a bere qualche bicchierino di ruhm al bar sotto casa. Si tolse le scarpe per fare ancora meno rumore, poi, quasi fosse un ladro, cominciò a muoversi in silenzio verso la sua camera.
Un suono strano proveniente dal salone lo bloccò improvvisamente. Tese l'orecchio per capire meglio cosa fosse.
Erano singhiozzi. Singhiozzi femminili. Si trattava di Dalila.
Ascoltò ancora un po' per capire cosa stesse succedendo: non si trattava di singhiozzi ritmati, tipici di un amplesso, erano singhiozzi di un pianto.

Decise di poggiare a terra le scarpe e di dirigersi in salone.
La scena che gli si parò di fronte era desolante: riverso sulla tavola giaceva suo figlio con ancora il bicchiere di liquore mezzo pieno, accanto, sul divano, ancora in tuta,
sua nuora Dalila con le mani sul volto che piangeva. Era chiaro che suo figlio non aveva seguito le raccomandazioni della moglie,
abusando del liquore e la sera romantica con il progetto di dare lui un bel nipotino era finita nel peggiore dei modi.
Si avvicinò lentamente a sua nuora, a pochi passi da lei le si inginocchiò accanto poggiando le mani sulle sue gambe.
Dalila, accortasi della sua presenza, mantenendo le mani sul volto chiese ad Emilio di allontanarsi.

"Vai via, ti prego..." - disse singhiozzando - "...sono un mostro con il trucco sfatto dal pianto"

Emilio non si mosse di un millimetro, aspettò che Dalila sfogasse il suo pianto e liberasse con le parole tutto il dolore che aveva dentro.

"Gliel'ho detto almeno tre volte a quell'imbecille! Un solo bicchierino...mi ha raccomandato tuo padre. Ma lui, atteggiandosi da macho, non ha voluto sentire!" - disse piangendo come una bambina.

Decise di togliere le mani dal volto e guardare in faccia Emilio per poter continuare a sfogarsi con più veemenza.

"Due bicchieri ne ha bevuto! DUE! E stava per farsi il terzo...il coglione! Ho sposato un COGLIONE!" - urlò Dalila lasciando finalmente uscire fuori tutta la rabbia e agitando con forza le mani

Emilio, immobile, era rimasto a fissare gli occhi di quella donna. Malgrado il trucco che le colava sul viso, quegli occhi lucidi e arrossati li trovava meravigliosi.
Aveva smesso di ascoltarla, qualsiasi parola fosse uscita dalla bocca di quella donna, non sarebbe riuscita a interrompere quella strana sensazione di meraviglia e fascino che
Dalila in quel momento gli stava causando.
La donna, dal canto suo, presa a sfogarsi iniziò ad agitare le mani. Non si rese conto della reale distanza del viso di Emilio da lei e con un movimento inconsulto,
quasi involontario, di colpo gli sferrò un sonoro ceffone che risuonò in tutta la stanza.
Mentre Emilio portava al viso una mano per coprire la guancia dove Dalila l'aveva colpito, la donna, zittitasi di colpo, si bloccò a fissarlo.
Dopo il primo momento di shock Dalila realizzò quanto era accaduto: l'ultima cosa che avrebbe voluto era colpire Emilio che stava lì ad ascoltarla permettendole di sfogarsi.

"Oddio!" - urlò con un filo di voce e lo sguardo orripilato - "Oddio! Emilio! Che ho fatto! ...scusami! No...no...non volevo!"

Allungò le mani verso il volto di Emilio scostando la sua mano. Protese il volto verso di lui, verso quella guancia arrossata. Iniziò a dargli tanti piccoli baci alternandoli a tanti piccoli "no".
Emilio chiuse gli occhi mentre il profumo di Dalila invadeva le sue narici. Stregato da quegli occhi lucidi, smarrito da quel buon odore, l'unica cosa che avrebbe potuto fare per
evitare di perdere il controllo era proprio non reagire.
Dalila dal canto suo non riusciva a smettere di baciare quella guancia. Aveva bevuto quel liquore nelle dosi consigliate da Emilio e, poco a poco, bacio dopo bacio, stava iniziando a perdere
la lucidità. I suoi baci cominciarono a farsi sempre più appassionati, spostandosi poco a poco verso il bordo della bocca di Emilio.
Senza quasi rendersi conto di quello che stava facendo cominciò a baciare Emilio sulla bocca.
Baci sempre più lunghi e intensi a cui Emilio, completamente intontito, cominciò a rispondere agitando le sue labbra.

Le loro bocche iniziarono quella che è la tipica danza di due innamorati ansiosi di vivere il proprio amore. Dopo alcuni baci appassionati entrambi dischiusero le labbra per consentire
alle loro lingue di potersi rincorrere in un bacio profondo e ancora più carico di passione.
Mentre Dalila cingeva con le mani la testa di Emilio, lui iniziò a muovere le mani per raggiungere il viso di lei.
Dopo un paio di carezze sulle guance mosse le dita tra i suoi meravigliosi capelli per andare a massaggiare con i polpastrelli la nuca,
qualche centimetro sopra l'attaccatura dei capelli, punto debole di entrambe le sue due defunte mogli.
La reazione che ottenne da Dalila, preda peraltro dei fumi del liquore, fu quella di maggiore passione nei baci: anche Dalila aveva quel punto debole.
La donna, staccate le mani dal viso di Emilio cominciò a frugare tra i suoi vestiti cercando di strapparglieli di dosso.

Voleva Emilio, Dalila, lo voleva lì e subito.

Le mani di Dalila arrivarono ai pantaloni di Emilio e in pochi istanti liberarono la sua erezione.
Quell'odore familiare di maschio penetrò rapidamente nelle narici di Dalila che ebbe l'impulso immediato di scendere tra le gambe di Emilio per poter assaggiare finalmente il suo sesso.
Con gli occhi chiusi e le narici aperte lascio scivolare rapidamente il glande nella sua bocca.
Il gesto, piuttosto che placare le sue voglie, le accese ancora di più. Finalmente tra le sue fauci l'erezione di quell'uomo che aveva ammirato e desiderato poco tempo prima.

Emilio, incapace di contenere l'irruenza della giovane nuora, la lasciò fare, cercando di controllare le ondate di piacere per non venire immediatamente.
Non fu impresa semplice, soprattutto quando Dalila, dopo aver baciato ed inzuppato di saliva tutta l'asta, decise di ficcarsela completamente in gola.
Al povero Emilio mancò il fiato nel vedere il naso della nuora sfiorare il suo pube mentre le sue labbra accoglievano la sua asta per quasi tutta la sua lunghezza.

Dalila trattenne il fiato a lungo, poi, quasi al limite del soffocamento, si staccò di colpo da Emilio.  
Con gli occhi iniettati di sangue, il volto paonazzo e una folle voglia addosso, Dalila si alzò in piedi per togliersi la tuta e mostrare ad Emilio gli acquisti che aveva fatto quella mattina
nel negozio di intimo.

Agli occhi di Emilio la visione di quella donna era celestiale. Deglutì a fatica senza riuscire a staccarle gli occhi di dosso.
Dalila tornò a sedersi sul divano, fissando Emilio con gli occhi vogliosi e aspettando una sua reazione.
Emilio, incapace di ragionare, si tuffò sopra quel giovane corpo, ansioso di baciare nuovamente quella bocca che qualche istante prima aveva regalato al suo sesso e a lui
meravigliose e indicibili sensazioni. La sua fame di sesso, la sua voglia di fare l'amore avevano fatto svanire in lui ogni scampolo di razionalità.
Mentre la sua lingua cominciava a danzare con quella di Dalila le sue mani avide di piacere scendevano a toccare il petto della donna, le sue gambe si facevano spazio tra quelle di lei.
Dalila dal canto suo abbracciò con passione Emilio e si lasciò cullare dalle sensazioni che quel caldo corpo le regalava: il bacio appassionato, le mani sui suoi seni, il peso del suo corpo sul suo.
Quando Emilio agì sul gancetto per liberare il suo seno dal reggiseno e raggiunse con i polpastrelli i suoi capezzoli una improvvisa e incontenibile scarica elettrica
scosse il corpo di Dalila. Era passato così tanto tempo da un contatto fisico così intenso che provare nuovamente quelle sensazioni insieme all'effetto di quello strano
liquore la aveva di colpo trascinata in una sorta di orgasmo.
La donna cominciò ad agitare il bacino, come se un fallo invisibile la stesse penetrando.
In preda ad uno spasmo improvviso Dalila dovette cedere al piacere, interrompere il bacio con Emilio, inarcare la schiena e flettere all'indietro la testa.
E così, mentre le dita di Emilio torturavano i suoi capezzoli, Dalila godeva, con la bocca aperta cercando di emettere un gemito che non riuscì ad uscire.

Emilio, avendo libera la bocca e vedendo Dalila offrirgli il collo e il petto, preso da lussuriosa voglia fiondò le sue labbra a baciare la pelle della donna.
Voleva di più, smaniava dalla voglia di saziarsi di quel giovane corpo. Iniziò a succhiarlo, a morderlo e a prendere la via che lo portava al giovane seno, già vittima delle sue dita.
L'orgasmo di Dalila nel frattempo andava scemando. Sentiva la bocca impazzita di Emilio sulla sua pelle, i suoi denti che la graffiavano.
Riusciva a percepire il desiderio di Emilio di scendere a succhiarle i seni. Avrebbe quasi sicuramente provato un secondo devastante orgasmo, ma non era quello che desiderava
in quel momento.
Afferrò con forza la testa di Emilio per impedirgli di continuare il suo cammino fino ai capezzoli, la tirò a sè, smaniosa di un nuovo bacio appassionato.

"Scopami! Ti prego, scopami Emilio!" - furono le sue ultime parole prima che la sua bocca aderisse a quella dell'uomo.

Emilio non esitò ad accontentarla. Le sue mani percorsero rapidamente il tratto di pelle che separa i seni della donna dai laccetti delle mutandine.
Le strappò in un attimo l'indumento per poi cercare il suo pene eretto e puntarlo all'imbocco del suo sesso rovente e zuppo di umori.
La penetrò lentamente ma inesorabilmente. Il corpo di Dalila iniziò a tremare di piacere mentre la lingua della donna nella bocca di Emilio si muoveva in modo frenetico.

Il pube di Emilio infine tocco quello di Dalila. Era completamente dentro di lei, lo sentiva duro, pulsante, vivo.
Mosse le gambe per aprirsi il più possibile piantando i talloni sulle natiche di Emilio.
"Scopami, Emilio, scopami!" - era quello che Dalila urlava nella sua mente, incapace com'era di staccare la sua bocca da quella di suo suocero.
Il suo bacino prese a muoversi mentre i suoi muscoli vaginali cominciavano a contrarsi ritmicamente.

Emilio si rese conto di avere tra le mani una giumenta impazzita, se non avesse preso il controllo della situazione Dalila l'avrebbe fatto venire in pochi istanti.
E così decise di ritrarre indietro il bacino e uscire completamente fuori da lei e interrompere il bacio.
Ne approfittò di quell'istante per liberarsi dei vestiti che indossava.
Dalila mugolò insoddisfatta: voleva passione, era affamata di passione ed Emilio invece si stava allontanando.
Allungò la mano per afferrare il sesso di lui, come ad impedirgli di fuggire.
Si stupì nel prenderlo in mano di quanto fosse lubrificato, di quanti umori aveva prodotto durante la penetrazione.
Tirò lentamente Emilio a sè ansiosa di sentire nuovamente Emilio dentro di lei. In quel momento voleva solo essere posseduta e Emilio lo sapeva.

Lui si fece guidare da lei nuovamente nella sua carne, penetrandola questa volta con un colpo deciso che la fece sussultare.
Emilio si rese conto di dover iniziare a muoversi rapidamente ed evitare che le contrazioni vaginali della donna lo spingessero nuovamente all'orgasmo.
Iniziò a danzare su di lei con un ritmo lento, con affondi netti dentro la sua carne.
Sentire sobbalzare quel corpo al ritmo dei suoi colpi lo fece sentire potente, giovane, uomo. Non era ancora arrivata l'ora di essere un vecchio inutile,
una donna sotto di lui gemeva e bramava di essere posseduta con forza, vigore, possenza.
Accelerò il ritmo e iniziò ad affondare con maggiore veemenza dentro Dalila che, schiava del piacere, iniziò a gemere con forza sempre maggiore.

A Dalila sembrò fossero passati secoli dall'ultima volta in cui era stata posseduta in quel modo.
Forse, disse tra sè e sè, mai nessun uomo prima di Emilio l'aveva posseduta con quell'impeto.
Mentre il sesso di Emilio sprofondava nelle sue viscere, riempiendola, il pube dell'uomo percuoteva il suo e contemporaneamente i suoi testicoli sbattevano con
forza sulle sue natiche. Ansimava, Emilio, lo sentiva eccitato, percepiva il suo desiderio di possederla e questo la lusingava, la faceva sentire donna,
le faceva riscoprire la sua essenza femminile.
Il mix di questi pensieri e delle ondate di piacere sempre più intense la spinsero al primo devastante orgasmo.

Vedere quella donna godere sotto i suoi colpi meravigliò ancora una volta Emilio.
Gli spasmi intensi, i gemiti, i muscoli tesi del suo corpo, quella testa reclinata all'indietro e le unghia delle sue mani che affondavano nelle sue spalle erano
uno spettacolo indescrivibile.
Rallentò ritmo e intensità, aspettando che Dalila riprendesse un poco della lucidità che l'orgasmo le aveva portato via.

Lei, riavutasi, presa da una improvvisa quanto inaspettata smania di godere di nuovo iniziò ad apostrofare e incitare Emilio con parole via via sempre più volgari.

"Scopami! Emilio...scopami! ...brutto figlio di puttana! Maledetto tu...quel cazzo di liquore...quello stronzo di tuo figlio...fottimi! Emilio...muovi quel cazzo dentro di me!
Scopa la tua puttanella...ah...ah...avrei dovuto sposare te, non quel coglione di tuo figlio...oh...oh..."

Il crescendo di insulti venne accompagnato da colpi sempre più forti e intensi di Emilio che si sentiva soddisfatto di poter soddisfare le voglie della giovane nuora,
frustrata da anni di sesso insoddisfacente. Dalila viaggiava spedita verso un nuovo orgasmo, le parole sempre più sconclusionate avevano ceduto il passo ai gemiti.
Ancora una volta lo spettacolo indescrivibile di Dalila all'apice del piacere sotto gli occhi di Emilio, ancora una volta quella sensazione di essere vivo
e non un pezzo di storia obsoleto.
Questa volta Dalila sembrò metterci meno a riprendersi dall'orgasmo. In breve tempo tornò ad incitare il suocero con le parole, spingendosi a toccare argomenti
che colpirono nel vivo Emilio mandandolo fuori di testa.

"Perchè rallenti? Non hai più voglia di sbattermi? Ti sei stancato di me? ...non sono abbastanza femmina? Scopami...bastardo...fottimi... Avevi detto di volere un nipotino?
Ficcami quel cazzo dentro e ingravidami! ...sborrami dentro Emilio! ...riempimi l'utero...fammi sentire femmina...ah...ah...ah"

Emilio, fuori di se, aveva iniziato a spingere il suo sesso dentro Dalila come un forsennato. La nuora le si era aggrappata fermamente, serrando le gambe e le braccia attorno
al suo corpo. Avvicinò la bocca alla sua spalla e in preda a un indescrivibile delirio gli sferrò un morso potente.
Emilio cercò di sopportare il dolore, decidendo di aumentare il ritmo e far perdere definitivamente il controllo a Dalila spingendola fino all'ennesimo orgasmo.

Questa volta però non potè godersi lo spettacolo come avrebbe voluto: le parole "ingravidami", "sborrami dentro", "riempimi l'utero" rimbombavano nella sua testa sconvolgendolo.
Nell'esatto istante in cui sentì venire Dalila ebbe lo stimolo di godere. Non aveva scampo: sua nuora era saldamente avvinghiata a lui e difficilmente
avrebbe potuto divincolarsi dalla presa per venire fuori.

Venne. Venne urlando con forza il suo orgasmo nelle orecchie della nuora, scaricando dentro di lei anni di dolore inconfessato, di lacrime mai versate.
Venne mentre Dalila, abbandonate le sue spalle, aveva iniziato a carezzargli con immensa dolcezza la testa.
Venne tra gli innumerevoli "si" sussurrati con estremo piacere dalla nuora.
Assestò un ultimo decisivo e profondo colpo prima di bloccarsi dentro quel giovane corpo, come a sigillare quello che per lui era stato un errore
dal quale probabilmente non sarebbe più potuto tornare indietro.

"Sono nel periodo fertile" - confessò Dalila a Emilio con un sussurro intuendo quello che stava pensando in quel momento Emilio.
E così, mentre le carezze di sua nuora sulla testa venivano affiancate da teneri baci sulla guancia,
lo sperma di Emilio penetrava inesorabilmente nelle viscere della donna andandola a fecondare.

Il mattino seguente Lino si svegliò con un terribile cerchio alla testa. Era nel letto, accanto a lui la dolce mogliettina ancora addormentata.
Ricordava poco della notte precedente: la cenetta romantica, il liquore, quella sorta di torpore al secondo bicchiere e poi...
Poi i gemiti di sua moglie, la sua voce che lo incitava a prenderla e a farla sua, le parole volgari.
Si convinse di essere stato davvero bravo quella notte, sebbene non riusciva a spiegarsi come avevano fatto ad arrivare in camera da letto.

Ad un certo punto sentì Dalila stiracchiarsi accanto a lui, le si avvicinò e le diede un bacio sulla fronte sussurrandole: "Buongiorno amore mio!"

Dalila si bloccò improvvisamente sbarrando gli occhi. Lino dopo un secolo le dava il buongiorno chiamandola 'amore mio'.
Era forse impazzito? Stava sognando ad occhi aperti?

Lino sbuffò in po' aggiungendo: "Oggi non mi sento bene, mi gira ancora la testa...mi sa che oggi non vado proprio in ufficio"

Dalila cercò di rimanere calma: quasi sicuramente il marito non ricordava nulla della sera precedente, ma era comunque necessario essere cauti.
Provò a far finta di nulla e a rispondere a quell'affetto mattutino del marito girandosi verso di lui accoccolandosi sul suo petto mentre
le sue gambe sotto alle coperte raggiungevano quelle di lui.

"Pi...piano, amore..." - le disse Lino - "...mi sento tutto rotto..."

Dalila si sentì gelare il sangue: una cosa molle e appiccicaticcia stava lentamente uscendo dal suo sesso, colando poco a poco sulle gambe.
Sapeva che si trattava dello sperma di Emilio. Provò a pensare a cosa sarebbe potuto accadere se Lino avesse scoperto la verità.
Cercò di mantenere la calma mentre sentiva quelle gocce colare via dalle gambe.

"Uhmmm...che abbiamo qui?" - sussurrò Lino sentendo qualcosa di umido colargli sulle gambe.

Infilò rapidamente le mani sotto le coperte per raggiungere la sua gamba e quella di sua moglie, raccogliendo tra le dita quella strana sostanza appiccicosa.
Dalila, pallida in volto, si preparò a quello che poteva essere il peggio: raccontare a Lino della notte avuta con Emilio e probabilmente terminare la loro storia.
Sulla mano di Lino, venuta fuori dalle coperte, la sostanza biancastra non dava adito a dubbi: era sperma.
Alle sensazioni di agitazione e terrore Dalila aggiunse di colpo l'eccitazione: l'odore di quella sostanza continuava a farle quello strano effetto.
Sebbene agitata dalla situazione Dalila non pote fare a meno di ammettere di essere ormai dipendente da quell'odore, l'odore di maschio di Emilio.
Sentiva nuovamente addosso quella strana voglia di venir posseduta. Si chiese per un istante se quell'odore potesse essere riconosciuto come estraneo da suo marito.
Ebbe la risposta qualche istante dopo.

"Non ricordo di esserti venuto dentro...era davvero tanto tempo che non lo facevamo..." - disse.

Poi, baciandola sulla fronte e guardandola negli occhi le disse: "Perdonami se ti ho trascurato...dovrei imparare a lavorare per vivere e non vivere per lavorare"

La mente di Dalila aveva ascoltato meno della metà della frase, la sua mano era scesa sull'addome di Lino con l'intenzione di spingersi oltre.
Aveva fame. Fame di lussurioso sesso. Voleva tornare a sentirsi donna, ancora una volta. Al diavolo se si trattava di Emilio o di Lino, il suo corpo reclamava
attenzioni che da tempo non riceveva.

"Fe...ferma!" - la bloccò Lino - "...non ce la faccio, amore...mi fa male la testa, non vorrei sentirmi peggio..."

L'eccitazione di Dalila si trasformò di colpo in rabbia.

"Vado a preparare il caffè." - disse, cercando di soffocare l'attacco di nervi che stava per impossessarsi di lei - "Riposa."

Si alzò di scatto e, senza curarsi del fatto di essere mezza nuda, si diresse verso il bagno.
Poggiò le mani sul lavandino e rimase a fissarsi allo specchio. Rabbia e dolore si trasformarono in gocce di lacrime che lentamente iniziarono ad uscire dai suoi occhi.
Si sentiva umiliata, Dalila, sentiva umiliata la sua sessualità, il suo essere donna. L'uomo che avrebbe dovuto farla sentire femmina completamente rincretinito dal lavoro,
mentre l'altro...l'altro! Si ricordò di colpo di Emilio e delle gocce del suo sperma che le continuavano a colare sulle gambe.
Raggiunse d'istinto il suo sesso con la mano impregnandola della sostanza che continuava a fuoriuscire. Poi, come un automa, portò la mano alla bocca e mentre le sue narici
si riempivano ancora una volta di quell'eccitante odore, iniziò a gustare con la lingua il sapore speziato dello sperma misto ai suoi umori.

Follia, follia pura quella che le balenò in testa e che non riuscì a fermare: con fare risoluto aprì la porta del bagno e si diresse verso la camera di Emilio.
Entrò dentro cercando di fare meno rumore possibile, chiudendo a chiave la porta dietro di se.
Sebbene la stanza fosse in penombra riusciva a intravedere la sagoma di Emilio distesa sul letto.
Si avvicinò al letto e, sollevando le coperte quanto basta per infilarcisi sotto, portò la testa all'altezza di quello che doveva essere il pube di Emilio.
Aiutandosi con le mani si fece strada tra i pantaloni e le mutande dell'uomo, liberando il suo sesso ancora moscio.

L'odore di maschio riempiva nuovamente le sue narici.
Iniziò a leccare timidamente il sesso di Emilio che, sotto le sue attenzioni, prese poco a poco la rigidità e il turgore della notte anteriore.
Più lo leccava e lo succhiava più aveva voglia di farlo.

Emilio, che inizialmente pensava di sognare, si svegliò quasi di soprassalto colto da quella sensazione familiare di una bocca avida che si prendeva cura del suo sesso.
Ci mise qualche istante a realizzare che si trattava di sua nuora.

"Dalila!" - sussurrò alzando le coperte - "Cosa ci fai qui!?!"

La donna non rispose, anzi, vedendolo finalmente sveglio iniziò ad accelerare il ritmo del su e giù della sua testa.

"Uhhhh...." - sospirò Emilio che ormai si vedeva prossimo all'orgasmo - "...mi stai facendo venire"

No. Emilio non doveva venirle in bocca.
Con una mossa felina si spostò in avanti e con un rapido movimento si infilò la verga di Emilio nel suo sesso iniziando ad agitare il corpo.
Ancora una volta Emilio si ritrovava in trappola: Dalila danzava sopra di lui con la chiara intenzione di farlo venire dentro di lei.

"Stanotte ci ha sentiti...mi ha sentito godere...mentre mi sbattevi come una troia...e mi venivi dentro...crede di essere stato lui...
...pensa di avermi posseduta...di avermi fatto sentire donna...crede che il liquore ha funzionato..." - ansimava Dalila pronta a far esplodere la sua rabbia

"...stamattina mi ha messo una mano tra le gambe...ha toccato la tua sborra...pensava fosse la sua...ok, mi sono detta, cerchiamo di incentivarlo...
...ho provato a eccitarlo...a fargli capire che lo volevo...ma il principino ha male alla testa..."

Nel suo tono sussurrato traspariva sempre più rabbia.

"Sono stufa Emilio...sono una donna...voglio essere trattata da donna...e voglio un bambino, Emilio...voglio essere ingravidata..."

Mentre il ritmo dei movimenti del corpo di Dalila su Emilio aumentava, aumentava anche il tono della sua voce e l'eccitazione

"Voglio un figlio, Emilio...lo voglio da te...vienimi dentro...vieni...Emilio...ingravidami...riempimi...oh...oh...oh...oh..."

Alle parole Dalila sostituì rapidamente i gemiti. L'orgasmo arrivò subito dopo, sconvolgendola. In preda a forti e intensi spasmi Dalila fu incapace di
sostenere il ritmo dei movimenti. Decise di spingere con forza il suo corpo contro quello di Emilio impalandosi profondamente.
Portò una mano alla bocca soffocando un lungo e profondo gemito di piacere.
Emilio, estasiato da tutta quella bellezza non riuscì a non trattenersi, vittima dell'istinto di spinse il bacino verso l'alto contro il corpo di Dalila
e iniziò a schizzarle dentro tutto il suo piacere. Venne, svuotandosi completamente dentro di lei, incapace di resistere al fascino di Dalila mescolato
alla violenza delle sue parole.

Perse l'equilibrio, Dalila, spossata dall'intensità dell'orgasmo. Si tuffò in avanti sul corpo di Emilio poggiando le mani sul suo corpo per attutire la caduta.
Si ritrovò ansimante sul petto di quell'uomo che ancora una volta l'aveva resa donna.
"Ti amo, Emilio" - confessò a se stessa senza avere il coraggio di pronunciarlo ad alta voce - "Ti amo, sei l'unico che riesce a capirmi..."

Emilio mosse le mani per carezzarle i capelli. Carezze lente, piacevoli, dolci come piacevano a lei.
Dalila sentiva di non poter fare più a meno di quell'uomo che giaceva ansimante sotto di lei. La differenza di età, la parentela, qualsiasi ostacolo di fronte
all'intensità dei suoi sentimenti, diventava insignificante.

Emilio rimase in silenzio tutto il tempo. Si dedicò a coccolarla, come aveva imparato a fare con quelle che per anni erano state le sue donne.
Non le disse nulla nemmeno quando Dalila alzò il viso per guardarlo. Qualsiasi parola avrebbe rovinato tutto: Dalila aveva bisogno di lui, non solo fisicamente e lui...
...lui per nulla al mondo sarebbe stato capace di voltare le spalle a quella donna che giorno dopo giorno l'aveva tirato fuori dalla malattia e dalla depressione
contagiandogli il sorriso.

Un tenero bacio sulle labbra segnò la fine di quel momento magico. Sempre in silenzio Dalila si alzò dal letto e, barcollando un po' si diresse verso la porta.
Tornò in bagno, questa volta per far pipì e cercare di iniziare la giornata. Prese l'accappatoio e lo indossò a mo di vestaglia. Tornare in camera da letto per
prendere qualcosa da mettersi addosso e vedere suo marito addormentato le avrebbe fatto perdere la testa.

"Coglione!" - urlò nella sua testa, incapace di riuscire a perdonare il fatto che quella mattina l'avesse rifiutata.

Avrebbe potuto limitarsi a coccolarla, come aveva fatto Emilio subito dopo averla posseduta. Probabilmente le sarebbe bastato. Probabilmente avrebbe aspettato
che si fosse ripreso per...già, probabilmente. Con i probabilmente e i se non ci si costruisce la storia.
Bisognava attenersi ai fatti. E la situazione era abbastanza chiara: Lino non era altro che la brutta copia di Emilio, una copia venuta male, una imitazione difettosa.
Tornò a guardarsi allo specchio Dalila. Decise poi di lavarsi il viso e di andare a preparare la colazione.

L'odore del caffè appena fatto e dei cornetti riscaldati erano il benvenuto a chi entrava quel mattino nella cucina di Dalila.
Preparò il latte, le spremute per i suoi due uomini. Sorrise al pensiero che aveva appena fatto: i "suoi due uomini".
Improvvisamente sentiva di appartenere anche ad Emilio. L'aveva fatta sua per ben due volte, per ben due volte aveva ricevuto dentro di se il suo seme,
per ben due volte si era spinta fino in fondo senza pentirsene un solo istante.
Con un strano sorriso tra le labbra si portò una mano all'altezza del ventre accarezzando la spugna dell'accappatoio che indossava.

"Buongiorno!" - la voce di Emilio interruppe il filo dei suoi pensieri - "...perchè non mi hai chiamato per aiutarti a preparare?"

Dalila non rispose, si avvicinò con passo sicuro in direzione di Emilio e arrivata a pochi centimetri da lui lo baciò sulle labbra
esattamente come aveva fatto il giorno prima quando era andata a comprare la roba sexy in quel negozio di intimo.
Anche questa volta Emilio rimase intontito, incapace di reagire.
Dalila rimase a guardarlo senza proferire parola, allungò le mani per raggiungere il suo viso e dopo aver posato le sue dita sulle sue guance
si lanciò nuovamente sulla sua bocca per un bacio più intenso.
Emilio la lasciò fare senza però permetterle di usare la lingua.

"Di là c'è Lino!" - le disse sottovoce, nel tentativo di giustificare le sue resistenze.

Dalila fece spallucce e si andò a sedere a tavola per iniziare a fare la colazione. Emilio la seguì a distanza di sicurezza andandosi a sedere di fronte a lei:
l'atteggiamento della nuora era cambiato radicalmente, da semplice amica si era trasformata in una femmina affamata con armi molto affilate e pericolose
che andavano oltre la bellezza fisica.
Gli occhi di Dalila erano fissi su di Emilio che cercò inizialmente di far finta di nulla.
Cedette, tentando di sostenere lo sguardo della nuora che, avendo finalmente la sua attenzione disegnò sul suo volto un sorriso perverso.

"Il tuo seme...mi sta colando lentamente...tra le gambe" - disse lasciando trasparire eccitazione.

Mosse le mani per prendere uno dei cornetti che stavano sul tavolo, ne staccò un pezzettino e poi, sempre con lo sguardo fisso su Emilio e un sorriso perverso
fece scivolare la mano con il pezzo di cornetto sotto il tavolo.

"...oggi colazione con Emilio...il mio Emilio..." - sussurrò eccitata

Riportò sul tavolo la mano con il pezzo di cornetto intriso della sostanza biancastra di cui aveva appena parlato. Emilio sbiancò di colpo.
Deglutì con difficoltà mentre vedeva la bocca di sua nuora aprirsi attorno al pezzo di cornetto.
Dalila chiuse gli occhi gustandosi quel sapore perverso mentre la salivazione del povero Emilio si azzerava velocemente.
Dopo aver ingoiato Dalila tornò ad aprire gli occhi. Prese un secondo pezzo per ripetere la medesima operazione mentre Emilio, ipnotizzato, la guardava senza
riuscire a proferire parola.
Mentre Dalila si portava alla bocca il secondo pezzo intriso del seme del suocero, allungò l'altra mano sul tavolo alla ricerca di quella di Emilio.
La carezzò mentre iniziava a gustare nuovamente quel perverso mix di cibo e lussuria.  

"Uhm...che buon odore!" - la voce di Lino fece sobbalzare entrambi.

Emilio, nel ritrarre la mano urtò la tazza di caffelatte che aveva davanti rovesciandosela addosso. Dalila lanciò un urletto più per il terrore di vedere Emilio
che si tirava addosso il caffelate che per il fatto di essere stata scoperta con una mano su quella del suocero.
Per fortuna di Emilio la temperatura della bevanda non era poi così alta: si ritrasse leggermente dalla tavola e si alzò lentamente.
Dopo essersi assicurata che Emilio fosse bene Dalila iniziò a sorridere.
Era un sorriso sornione, un misto tra il divertito e il perverso: i pantaloni zuppi del pigiama di Emilio avevano un imbarazzante rigonfiamento all'altezza del pube;
il giochetto del cornetto aveva eccitato Emilio, incapace di resistere al suo fascino.
Decise di prendere in mano la situazione per evitare che suo marito si accorgesse di qualcosa: con fare risoluto si alzò e iniziò a dare ordini:
"Lino, visto che sei tornato nel regno dei vivi, metti a posto la tavola e il pavimento. Emilio, vai in bagno a pulirti e toglierti il pigiama,
penso io a prenderti il ricambio."

Tutti si misero all'opera: mentre Lino era impegnato a pulire la tavola e a fare colazione, Emilio andò in bagno e, tolti i vestiti si infilò, sotto la doccia per
darsi una rapida lavata. Dalila andò in camera di Emilio e trovò i vestiti che avrebbe dovuto indossare giorno già pronti sul letto.
Emilio infatti era una persona ordinata, cercava nel limite del possibile di badare a sè stesso senza pesare sulla nuora e sul figlio:
rassettava la camera, ordinava il suo armadio, si preparava i vestiti, pagava la sua quota delle bollette e, di tanto in tanto aiutava anche nelle pulizie.
Dalila sorrise nel guardare i vestiti pronti: suo marito Lino, al contrario del suocero, con il passare degli anni aveva iniziato a collaborare sempre meno nelle
faccende domestiche, affidandosi quasi completamente a lei. Ancora una volta Dalila concluse che Emilio sarebbe stato l'uomo ideale per qualsiasi donna.
Prese i vestiti e si diresse verso il bagno; la porta non era chiusa a chiave per cui Dalila decise di entrare senza bussare.
Era la seconda volta che accadeva che Dalila entrava in una stanza dove c'era Emilio senza preavvisare. Questa volta lo aveva fatto intenzionalmente,
sapendo che avrebbe potuto trovarlo nudo.

E così era stato: Emilio dietro la tenda della doccia era intento a lavarsi. Sebbene non fosse nitida la sagoma del suo corpo, era evidente che aveva ancora il sesso eretto.
Dalila posò i vestiti sopra un cesto e iniziò a fissare un punto ben preciso. La sua mente di colpo tornò a fare pensieri perversi.

Chiuse la porta a chiave e senza fare troppo rumore si avvicinò al wc e lo chiuse. Subito dopo poggiò un piede sul coperchio, scostando leggermente l'accappatoio.
Infine portò una mano sul pube ed iniziò ad accarezzarsi aspettando che Emilio terminasse.
Voleva farsi trovare in quello stato da Emilio, sperando che perdesse ancora una volta la testa e la possedesse.

Emilio sobbalzò quando il suo sguardo nell'uscire dalla doccia incontrò il corpo seminudo di Dalila.

"Ti voglio, Emilio..." - sussurrò con voce eccitata Dalila.

Emilio afferrò il suo accappatoio e dopo averlo indossato si avvicinò alla donna. Portò le sue mani al viso di Dalila e la guardò dritta negli occhi.

"Anche io ti desidero...anche io vorrei fare l'amore con te..." - confessò senza esitare - "...ma non dobbiamo metterci nei guai, capisci?"

Lo sguardo dolce di Emilio, le sue sagge parole spinsero Dalila a decisioni più sagge:
si riaggiustò l'accappatoio e rimase a guardarlo negli occhi per un istante che le sembrò eterno.
Con uno scatto improvviso lo baciò sulla bocca. Fu un bacio veloce ma carico di delicata passione, seguito da un "ti amo, Emilio".

Non aveva dubbi Dalila: non era semplice attrazione fisica, non era la frustrazione dovuta alla mancanza di attenzioni da parte del marito, era amore.
Emilio era quell'amico sincero che le era mancato per tanti anni, un complice, un confidente, una spalla su cui piangere, una persona saggia e matura.
Dopo aver iniziato a desiderarlo anche fisicamente aveva scoperto che anche lui la desiderava.

"Vestiti. Voglio uscire da qui e andare a passeggio con te" - le disse senza mezzi termini: voleva stare con lui senza avere Lino tra i piedi.

Andò in camera da letto a vestirsi senza pensarci su nemmeno per un istante. Ritornata in cucina, trovò Lino che, una volta tanto, si era dato da fare nel riordinare
la stanza dopo aver fatto colazione. Lo trovò a telefono, intento a comunicare al suo capo che quel giorno non sarebbe andato a lavoro.
Si diresse in bagno, bussò e, trovandolo libero, entrò per lavarsi e mettersi un leggero velo di trucco.
Uscita dal bagno trovò Emilio sorridente pronto per uscire davanti all'uscio.
Fece allora capolino con la testa in cucina per salutare il marito: "Andiamo a fare una passeggiata, riguardati." - disse laconica
Infine, senza dare tempo a Lino di rispondere, prese la borsetta e si fiondò alla porta trascinando con sè Emilio.
Scesero di fretta le scale come se stessero fuggendo da qualcosa. Dalila rideva, felice come una ragazzina che fugge da scuola per bigiare.

Il portone del palazzo segnò la fine della loro corsa, arrivati in strada ripresero il passo normale.
Emilio, avvicinatosi a Dalila, la prese per mano.
Una improvvisa scossa piacevole percorse il corpo della donna, lo stesso tipo di sensazione che aveva provato molti anni prima quando il suo primo amore
l'aveva sorpresa prendendola improvvisamente per mano. Si diressero verso il parco mano nella mano senza parlare ma incrociando gli sguardi ogni tanto e sorridendosi.
Una panchina sotto un frondoso albero fu la loro meta; seduti una accanto all'altro iniziarono a scambiarsi dolci e delicate carezze per poi finire a baciarsi con passione
crescente. Se non fosse stato che erano in un luogo pubblico probabilmente sarebbero finiti a far l'amore su quella panchina.

"Ci sto davvero bene con te..." - disse Dalila ad Emilio tra una carezza e l'altra.

Emilio non rispose, non perchè non avesse cose da dirle ma perchè si sentiva scoppiare il cuore per quell'amore così intenso che provava per quella donna.
Era guarito completamente, mancava solo il tassello dell'amore per completare quel puzzle che era andato in frantumi poco tempo prima di abbandonare Cuba.
Ripensò a Cuba, ai suoi amici rimasti là, alla vita umile ma rilassata che conduceva insieme alla sua compianta moglie, alla musica, i momenti spensierati passati a ballare
a ridere e scherzare.

"Cosa c'è...?" - chiese Dalila guardando il volto pensieroso di Emilio
"Voglio tornare a Cuba..." - disse quasi sottovoce

Quelle parole furono una doccia fredda per Dalila: tornare a Cuba significava abbandonarla al suo destino, a un marito incapace di amarla.
Non ebbe il tempo di disperarsi, Emilio aprì nuovamente la bocca guardandola dritta negli occhi: "Voglio tornare a Cuba, con te. Voglio portarti via di qua,
voglio mostrarti il paradiso in terra, si trova nei borghi umili e nei villaggi dell'isola, è fatto dai sorrisi e dalla bontà della gente...è qualcosa che
non posso spiegarti a parole. Mi sono innamorato di quella donna che è divenuta poi mia moglie, ma ho perso la testa anche per quella terra e per la gente che ci vive.
Sento di avere una famiglia là. Voglio tornarci e voglio portarti con me."

Il cuore di Dalila tornò di colpo a battere: Emilio voleva portarla con sè, la considerava parte della sua vita, qualcosa, o meglio, qualcuno da cui non sarebbe stato
capace di separarsi. Quello che le aveva detto valeva più di mille ti amo.

"Verrò con te, ovunque tu decida di andare" - fu la risposta che Dalila decise di dare a quei mille ti amo di Emilio.

Emilio la guardò sorridendo. Poi, di colpo, alzò il braccio per guardare l'orologio e disse: "Intanto vorrei andare a mangiare...ci vieni con me?"
Dalila rise divertita: "Ma certamente!"

Si alzarono e mano nella mano si mossero alla volta di una trattoria dove pranzarono e chiacchierarono allegramente.
Passeggiarono un po' per smaltire il pranzo prima di decidere di tornare a casa. Arrivati a pochi passi dal portone Dalila si fermò davanti una farmacia.
Entrati in casa trovarono Lino in sala da pranzo attaccato a telefono che discuteva animatamente di lavoro.

"Meno male che si doveva riposare..." - disse Dalila con faccia sconsolata ad Emilio.
"Magari..." - Emilio cercò di trovare qualche scusa per giustificarlo ma venne interrotto da un improvviso attacco d'ira di Dalila che, seppur a bassa voce, lo rintuzzò per bene.
"Magari cosa?!?!" - disse piena di collera - "Magari s'è drogato? Stamattina il principino aveva il mal di testa! Ho cercato le sue coccole e mi ha respinta Emilio...
...mi ha respinta!!! E adesso per discutere di lavoro ha recuperato tutte le forze, lo stronzo!"
"Dalila..." - provò a sussurrare Emilio a calmarla poggiando le mani sulle sue spalle
"Dalila un cazzo!" - rispose furiosa iniziando a spingerlo all'indietro

Poi, di colpo, le si illuminarono gli occhi e, preso Emilio per un braccio, lo trascinò dietro di sè.
Entrò in camera da letto, spingendo con forza Emilio sul letto ancora sfatto e ritornando sui suoi passi per chiudere a chiave la porta.
Emilio intuì le intenzioni di Dalila che con gli occhi iniettati di sangue e lo sguardo feroce, si stava rapidamente spogliando.

"Dimmi Emilio: ti faccio schifo? Faccio così schifo come donna?" - chiedeva mettendo in mostra il seno e avvicinandosi lentamente a lui come farebbe un cacciatore
con una preda in trappola ancora viva.
"Non sono abbastanza femmina da essere presa in considerazione da tuo figlio?" - continuava a incalzare salendo sul letto e intrappolando Emilio tra le sue gambe.

Lo sguardo di Emilio era un misto di eccitazione e terrore sapeva perfettamente cosa stava per succedere,
moriva dalla voglia di vedere ancora una volta quella donna godere tra le sue mani e al tempo stesso era terrorizzato dal fatto di stare per farlo
su quello che era stato il talamo nuziale di sua nuora e suo figlio.
Prese le mani di Emilio, se le portò al petto chiudendo gli occhi aspettando che lui le stringesse i seni tra le mani.

"Fammi godere Emilio...voglio godere come una troia...ho bisogno di saziarmi di te..." - disse con voce roca mentre Emilio cominciava a far scorrere i polpastrelli
sulla sua pelle.

Non esitò un attimo di più Emilio: Dalila aveva fame di lui e per nulla al mondo si sarebbe tirato indietro.
Avvicinò il viso al petto della donna portando la bocca a pochi millimetri dal capezzolo destro e con furia animalesca lo iniziò a succhiare.
Dalila fece fatica a soffocare l'urlo di piacere che quell'improvviso attacco le aveva provocato.
Mentre le ondate di piacere cominciavano a fluire nel suo corpo partendo dal seno Dalila carezzava con tenerezza i capelli di Emilio.
Di tanto in tanto irrigidiva le mani presa da improvvise scosse che i denti di Emilio le provocavano.
A Emilio, sentendola sospirare, venne voglia di assaggiare il suo nettare: sebbene avessero fatto l'amore due volte non aveva avuto ancora modo di gustare il suo miele.
Con un improvviso colpo di reni, afferrandola con le braccia affinchè non cadesse a terra, la prese di peso, si girò e con delicatezza la poggiò sul letto, sotto di se.
Iniziò poi a muovere la bocca allontanandosi dal suo seno in direzione del suo ventre.
Lasciando una scia di saliva sulla pelle arrivò fino al pube della donna e, incapace di resistere al buon odore di femmina che emanava il suo sesso, si fiondò tra le sue gambe.

Onde di piacere lussurioso iniziarono a percorrere il corpo di Dalila, divenuta in pochi secondi schiava dei movimenti della lingua di Emilio.
Gli afferrò la testa con le mani mentre incrociava le gambe dietro la schiena di lui per assicurarsi che no scappasse da lei.
Iniziò a godere come mai aveva fatto prima, producendo copiosamente miele tra le gambe e lasciando che Emilio la gustasse fino in fondo.
Arrivò poi l'orgasmo, terribilmente intenso. Ogni muscolo del suo corpo si tese allo spasmo mentre i muscoli del ventre e della schiena cominciarono a far muovere
in modo spasmodico il bacino della donna.

Rimase quasi priva di conoscenza Dalila mentre i muscoli del suo corpo finalmente si rilassavano.
Riacquistata sufficiente lucidità si rese conto di quanto era appena successo: un forte gemito aveva attirato l'attenzione di Lino che adesso bussava con forza alla porta della
camera. Emilio era rimasto immobile tra le sue gambe, incapace di reagire, terrorizzato da quello che adesso sarebbe potuto accadere.

"Dalila, che sta succedendo? Apri questa porta! Dalila!" - la voce di Lino era sempre più alterata.
"Succede che ti ho messo le corna, figlio di puttana! Succede che mi sono stancata di te che da mesi mi ignori! Succede che tuo padre stanotte mi ha scopato come mai
tu sei stato capace di fare in una vita. Succede che non mi ascolti mai e che per fare lo spaccone ti sei ubriacato con quello che doveva essere la medicina
per tirare su quel cazzo moscio che ti ritrovi in mezzo alle gambe. Succede che non sono più tua moglie, che mi sono stancata di aspettarti.
Vattene via, coglione! Fuori dalla mia vita!" - urlò Dalila a squarciagola

Era fatta. Si era finalmente liberata da quel peso che aveva addosso e che da troppo tempo l'aveva oppressa.
Dall'altro lato della porta era piombato il silenzio. Poco importava a Dalila in quel momento la reazione del marito; si alzò dal letto spingendo all'indietro Emilio
e facendolo finire a terra sul tappeto.
Raggiunse la patta dei pantaloni dell'uomo per liberare con le mani la sua erezione e infine impalarcisi sopra.

"Fammi l'amore, Emilio, fammi l'amore come mai hai fatto con nessun'altra donna" - sussurrò ad Emilio iniziando a muoversi su di lui.
"Sono tua, finalmente, tua e solo tua. Amami, Emilio, amami" - aggiunse mentre il suo corpo quasi dotato di vita propria continuava a cavalcare l'uomo con ritmo sempre crescente.

Venne ancora una volta Dalila, con il sesso di Emilio ben piantato tra le viscere. Urlò all'uomo tutto il suo piacere iniziando a baciarlo sulla bocca in modo
appassionato.
Emilio rispose fin da subito con carezze e uno sguardo affascinato e innamorato. La semplice vista di quella donna nuda ed eccitata per lui costituiva un orgasmo celebrale
che lo lasciava intontito e incapace di ragionare. La assecondò in tutto e per tutto nelle ore successive, facendo l'amore con lei una quantità di volte che non seppe contare,
e scaricando dentro le viscere della donna tutto il piacere che il suo corpo fu capace di produrre.

A questo punto, mio caro lettore, vorrei raccontarti un finale lieto, una fuga a Cuba di due innamorati e un vissero felici e contenti.
Ma le cose belle, purtroppo, hanno il destino segnato: o si ingialliscono con il tempo o uno strappo improvviso e violento del destino le distrugge.
E così accadde ai due, vittime della improvvisa furia omicida di Lino che, incapace di accettare il tradimento della moglie, uscì di casa per andarsi a procurare un'arma e, rientrato, non esitò a sfondare la porta della camera da letto e a freddare i due amanti nel pieno del loro ennesimo amplesso.

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