Una cugina mattacchiona in visita in città, un tentativo di scherzo che accende la miccia della passione...
N.b. i protagonisti del racconto si intendono maggiorenni e consenzientiLo squillo del telefono sembrava quasi sprizzare allegria: era mia cugina Teresa a chiamare, una grande mattacchiona, sempre in vena di scherzi e di risate. In tutta la mia vita non l'avevo mai vista senza sorriso. Sempre pronta alla battuta, quando stavo con lei finivo per avere i crampi ai muscoli addominali per il continuo ridere.
Memorabile quella volta al funerale di un nostro caro zio la sofferenza nel riuscire a trattenere la risata quando si avvicinò a me per il classico bacio di cordoglio e mi sussurrò: "vedrai che adesso zio si alza, ringrazia tutti per essere venuti alla prova generale e poi si mette a cantare o' sole mio". Zio Luigi, anche lui grande mattacchione, usava quella canzone come inno personale alla vita...ricordando quanto amava scherzare sarebbe stato da lui una follia del genere. Dovetti portare le mani al viso per nascondere la risata; due minuti dopo ero scappato fuori a cercare un angolo dove poter ridere a crepapelle. Teresa mi aveva visto e mi aveva raggiunto. Preso alle spalle, aveva iniziato a darci dentro con altre battute ed io ero finito al suolo piegato in due dalle risate. Era senza dubbio la mia cugina preferita: riusciva a prendere con leggerezza qualsiasi cosa. Spesso questa sua solare leggerezza veniva travisata e finiva per essere etichettata come persona poco seria. Nel lungo elenco di chi aveva travisato la sua filosofia c'era anche mia moglie che da sempre mal la sopportava.
Tornando dunque alla telefonata, Teresina si era fatta sentire per annunciarmi che sarebbe venuta in città a sbrigare alcuni incartamenti del suo lavoro. Abitando molto lontano avrebbe avuto sicuramente la necessità di fermarsi a dormire una sera per cui non esitai a proporle di fermarsi per la notte da me.
"Naaa, cugì, sai che sto antipatica a tua moglie, non vorrei che la mia visita le causasse lunghi borbottamenti. Non voglio costringerti a farti pagare i miei sorrisi con i suoi lunghi ululati...peraltro non è nemmeno periodo di luna piena, come lo spiegheresti ai vicini il lupo mannaro che hai in casa?!"
Una lunghissima risata di entrambi seguì quella sua ennesima battuta. "Ho già prenotato un B&B in centro, se riesci a fuggire dal lupo mannaro puoi venirti a rifugiare dove alloggio io, purché ti presenti con una mantellina rossa e il cestino pieno di cibo".
Dopo l'ennesima risata ci accordammo per vederci nel pomeriggio e passare la serata insieme. Mia moglie, ben felice di non avere per casa quella mattacchiona di Teresa, avrebbe anche accettato che passassi la notte fuori, cosa che probabilmente alla fine sarebbe accaduta. Passai la mattinata a lavorare cercando di non pensare troppo a Teresa e agli scherzi che sicuramente mi avrebbe preparato: ero certo che malgrado avesse la mattina piena di impegni tra uffici e moduli vari, sarebbe riuscita a organizzare qualche stramberia. E così fu.
All'appuntamento si presentò con un mazzo di fiori e un chitarrista rimediato per strada che iniziò a cantarmi stornelli romani. Sarebbe stato sopportabile come scherzo se non fosse per il fatto che l'appuntamento tra di noi era in una piazza gremita di turisti e che per l'occasione Teresa si era messa in ginocchio davanti a me chiedendomi di sposarla.
Di fronte a una folla incuriosita da tanto schiamazzo il mio "Sì" fece scattare un grande applauso da parte di centinaia di sconosciuti, inconsapevoli che si trattasse di uno scherzo. L'abbracciai con forza, la mia Teresina, mentre attorno a noi qualcuno aveva anche urlato "evviva gli sposi!".
Dopo aver lanciato il bouquet ai turisti, allontanatici dalla folla, avevamo infine congedato il suonatore. Iniziammo a vagare per le vie della città ricordando i tempi andati e finendo per raccontarci quello che ci era accaduto mentre eravamo lontani: Teresa era ormai prossima a sposare il povero cristo che da una vita le andava dietro, sopportando con santa pazienza il suo carattere esuberante. Quanto a me di novità in arrivo non ce n'erano: mia moglie, donna in carriera, non aveva alcuna intenzione di fare un bambino anche se me ne fossi preso cura io.
"T'ha fatto il nodo all'uccello!" - esclamò ridendo - "...conosco un negozio dove vendono pantaloni col cavallo abbastanzanza largo per farci entrare le tue povere palle gonfie".
C'era poco da fare: le sue battute folli e la sua risata trascinante erano irresistibili. Sebbene la sua ironia fosse tuttaltro che sottile non potevo fare a meno di ridere. Il pomeriggio in sua compagnia passò in un attimo. Com'era tipico dei suoi modi di fare, Teresa ad un certo punto interruppe la nostra lunga chiacchierata con un "Tu non hai fame?" usando il tono di voce di un buffo personaggio della pubblicità.
La portai in una trattoria dove ero sicuro che cibo e vino sarebbero abbondati. Passammo la serata a ridere e bere...io più a ridere e lei più a bere! Evitai di vuotare il mio bicchiere con la scusa del ridere e mi curai di mantenere il suo bicchiere sempre pieno; sapendo com'era fatta mia cugina, saremmo finiti per passare la serata insieme in quel B&B e volevo essere sicuro che il vino riuscisse a stenderla. Volevo addormentarmi tranquillo e non avere sorprese al mio risveglio. Teresa infatti era molto pericolosa in materia di scherzi nei confronti di chi sta dormendo; più di una volta al mio risveglio mi ero ritrovato ora senza sopracciglia, ora senza un ciuffo di capelli e poi ancora con dei grossi nèi fatti di vernice per scarpe o con un vistoso pizzetto rosso sul mento di vernice acrilica... Sebbene Teresa fosse cresciuta, la paura che potesse tornare a colpire durante la notte mi fece optare per quella strategia che sembrò vincente.
Usciti dal locale dovetti reggere Teresa fino al B&B. Le sue gambe la accompagnavano a fatica ma la sua voglia di ridere e scherzare non era affatto svanita.
"E così mi hai fatto ubriacare, eh? Adesso che farai...mi porterai in camera e mi violenterai? PORCO!!"
- le sue parole sarebbero state divertenti se non fosse stato per i passanti che ci guardavano preoccupati.
"Mi disonorerai! La tua cugina illibata e vergine verrà violata dal tuo uccello annodato e il mio fidanzato mi ripudierà!" - gridava trascinando le parole e i piedi - "Finirò a vendere il mio corpo per strada come quella signora lì"
Il livello di vergogna provato in quel momento era sicuramente più sopportabile di quello degli scherzi di cui Teresa era capace: non era "illibata" ne tantomeno vergine la mia cuginetta e la povera passante che lei si ostinava ad additare come donna di facili costumi era tuttaltro che una prostituta. Riuscimmo ad arrivare al B&B senza che la polizia intervenisse per sventare quello che per Teresa era "un incestuoso tentativo di stupro".
Saliti in camera la adagiai sul letto e appena la sua testa sfiorò il cuscino Teresa cadde in un sonno profondo. Nel frattempo si erano fatte le due del mattino; con Teresa addormentata ma completamente ubriaca non me la sentii di ritornare a casa. Decisi di rimanere lì con lei e intervenire casomai l'alcol l'avesse fatta vomitare. Dopo essermi tolto i vestiti ed essere rimasto in mutande mi coricai accanto a lei cercando di non svegliarla: nel lettone matrimoniale della sua camera c'era abbastanza spazio per entrambi.
"Ho caldo cugì..." - mi sussurrò appena mi sentì accanto - "...sono completamente ubriaca...aiutami a spogliarmi..."
La aiutai a toglierle le scarpe per poi passare alla gonna, al maglioncino e alla maglietta. Teresa nel frattempo assecondava i miei movimenti canticchiando la marcia nuziale: la follia non riusciva ad abbandonarla nemmeno nel dormiveglia. Le lasciai addosso reggiseno, mutandine e le raffinate autoreggenti coordinate che aveva deciso di indossare quel giorno. Rimasi a guardarla riflettendo su come fosse diventata bella con il passare degli anni: non era più la folle ragazzina, compagna di malefatte, ma una donna con un corpo dalle curve pericolose. Rimasi perplesso nell'osservare il suo abbigliamento intimo: conoscendo i suoi modi e il suo carattere non era da lei quello stile così sexy ricco di pizzi e trasparenze. Oltre a stonare con il suo stile, era strano visto che si trovava in città per ragioni burocratiche e non per sedurre qualcuno.
"Smettila di violentarmi con lo sguardo, brutto porco!" - biascicò scuotendomi dai miei pensieri - "...o ti metti a nanna o sleghi il nodo all'uccello che ha fatto tua moglie e decidi di abusare del mio virgineo corpo...deciditi!"
Non potetti fare a meno di ridere: anche da ubriaca Teresa continuava a essere un terremoto. Tornai a stendermi accanto a lei sperando che riprendesse a dormire: le volevo troppo bene per poter approfittare di lei soprattutto in quello stato.
"Frocio! Ti ritrovi tra le mani questa figa spaziale che si è messa in tiro per te e..." - mi sussurrò prima di iniziare a russare, vinta finalmente dalla stanchezza e dall'alcol.
Mi addormentai sorridendo, pensando di poter passare la notte accanto a lei senza sorprese al risveglio. Ma, come al solito, quando si trattava di mia cugina, avevo fatto i conti senza l'oste. Teresa si risvegliò prima di me e decise de mettere in atto uno dei suoi piani diabolici: usando delle forbicine che aveva nella borsetta tagliò lentamente la stoffa delle mie mutande, prese poi la crema depilatoria che teneva in valigia e cominciò a fare piazza pulita dei peli che avevo sul pube, sul mio sesso e sui testicoli. Infine con un pennarello nero disegnò la faccia di un elefante la cui proboscide era appunto il mio attributo. Soddisfatta del lavoro prese il cellulare per immortalare il risultato.
Dopo un paio di scatti ebbe l'infelice idea di voler immortalare l'elefante con la proboscide dritta; iniziò a carezzarmi delicatamente il sesso usando la saliva per lubrificare il contatto delle dita con la mia pelle. Dopo qualche minuto di delicato massaggio ottenne l'erezione desiderata: il mio sesso duro con un glande lucido e pulsante la puntava minacciosa. Prese il telefono e, dopo un paio di scatti, tornò a fissare il mio sesso eretto per decidere cos'altro combinare. Probabilmente la cosa più sensata da fare sarebbe stata svegliarmi di soprassalto e iniziare a deridermi ma...inspiegabilmente quella follia giocosa che era il suo marchio di fabbrica di colpo sparì.
Teresa iniziò a fissare la mia erezione ricordando quanto aveva appena fatto con le mani sul mio sesso. Arrossì mentre con le dita tornò a toccare la consistenza del mio sesso. Il semplice tocco diventò un leggero massaggio. Ipnotizzata dai suoi stessi movimenti Teresa era rimasta a fissare il mio sesso turgido. Si abbassò lentamente su di me, decisa a sfiorare con le sue labbra il mio glande.
Il punto di non ritorno era ormai superato: dopo piccoli e delicati baci Teresa spalancò la bocca facendo scorrere il mio sesso tra le sue labbra.
Fu così che mi risvegliai, scosso da piacevoli brividi lungo tutto il corpo e la vista di mia cugina Teresa intenta muovere la testa su e giù sul mio sesso in piena erezione.
"Teresa che stai..." - tentai di dire mentre le sensazioni di piacere si facevano sempre più intense.
Teresa aveva realizzato che ero ormai sveglio e, abbandonato il mio sesso, in pochi istanti si mosse sopra di me raggiungendo rapidamente la mia bocca con la sua. Fu un bacio intenso e pieno di passione: la sua lingua mi guizzò dentro la bocca alla ricerca della mia. Incapace di qualsiasi reazione mi lasciai trascinare nel vortice lussurioso che Teresa stessa aveva iniziato. Le sue mani si infilarono rapidamente tra il suo corpo e il mio alla ricerca del mio sesso eretto. Poi, aiutandosi con rapidi e sinuosi movimenti del bacino scostò con le mani la stoffa delle sue mutandine e mi guidò dentro di sé.
Un piacevole tepore, paragonabile a quello della sua bocca al mio risveglio, avvolse il mio sesso scuotendo di piacere il mio corpo. Tentai di gemere ma avendo la bocca incollata alla sua uscì fuori un lungo mugolio. Teresa era ormai un fiume in piena, scatenata sul mio corpo, completamente fradicia e calda tra le gambe, iniziò a muoversi freneticamente su di me continuando a baciarmi con passione. Interruppe il bacio un attimo prima che l'orgasmo la travolgesse, affondando le unghie sulla pelle del mio petto e iniziando a gemere. I muscoli della sua vagina iniziarono a contrarsi ritmicamente attorno al mio sesso intensificando ulteriormente le sensazioni di piacere che stavo provando. Capitolai definitivamente di fronte a tanto piacere: afferrai il suo sedere e spinsi con forza il mio sesso dentro di lei iniziando a gemere e a liberare il mio piacere, incurante del fatto che avrei potuto metterla incinta. Volevo venirle dentro, volevo coronare quel folle amplesso con un orgasmo altrettanto folle, volevo liberare il mio piacere dentro di lei.
Rimasi con il mio sesso piantato fermamente dentro finché gli spasmi del mio orgasmo cominciarono a scemare. Teresa nel frattempo continuò a gemere, travolta da una sorta di orgasmo nell'orgasmo sentendo che le stavo venendo dentro. Si afflosciò di colpo su di me come se le ultime ondate di piacere che aveva provato le avessero tolto ogni forza. Poggiò il viso sul mio petto continuando ad ansimare come un treno a vapore in piena corsa. E così mentre piccole goccioline di saliva si staccavano lentamente dalla sua bocca per colare sul mio petto sentivo le gocce di sperma uscire dalla sua vagina, farsi strada tra le pieghe della sua pelle e il mio sesso ormai moscio e gocciolare lentamente sul mio pube.
Uno scherzo finito male? Un'attrazione fisica negata per anni? Un amore che improvvisamente perde la sua innocenza e acquista un significato più adulto e profondo? Queste e mille altre domande cominciarono a girare per la mia mente mentre ansimavo all'unisono con Teresa. Ci pensò lei a spazzare via ogni pensiero, afferrando il suo telefono e visualizzando sullo schermo la foto del mio elefante con la proboscide minacciosa.
"Che ne dici se lo mando a quella frigida di tua moglie scrivendole di essere riuscita a sciogliere il nodo che con tanta dedizione aveva fatto al tuo pisello?" - disse ridendo.
"So che ne sei capace...ma ti prego, non farlo!" - le risposi raggiungendo con la mano quella che stava tenendo il suo smartphone.
Sapevo che avrei dovuto fare qualcosa e anche in fretta per farla desistere da quel folle intento. L'unica cosa che mi venne in mente in quel momento fu di baciarla. La baciai con la stessa passione che aveva usato con me quando si era posizionata sul mio corpo, afferrandole il viso con entrambe le mani e andandole a carezzare con i polpastrelli la nuca appena sopra l'attaccamento dei suoi capelli.
Travolta e disorietata da quelle piacevoli sensazioni Teresa lasciò andare il telefono che scivolò a terra...
"Accidenti...ne abbiamo di materiale arretrato qui..." - esclamò mentre la disarcionavo e mi posizionavo sopra di lei.
Cominciai allora a far scorrere le mie mani sulla sua pelle mentre con la bocca, dopo l'ennesimo bacio appassionato cominciai a guadagnare la via verso il suo seno. Un lungo 'ohh' si liberò dalla sua bocca quando le mie labbra, scostata la stoffa del reggiseno, raggiunsero uno dei suoi capezzoli. Le sue mani si infilarono tra i miei capelli iniziandomi a carezzare e a guidare nell'esplorazione del suo corpo.
"...ci sai fare cuginetto..." - riuscì a sussurrarmi prima che i miei denti iniziassero a torturare il suo capezzolo.
Gemette con forza in preda a ondate di piacere crescenti mentre con i polpastrelli superavo la stoffa del reggiseno e iniziavo a torturarle anche l'altro capezzolo.
"...ma quella frigida di tua moglie lo sa che sei capace di fare queste cose?" - sussurrò ansimando eccitata.
Presi le sue parole come una provocazione per spingermi a fare di più: iniziai a scendere con la testa verso le sue gambe tracciando con la lingua una scia di saliva sulla sua pelle. Man mano mi avvicinavo al suo sesso il suo respiro si faceva sempre più corto e concitato.
"...o cazz!" - ebbe il tempo di esclamare quando la mia lingua entrò in contatto con il suo clitoride.
Deciso a farla venire nel più breve tempo possibile usai entrambe le mani per torturare i suoi seni e, dopo aver gustato il suo nettare mescolato al mio sperma leccandolo tra le pieghe della sua pelle sferrai l'assalto finale con la lingua al suo clitoride eretto e pulsante. In pochi attimi Teresa si arrese al piacere gemendo, contraendo le sue mani sulla mia testa e spingendo con forza il suo pube contro la mia bocca. Che spettacolo sentire la sua melodiosa voce rotta dal piacere! Le urla della ragazzina mattacchiona erano diventate gemiti di una vogliosa donna adulta. Lasciai Teresa senza fiato. Cercai di controllare la mia folle voglia di possederla subito, aspettando che si riprendesse. Mi mossi lentamente con il viso verso la sua bocca posizionando il mio sesso sul suo pube. Iniziai a darle dei baci leggeri sulle guance iniziando a coccolarla carezzandole i capelli.
"...sei più diabolico di me, lo sai?" - mi disse dopo essersi ripresa.
Mi bloccai a guardarla con espressione interrogativa.
"Sapevo che sarei finita a letto con te ubriaca fradicia, che lo avresti fatto per impedirmi di farti scherzi nel sonno...avevo indossato questa roba sexy perché pensavo di eccitarti e farti capitolare...la cuginetta ubriaca e in abbigliamento provocante...e invece..." - mi guardò sorridente - "...invece sei stato tu e il tuo elefantino a farmi capitolare..."
Mi fissò con espressione seria:" Lo capisci che se mi coccoli così dopo avermi fatta godere io non mi posso sposare?"
Le sue parole mi lasciavano interdetto: spesso Teresa suoleva recitare per preparare un nuovo scherzo. Decisi di non dare peso alle sue parole e tornare a concentrarmi sulle coccole. Teresa mugolò di piacere.
"...oh cuginetto..." - sospirò ad un certo punto.
Semaforo verde per la mia voglia di possederla: con un rapido movimento del bacino sincronizzato con le mie mani la penetrai. Non le diedi tempo di articolare altre parole. Iniziai a muovermi dentro di lei tappandole la bocca con un lungo bacio appassionato. Passarono pochi istanti prima di sentire Teresa abbandonarsi completamente al piacere: le sue mani cominciarono a carezzare la mia schiena mentre il suo bacino cominciò a muoversi per assecondare i miei colpi. Presa da una smania sempre più incontrollata riuscì a divincolarsi dal mio bacio per poter gemere liberamente. Le sue mani si bloccarono sulle mie spalle per consentire alle sue unghie di affondare nella carne, portò i talloni sulle mie natiche e si preparò all'ennesimo orgasmo. La sentii inarcare la schiena, tentò spingere all'indietro la testa per liberare un gemito che però le rimase soffocato in gola. Spasmi intensi cominciarono ad agitare il suo corpo mentre i muscoli della sua vagina tornarono a contrarsi sul mio sesso mungendomi piacevolmente. Sebbene non riuscisse ad articolare una parola, con gli occhi socchiusi ed in piena estasi, Teresa mi parlava con il suo corpo e mi chiedeva di venirle nuovamente dentro. Dei 'sì' pronunciati con un filo di voce accompagnarono gli ultimi colpi che riuscii a darle prima di venire sopraffatto dal piacere. Ancora una volta liberavo dentro de lei il mio piacere, gemendole sul collo. Privo di forze mi ritrovai a giacere sul suo corpo mentre le sue mani avevano preso a coccolarmi amorevolmente.
Quella mattina su quel letto io e Teresa abbiamo fatto l'amore due volte ancora, consapevoli che probabilmente sarebbe stata anche l'ultima volta: troppo complicato sarebbe stato rompere con i rispettivi partner per iniziare una vita insieme. Mentre accompagnavo Teresa in aeroporto mi lasciai coccolare dalle sue dita tra i miei capelli. Arrivò il momento dei saluti. Dopo avermi buttato le braccia al collo e avermi dato uno dei suoi baci a schiocco mi sussurrò: "lo sai che ho ancora quella tua cremina che mi cola tra le mutande, brutto porco?"
Si staccò da me ridendo al suo solito e allontanandosi velocemente.
Sei mesi dopo io e mia moglie eravamo seduti nel salone dei ricevimenti insieme ad altri centocinquanta invitati a festeggiare il matrimonio di mia cugina Teresa con il suo ragazzo di sempre. Il suo pancione spiccava sull'abito da sposa e tutti gli invitati si andavano complimentando con lei e con il marito per il futuro nascituro. Quando fu il turno mio e di mia moglie per far loro gli auguri Teresa si avvicinò e senza darci tempo di aprire bocca chiese a mia moglie: "allora, quand'è che gli fai fare un figlio al mio cuginone?"
Mia moglie mi guardò smarrita, farfugliando qualcosa di incomprensibile. Ci pensai io ad uscire da quella situazione imbarazzante facendo finta di nulla, abbracciando gli sposi e facendo loro gli auguri. Poi, allontanandosi per andare a salutare gli altri parenti, Teresa si rivolse ancora una volta a mia moglie e ridendo le disse: "non ti preoccupare, ci ho pensato io!"
Mia moglie non capì.
Io invece, dopo essere sbiancato in facca, sì: il bambino che Teresa portava in grembo aveva circa sei mesi.