Puttana

Puttana, un dispregiativo dietro cui si nasconde un essere umano a volte solo, molto solo...


"Ti fermi da me stasera?" - la sua domanda mi aveva lasciato spiazzato.

Non si trattava infatti di una fidanzata, ne di una amante: era una squillo che ero andato a trovare per calmare i miei bollenti spiriti e che,
dopo avermi soddisfatto, mi aveva fatto quella singolare proposta.

"...per cena ho pollo e patate a forno, prosecco da bere e budino al cioccolato per dessert..." - aveva aggiunto andando verso il bagno a lavarsi.

Rimasto solo, seduto sul letto, cominciai a ragionare su quella strana proposta.

La prima ipotesi che avevo fatto, da malfidato quale ero, era quella di un tentativo di raggiro: sebbene non fosse la prima volta che andassi da lei
poteva aver architettato un modo per drogarmi durante la cena per rubarmi tutto e, magari con l'aiuto di qualcuno, buttarmi mezzo intontito per strada.
La storia poteva andar bene come trama di un film ma nella realtà rischiare una denuncia e aver problemi con la giustizia per lei avrebbe significato perdere "il lavoro".

Pensai allora ad una seconda ipotesi: una donna sola che cerca compagnia, o il tentativo di fare amicizia andando oltre quello che potremmo chiamare "rapporto professionale".
Questa ipotesi portò la mia mente a chiedersi "Può esistere amicizia tra una prostituta e un cliente?" con la stessa valenza con cui il mondo da una vita
si continua a chiedere "Può esistere amicizia tra uomo e donna?"

"Allora?" - aveva chiesto uscendo dal bagno completamente nuda, con i capelli raccolti in una asciugamano, avvicinandosi in modo lento e sensuale a me.

Dopo aver avvicinato il viso al mio e avermi carezzato una guancia, aveva schioccato un bacio sulle labbra.
"...nessuna fregatura. Mi sento tanto sola. Vorrei che rimanessi da me stasera...possiamo giocare ai fidanzatini, guardare la tv...quello che ti va..."

Decisi di rompere ogni indugio: "Ok" - le avevo risposto.
"Perfetto!" - uno splendido sorriso aveva illuminato il suo volto - "Vado a preparare. Nel frattempo puoi farti una doccia oppure venire di là in cucina"
"Doccia." - risposi laconico.

Schioccò un secondo bacio sulle mie labbra prima girarsi e andare a preparare in cucina...senza indossare nulla!
La avevo seguita con lo sguardo, soffermandomi spesso sul suo bel sedere tonico, fino a quando non era sparita dalla mia vista.
Scossi la testa, come per risvegliarmi da quella sorta di torpore che il movimento del suo sedere aveva generato nella mia mente.
Mi alzai e mi infilai di fretta in bagno.
Non ricordo quanto tempo sia rimasto immobile sotto al getto dell'acqua tiepida.
Ricordo solo che, uscito dal bagno, il profumo che aveva invaso la casa sembrasse annunciare che la cena era pronta.
E così era.
Entrato in cucina, trovai la tavola imbandita e lei che si apprestava a poggiare la teglia bollente al centro.

"Oh...eccoti qua!" - aveva esclamato sorridendo.

Venni improvvisamente travolto da quello strano imbarazzo, mischiato a un milione di interrogativi, che era andato via appena ero entrato in bagno.
Lei se ne era accorta. Accese la tv e si sedette a tavola senza aggiungere altro.
Cenammo in silenzio, concentrando la nostra attenzione tra la tv e il cibo.
Dopo aver terminato anche il dolce si era alzata, andandosi a sedere sul divano.

"Vieni qui" - mi disse dando dei piccoli buffetti al posto vuoto sul divano accanto a lei.

Muovendomi in modo un po' goffo mi ero seduto accanto a lei, cercando di non incrociare il suo sguardo.
Rimanemmo a fissare la tv per un tempo che non saprei quantificare. Ricordo solo che mentre eravamo lì immobili, mi chiedevo se davvero avesse bisogno della mia compagnia.
Goffo, impacciato e di poche parole, pensavo che presto si sarebbe stufata della mia presenza e mi avrebbe liquidato con un "forse è meglio che vai".

Ma non andò così.
Ad un certo punto decise di buttarsi su di me, sedendosi tra le mie gambe e facendo aderire la sua schiena al mio petto.
Prese poi le mie mani con le sue e mi sussurrò: "Abbracciami"

Che stavo facendo? Che stava cercando di fare? Cosa voleva da me?
Insomma...una con un mestiere come il suo di "amici" più attraenti, simpatici e interessanti di me ne avrebbe potuto trovare senza problemi.
Perchè aveva scelto proprio me?
Forse sarebbe stato il momento giusto per chiederglielo, probabilmente rovinando quella strana atmosfera che si era creata.
Decisi di stringerla a me senza pensarci su. Rispose a quel gesto con un mugolio soddisfatto.
Il suo odore si insinuò lentamente nelle mie narici, insieme al desiderio di baciarla.
Ancora una volta, senza pensarci su ma abbandonadomi all'istinto, avvicinai la bocca al suo collo e le diedi un bacio leggero.

Non reagì.
Feci seguire allora un secondo bacio e poi un terzo.
Continuò a rimanere immobile. Mi chiesi allora se quanto stessi facendo avesse un senso: mi stava semplicemente assecondando per evitare che andassi via?
Forse sarebbe stato meglio tornare a guardare la tv e attendere passivamente il momento in cui mi chiedesse di sparire.
 
"Perchè ti sei fermato?" - mi chiese con un filo di voce, lasciandomi sorpreso.
"Pensavo che..." - avevo iniziato a dire balbettando
"Mi piaceva, continua" - mi interruppe perentoria

Tornai a baciarle il collo; piccoli leggeri baci che avevo messo in una fila ordinata che partiva dall'orecchio e scendeva giù fino alla spalla, per poi ritornare indietro.
Interruppi l'abbraccio per mettere una delle mie mani sulla sua nuca, esattamente lì, dove la pelle cede il passo all'attaccatura dei capelli.
Iniziai a disegnare dei piccoli cerchi con i polpastrelli, sicuro che quel trattamento le sarebbe piaciuto tanto quanto i baci sul collo.
Non mi sbagliavo.
Lei aveva chiuso gli occhi, schiudendo leggermente la bocca.

"Mmmmm....dovrei invitarti più spesso a cena..." - sussurrò, in estasi completa.

Continuai a baciarla e carezzarla con delicatezza finchè lei prendendo la mia mano libera se la portò al seno.
Il capezzolo che sfiorai era duro al tatto: era eccitata.
Il fatto che non stesse fingendo "per lavoro" mi eccitò a dismisura.

Decise di girare la testa verso di me, come a cercare la mia bocca.
Continuai a baciarla spostandomi lentamente sulla guancia, sulla mascella e infine il mento.
Mosse il capo verso il basso così che la sua bocca potesse infine incotrare la mia.
Iniziammo a baciarci con dolcezza, facendo schioccare in modo ritmato le labbra.

Mi staccai da lei per capire cosa fare a quel punto.
Mi guardò con espressione interrogativa mentre, lentamente, mi ero divincolato dal peso del suo corpo per alzarmi.
La presi in braccio, sollevandola e stringendola a me.
Lei, dopo avermi buttato le braccia al collo si lasciò portare in camera da letto.

Saremmo finiti tra quelle lenzuola dove qualche ora prima avevamo scopato.
Questa volta però mi avrebbe fatto l'amore e io avrei fatto l'amore a lei; un concetto abbastanza complicato da spiegare con le parole.
I miei e i suoi gesti erano carichi di una tensione erotica molto diversa.
Mi guidò lentamente all'apice del piacere spiegandomi cosa fare per farla godere insieme a me.

Si mise cavalcioni su di me, facendo in modo che durante la penetrazione il suo pube strofinasse in modo deciso contro il mio.
Mi chiese poi di succhiarle e morderle i capezzoli mentre lei dava il ritmo giusto a quell'amplesso.

Venne.
Strinse la mia testa tra le sue mani inarcando la schiena e porgendomi il seno come a chiedermi di insistere in quella che per lei era una piacevole tortura.
Lasciò che il mio sesso la penetrasse a fondo, che la sua carne aderisse alla mia senza la protezione del preservativo.
Fece in modo che anche io perdessi il controllo, accompagnandola nel cammino verso le vette del piacere.

Venni.
Le venni dentro mentre lei con un sorriso soddisfatto e le mani tra i miei capelli godeva nel leggere il piacere sul mio volto.

Rimase immobile con il mio sesso piantato dentro di lei finchè le forze riuscirono a tenermi dritto.
Dopo avermi lasciato sdraiare sul letto, si spostò di fianco e poggiò la testa sul mio petto.
Presi nuovamente ad accarezzarle i capelli e a coccolarla come se fosse stata la mia ragazza.

Adesso che avevamo fatto l'amore cosa eravamo e cosa sarebbe accaduto?
Avrei dovuto continuare a frequentarla da prostituta? Saremmo diventati una sorta di scopamici?
Ero confuso. Tanto.
Malgrado ciò la mia mano, quasi dotata di vita propria, continuava imperterrita a carezzarle i capelli e a coccolarla.

"Passeresti la notte con me?" - questa volta la domanda suonava quasi scontata.

Bloccai la mano tra i suoi capelli: volevo che la risposta non fosse altrettanto scontata, volevo che desse qualche risposta ai miei interrogativi.
Si girò a fissarmi negli occhi.
"Ti ho chiesto di rimanere perchè..." - prese un respiro, con l'espressione di chi ha intenzione di essere sincera a tutti i costi - "...perchè tra i tanti che vengono da me,
hai un modo diverso di farlo. A letto sei...diverso. Sei più dolce...non mi usi come fanno gli altri, sei...gentile...insomma...".
Chiuse gli occhi un istante prima di continuare.
"Sono stata davvero bene questa sera...ero sicura che se fossi riuscita a farti dimenticare chi sei e chi sono mi avresti coccolata...e così è andata..."
Una lacrima improvvisamente rigò il suo volto: "Domattina tornerò ad essere una puttana, è una condizione a cui non posso rinunciare per poter tirare avanti ma...
...ma questa stasera, stanotte...se vuoi...posso essere tutto quello che desideri"

Volsi lo sguardo verso il comodino per capire che ora era.
"Vestiti." - le dissi alzandomi
Rimase interdetta da quella mia richiesta.
"Hai detto che puoi essere tutto quello che desidero, giusto?" - le chiesi mentre cercavo i miei vestiti - "Bene, desidero uscire di qui, desidero andare a fare una passeggiata...con te".

(Continua?) 

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