Prima di tre parti di un racconto che parla del difficile rapporto tra il protagonista e la sua futura cognata.
Legato al letto come un salame, nudo come un verme e con la bocca tappata. Potrebbe essere una eccitante scena sadomaso, se non fosse che nella stanza nessuno sta godendo nel farmi questo e tantomeno sta piacendo a me. Se avessi saputo che sarebbe andata a finire così probabilmente non avrei accettato di seguirla. Lei si chiama Deb ed è mia cognata.
Tutto è iniziato quando mio fratello Max l'ha conosciuta: Deb era una meravigliosa biondina dagli occhi azzurri che lo aveva completamente stregato. Ok, sto esagerando: mio fratello non è un citrullo, ha sudato sette camicie per attrarre l'attenzione di Deb e farla innamorare. Ma nella coppia c'è sempre chi prevale sull'altro e da questo punto di vista ho visto sempre Max succube delle decisioni prese da Deb.
Dopo il classico periodo di fidanzamento e di uscite con gli amici arrivò il fatidico giorno in cui decisero di sposarsi. Si presentarono a casa dei miei per comunicare la notizia e parlare del loro futuro, mentre io mi trovavo in garage ad armeggiare con il motorino. Al mio rientro in casa, Deb si alzò dal divano per venirmi incontro con un gran sorriso. Mi abbracciò calorosamente, dandomi un sonoro bacio sulla guancia come se fossi un qualche suo parente che non vedeva da chissà quanto tempo.
Rimasi a guardarla meravigliato: non era da lei quel modo di fare così espansivo nei miei confronti, almeno non lo era stato fino ad allora e, a dirla tutta, non nascondo che ricevere un tale trattamento da una donna così bella come Deb mi aveva messo abbastanza a disagio.
"Che...succede Deb?" - balbettai sorpreso.
"Succede che tua cognata ti sta salutando!" - rispose prontamente mia madre prima che Deb potesse dire qualcosa - "Tuo fratello si sposa, non hai sentito?"
"Ah, e con chi?" - risposi completamente disorientato.
Vi lascio immaginare le risate che seguirono e la serata che passai a essere preso per il culo da tutti.
Da quel giorno, con la scusa dei preparativi per il matrimonio, Deb cominciò a torturarmi: quasi ogni giorno passava dall'officina di papà, dove lavoro, chiedendo a mio padre se mi poteva 'sequestrare' per aiutarla nelle sue faccende. Ovviamente papà mi obbligava a mollare tutto e a seguirla: per lui le esigenze della sua futura nuora venivano prima di ogni cosa, anche prima della vita privata. E così Deb mi trascinava in giro per la città, spesso anche in compagnia delle sue odiosissime e petulanti amiche. C'era da cercare l'appartamento perfetto per i novelli sposi, la lista di nozze perfetta, i mobili perfetti (per una casa immaginaria), e poi ancora l'appuntamento con la sarta, il gruppo musicale, il fioraio e altre mille cose che avrei lasciato volentieri a mio fratello Max, se non fosse che lui era impegnato con il suo complicatissimo lavoro di impiegato delle poste.
Non vi dico le scenate della mia ragazza che mi accusava di essere assente e, quando stavamo insieme, di parlare sempre e solo di Deb. Inutile convincerla che ero vittima della mia famiglia e che davvero non vedevo l'ora di vederla sposata con Max, inutile spiegarle l'inferno che vivevo per colpa dei capricci di Deb: il salone troppo piccolo, la cucina troppo grande, la fantasia del servizio di piatti troppo banale, i fiori troppo poco fiori e una sfilza di cose capaci di mandare in bestia quasiasi uomo, soprattutto quando lei e le sue amiche cominciavano a guardarmi come un marziano solo per aver espresso un'opinione diversa dalle loro. Il peggio arrivò con la scelta dell'abito da sposa e della lingerie che Deb avrebbe indossato la prima notte di nozze. Speravo che si affidasse alle amiche, a mia madre o magari alla sua. E invece no. Deb, a sorpresa, o forse meglio dire "a tradimento", mi trascinò all'atelier mettendomi di fronte al fatto compiuto: "Mi aiuterai a scegliere quello che metterò il giorno del matrimonio e...quello che mostrerò la notte"
"Deb! Tu sei più fuori dei balconi dei palazzi di via Roma! Ma che ti salta in mente?!?" - le urlai disperato - "Non sta bene! Non posso fare una cosa del genere, mi mette a disagio!"
Provai a convincerla del fatto che fossi la persona meno indicata per quel tipo di cose, che avrebbe dovuto chiedere a sua madre o alle sue amiche. Mi rispose senza mezzi termini che quel giorno e soprattutto quella notte sarebbe dovuta piacere ad un uomo, al suo uomo, e che pertanto aveva bisogno del parere di un maschio. Ma non era tutto: secondo lei avrei dovuto pure ringraziarla perché non si era portata dietro amiche, genitori e suoceri che avrebbero potuto prendermi in giro per l'imbarazzo che sicuramente avrei provato. Almeno su questo aveva ragione: vederla girare seminuda davanti a me era l'ultima cosa che volevo.
Passammo mezz'ora a discutere animatamente; di fronte alla fermezza di Deb provai anche a telefonare a Max nel disperato tentativo di trovare qualcuno che mi desse ragione. Venni liquidato da mio fratello con un secco "lo devi fare".
E così, paonazzo in volto, con la gola secca e i pantaloni gonfi, dovetti sorbirmi 4 ore di prove di abito, costretto a vederla più volte semisvestita. Non vi dico poi il supplizio della lingerie. Sentivo il pisello scoppiarmi nelle mutande mentre Deb con un sorrisino diabolico continuava a chiedermi se era meglio il corpetto bianco piuttosto che il reggiseno semitrasparente con reggicalze abbinato. Tra le gambe avevo un'erezione così potente da essere costretto a volte a piegarmi in due per il dolore.
Tornati a casa, corsi in camera mia a sfogarmi, mentre Deb, andata in cucina per salutare mamma, fu invitata a fermarsi per pranzo.
Iniziai a segarmi senza preoccuparmi di chiudere a chiave la porta; a casa mia è infatti buona abitudine bussare e attendere prima di entrare. A quanto pare non a casa di Deb che, con la scusa di sincerarsi che stessi bene, aprì di colpo la porta proprio nell'istante in cui, seduto sul letto, iniziai a venire. Avrei preferito un infarto fulminante o che la terra si aprisse sotto ai miei piedi e mi ingurgitasse piuttosto che vivere quella scena penosa: cominciai a schizzare davanti ai suoi occhi incapace di fermarmi. "Deb! Ma che cazz..." - fu l'unica cosa che riuscii a dire mentre gli schizzi di sperma finivano dappertutto.
Mi lasciai cadere sul materasso privo di forze. Chiusi gli occhi. Non riuscivo a credere a quello che era appena accaduto: avevo sborrato sotto gli occhi della mia futura cognata che, dopo aver assistito a quell'indecente spettacolo, senza dire nulla era andata via lasciandomi da solo con la mia vergogna. Pulìi nel migliore dei modi il disastro che avevo combinato e, preso coraggio, raggiunsi i miei e Deb in cucina per pranzare.
Qualcosa era cambiato in lei.
"Deb, cara, non ti senti bene?" - le chiese mia madre, accortasi del colore paonazzo del suo viso
"No, tutto bene, signora..." - rispose - "...probabilmente un po' di stanchezza..."
Per la prima volta leggevo sul suo volto il disagio: lo sguardo fisso sul piatto, il volto rosso e il tono imbarazzato furono una sua costante per tutto il pranzo. Mia madre, preoccupata, cominciò a sospettare che fosse accaduto qualcosa tra me e lei. E siccome il combinaguai in famiglia ero sempre io, mi prese da una parte e senza mezzi termini mi disse che se Deb fosse uscita di casa senza che io mi fossi scusato con lei sarei stato un uomo morto.
Dopo il dessert e dopo essere stato fulminato per l'ennesima volta dallo sguardo assassino di mia madre, chiesi a Deb se mi poteva seguire in camera per parlare.
"Cer...certo" - rispose balbettando e rischiando di strozzarsi con l'ultimo boccone di torta.
Mi alzai e mi diressi in camera mia, sicuro che mi avrebbe presto raggiunto. Camminai nervosamente nella stanza cercando di trovare le parole giuste da dirle. Non ce ne fu bisogno.
Mi ritrovai di colpo faccia a faccia con lei: "Perdonami..." - mi disse espressione seria - "...non ho capito quanto fosse stato difficile per te finché...beh, finché ti ho visto..."
Il suo viso tornò ad arrossarsi.
"...sborrare come la fontana della piazza!" - aggiunsi senza pensare a quello che mi era appena uscito di bocca.
Un piccolo sorriso le si disegnò sul viso. Pian piano iniziò a ridere e io con lei. Una risata sempre più forte e trascinante che poco a poco ci fece accasciare a terra. Ridemmo come se non ci fosse un domani esorcizzando quanto era accaduto quella mattina. Ci volle un po' di tempo per poterci riprendere da tutte quelle risate a cui si erano aggiunte quelle della confessione di Deb che stava per farsi la pipì addosso.
Con ancora le lacrime agli occhi, mi abbracciò forte dicendomi: "Sei un bravo ragazzo. Mi dispiace aver approfittato di te. Pensavo potesse farti piacere aiutarmi...probabilmente i tuoi hanno enfatizzato troppo sulla tua disponibilità....e poi...mi sono fatta prendere la mano e ho esagerato io...senza pensare che sei un uomo e che vedermi svestita poteva essere troppo"
Concluse la frase con un bacio sulla guancia. Mi sembrò un bacio più intenso del solito...probabilmente si trattava di una mia suggestione. Mi tenne stretto per un tempo che mi sembrò eterno, dicendomi "ti voglio bene".
"Ok Deb..." - le risposi cercando di tranquillizzarla - "...adesso conosci bene i miei limiti".
Mi diede un altro bacio sulla guancia, lungo, dolce, facendomi sentire chiaramente la morbidezza delle sue labbra.
Infine ci rialzammo. Lentamente l'accompagnai verso la porta di casa dove mia madre l'aspettava per congedarsi da lei. Dopo che uscì partì l'improvviso e violento cazziatone di mia madre: "L'hai fatta piangere! Guarda che mi sono accorta delle lacrime agli occhi!" - cominciò ad urlare e a inveire contro di me.
Inutile spiegarle che in camera mia avevamo riso a crepapelle: per punizione venni recluso in camera fino a sera, quando, con il rientro di Max e di mio padre ricevetti una seconda ondata di rimproveri e insulti. Il gran finale fu la violenta lite a telefono con la mia ragazza che avrebbe voluto uscire con me proprio quella sera. Sentìi crollarmi il mondo addosso quando il "vaffanculo" concluse quella telefonata che poteva rappresentare la fine della mia storia con la mia ragazza.
Dormìi poco e male, incapace di realizzare quanto assurda fosse quella situazione. L'indomani papà mi obbligò a rimanere in casa: "Non ti ci voglio in officina finché non hai fatto pace con Deb!"
Ripresi conoscenza non so quanto tempo dopo. Mi ritrovai privo di bavaglio e libero di muovermi. Deb era accanto a me, seduta sul letto, che mi guardava in modo insistente e con l'aria preoccupata. Il mio sedere era completamente bagnato, probabilmente dall'enorme quantità di sperma che avevo schizzato, la schiena dolorante.
"Oddio, Zampillo! Come stai? Come ti senti? Hai bisogno d'acqua? Zucchero? Ma perché l'ho fatto? Sono una stupida! E se soffocavi?" - continuava a ripetere agitata
"Deb! Calmati!" - le dissi chiudendo gli occhi e sorridendo soddisfatto - "Pensa al fatto che mi hai provocato l'orgasmo più intenso della mia vita...qualcosa che probabilmente non proverò mai più"
Si distese accanto a me poggiando la testa accanto alla mia: "Beh...in effetti...mi hai letteralmente inondata...sembrava non finisse più..." - disse, prima di cambiar tono e iniziare di nuovo la dolorosa nenia - "...mi sento in colpa...Zampi io...io non volevo costringerti...fino all'ultimo non sapevo che fare...mi hai detto di no e...questa ossessione di Max di avere un figlio...Zampi, mi sta distruggendo...ho smesso di uscire con le amiche, vivo questo matrimonio come una colpa...ti ho violentato...ma...io non sono così..."
Iniziò a piangere.
La strinsi a me lasciando che si sfogasse.
Cominciai a carezzarle i capelli con dolcezza.
"Mi manca...mi manca la sua dolcezza...è un'eternità che non mi carezza come stai facendo tu..." - continuò singhiozzando.
La baciai sulla bocca. Un bacio tenero, delicato.
"Ma...che fai? ...dovrei farti schifo per quello che ti ho fatto!!" - protestò
"Shhhh" - la zittìi - "...adesso ti violenterò io, così siamo pari!"
Sorrise insieme a me.
Tornai a baciarla. Rispose al mio bacio delicato con altrettanta delicatezza. Cominciai a metterci passione e lei rispose assecondandomi. Dopo averle baciato la bocca, iniziai a spostarmi sulle guance sugli occhi e poi ancora il collo. La baciai dappertutto, facendo scorrere la mia lingua sulla sua pelle...lei rispose allo stesso modo. Finimmo per fare un meraviglioso 69, una gara a chi faceva godere di più l'altro.
Vinsi io: un orgasmo potente scosse il suo corpo impedendole di continuare a darmi piacere. La sentìi gemere e spingere con forza il suo sesso contro la mia bocca, mentre l'addome e le gambe venivano colti da spasmi improvvisi.
Lasciai che si riprendesse prima di distendermi su di lei e penetrarla.
Cominciammo a fare l'amore in un modo che mai avevo fatto prima di allora. Ci baciavamo e ci muovevamo all'unisono. Mi sorpresi nel vedere Deb ancora una volta venire dopo pochi colpi. Affondò di colpo le sue unghie sulle mie spalle, inarcando la schiena e reclinando indietro la testa.
I suoi muscoli vaginali cominciarono a contrarsi e rilassarsi come accaduto poco tempo prima.
Decisi di affondare il mio sesso dentro di lei e godermi quel lussurioso massaggio che in pochi secondi mi spedì al settimo cielo.
Venni, mentre lei, dopo essersi goduta gli ultimi scampoli del suo orgasmo iniziò a tempestarmi il viso di baci.
Mi accasciai su di lei, come un guerriero ferito in battaglia, ansimante, dolorante, ma felice di essere prigioniero del suo corpo.
Deb mi tenne stretto a me, una mano sulla schiena e l'altra tra i capelli.
"Ho sbagliato uomo...Zampi...avrei dovuto sposare te..." - mi sussurrò
Stava per riprendere con quei discorsi ossessivi sugli errori e sulle sue colpe. Cercai rapidamente la sua bocca per tappargliela con un bacio.
"Deb, abbiamo fatto l'amore...il resto non conta!" - le dissi interrompendo il bacio - "...abbiamo fatto l'amore!"
Continuai a ripeterglielo in modo ossessivo mentre cercava di obiettare, finché capì e sorrise.
"Resterai a dormire stasera?" - mi chiese, in preda all'ennesimo attacco di insicurezza.
"Non ti lascerei sola per niente al mondo" - la tranquillizzai
Passammo la notte a coccolarci e amarci. Deb riuscì a veniere altre due volte sotto i colpi incessanti della mia lingua. Si addormentò tra le mie braccia, con un sorriso rilassato che trasudava serenità. Seguirono altri due giorni interi insieme, senza uscire di casa, facendo l'amore più volte durante il giorno.
Tornato a casa raccontai ai miei dell'ossessione di Max di avere un figlio e soprattutto della violenza psicologica a cui aveva sottoposto la loro amata nuora. Quella sera Max, rientrato dalla trasferta, non avrebbe trovato Deb ad aspettarlo a casa ma i miei e i genitori di Deb, anch'essi informati dell'accaduto. La questione avrebbe potuto prendere le vie legali e Max ne sarebbe uscito bastonato per bene, pertanto, dopo essersi sorbito un enorme cazziatone da parte di tutti accettò tutto quello che gli venne imposto. Deb nel frattempo aveva preso l'indispensabile ed era venuta a stare da noi, ufficialmente nella stanza che una volta era di Max, praticamente nella mia stanza. Dormivamo insieme, facendo l'amore prima di addormentarci o appena svegli. Sebbene i miei vedessero Deb uscire la mattina dalla mia camera non facevano storie: avevo salvato la loro amata nuora da Max, orco malvagio, e ritenevano giusto che continuassi a proteggerla e a starle vicino.
La storia tra Max e Deb finì col divorzio, l'arrivo di un meraviglioso bambino di cui io sono il padre e il trasferimento di Deb e del sottoscritto in quella che una volta era la casa di Max e Deb e dove viviamo praticamente come marito e moglie.
Deb ha ritrovato finalmente la serenità perduta, ha smesso da tempo di prendere psicofarmaci e tranquillanti, ha riallacciato i rapporti con le sue amiche con cui spesso esce. Ha scoperto di avere un gran talento nella pittura e passa le giornate a coccolarmi e dipingere quadri.
Proprio qualche giorno fa ha terminato di dipingere la figura di una meravigliosa bambina dai capelli biondi e con gli occhi identici ai miei...me lo ha mostrato accarezzandosi delicatamente la pancia e sorridendo...