Supermercato...

Una cliente esigente, un commesso burbero e un improvviso cambio di situazione gli ingredienti di questo racconto scritto a tempo perso.

Stava sistemando le confezioni di biscotti nella corsia della colazione, accovacciato su di se, quando lei, da dietro, gli si avvicinò e gli rivolse la parola.

"Mi scusi..." - disse a voce alta, assicurandosi di aver attirato la sua attenzione.

Lui, girata la testa, la guardò con sufficienza senza dire nulla, aspettando che continuasse.

Lei indossava una gonna molto corta che lasciava intravedere l'orlo di quelle che dovevano essere due autoreggenti scure e
una camicetta abbastanza trasparente sotto la quale un reggiseno di pizzo nero non lasciava nulla all'immaginazione.
Stava agitando con una mano una confezione di merendine aperta.

"Era l'ultima...ed è rotta...non è che..." - tacque per un istante come impaurita da una possibile reazione violenta di lui.
Poi aggiunse: "...non è potrebbe farmi la cortesia di controllare in magazzino se c'è qualche altra confezione?"

Lui rimase a fissarla con l'aria di preferirebbe essere da un'altra parte.
Lei a questo punto abbozzò un sorriso sforzato, aggiungendo quasi sottovoce: "...per favore."

Lui si alzò di scatto, tornando a guardare in avanti e iniziando a camminare nella direzione opposta a quella da dove lei era venuta.
Senza guardare indietro, alla fine della corsia, girò a destra dirigendosi verso una grossa porta in ferro dotata di grandi maniglioni.
Tese le mani in avanti in modo da spingere i maniglioni e aprire la porta senza perdere l'andatura,
spinse con passo sicuro le porte passando dalla forte luce dei neon dei supermercati, alla penombra di alcune luci di servizio che illuminavano il magazzino.

Percorse alcuni metri tra la merce ancora imballata e impilata sui pallet aspettando il suono delle chiusura delle porte dietro di se.
Quando infine sentì chiudere le porte alle sue spalle si fermò; chiuse gli occhi e inspirò profondamente.
Trattenne il respirò per qualche istante e rimase in attesa, come se sapesse che stava per accadere qualcosa.

Sentì un debole rumore, quasi impercettibile, alle sue spalle.
Riaprì gli occhi e si girò: "Chi le ha detto di seguirmi?" - disse adirato.
Di fronte a lui, davanti alle porte che si erano appena chiuse, la sagoma di una donna.
Nessuno gli rispose.

Tornò sui suoi passi avvicinandosi rapidamente a quella sagoma e arrivato a pochi centimetri da lei senza esitare la prese per i fianchi,
la prese di penso e la spinse contro degli scatoloni che si trovavano alla sua sinistra.
Cercò immediatamente la bocca di quella donna e iniziò a baciarla con passione.
Le loro labbra iniziarono a lottare con foga mentre lei le buttava le braccia al collo.
Ben presto a quella battaglia si aggiunsero anche le loro lingue.
Lei, mugolando, cinse i fianchi di lui con le gambe.
Lui, nel frattempo, iniziò a spingere il suo bacino tra le gambe di lei in modo ritmico, mimando l'amplesso e cercando di farle sentire la consistenza della sua erezione.

Le sue mani scesero poi lentamente dai fianchi fino al sedere di lei; afferrò le sue natiche, la sollevò di qualche centimetro e tornò a bloccarla nuovamente
tra il suo corpo e gli scatoloni.
Usò le mani per raggiungere la patta dei suoi pantaloni e liberò finalmente il suo sesso completamente duro,
la fece scivolare nuovamente verso il basso in modo che il suo bastone di carne potesse godere finalmente del contatto con il corpo della donna.
La penetrò lentamente, muovendo con maestria il bacino: lei non stava indossando le mutandine e la cappella di lui sembrava quasi sapere quale fosse la strada che doveva prendere.
Lei, completamente bagnata ed eccitata, lo accolse dentro di se accompagnando la penetrazione con un mugolio lungo e intenso.
Appena le fu completamente dentro, lei sentì il bisogno di interrompere il bacio e liberare il gemito che covava dentro.
Fu un gemito lungo e carico di piacere.
Non ebbe il tempo di abituarsi alle dimensioni del sesso di lui, quasi immediatamente la cominciò a penetrare con forza facendola sobbalzare ritmicamente.

"La scatola di merendine rotta, eh?" - le sussurrò ad un orecchio quasi con rabbia - "...adesso senti come ti rompo io!"
Lei iniziò a gemere quasi subito, eccitata quelle parole e in balia delle spinte di lui.
I suoi gemiti si trasformaro gradualmente in lussuriosi suoni gutturali sempre più forti.

"Zitta, troia!" - le sussurrò allora - "...se continui a urlare come una puttana ci sentirà tutto il supermercato!"

A questo punto lei, ormai prossima all'orgasmo, cercò con la bocca la spalla di lui e iniziò a morderla con forza nel tentativo di soffocare
quelle che erano diventate autentiche urla di piacere.

Lo strinse a se con forza, con le braccia e le gambe, mentre raggiungeva l'apice del piacere. Sapeva che presto avrebbe perso il controllo del proprio corpo.
Sentì allora un piacevole tepore nel suo ventre accompagnato da gemiti maschili: lui aveva iniziato a venirle dentro, accompagnando con il suo orgasmo quello di lei.

Persero l'equilibrio, finendo rovinosamente al suolo accanto agli scatoloni.
Fu lui a cadere per primo, attutendo con il suo corpo la caduta di lei.

Rimasero immobili a riprendere fiato per un tempo indefinito.

Lei con piacere perverso iniziò a sentir uscire lentamente le gocce di piacere di lui dal suo sesso; stavano sicuramente colando sulla sua gonna impiastricciando
anche i vestiti di lui. Si chiese se fosse il caso di fare qualche cosa per evitare che si macchiassero i vestiti.
Lasciò perdere quel pensiero troppo razionale: fanculo tutto!

Poggiò meglio la testa sul petto di lui chiudendo gli occhi. Aspettò che il respiro di lui si facesse più leggero e regolare.

"Devi smettere di venirmi a trovare al lavoro..." - le sussurrò iniziandole a carezzare i capelli - "...se ci beccano finirò nei guai."

A questo punto lei sollevò la testa e lo baciò sulla bocca: "...dici che mio padre potrebbe incazzarsi se scoprisse che il mio ragazzo ama fottermi come
una puttana qualsiasi nel magazzino di sua proprietà?"

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